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Mille modi di usare l’arte: le rotte turistiche
di Martino Ariano

 

 

Che arte, cultura e turismo siano connessi e fortemente osmotici questo è un dato di fatto.

Il turismo diviene linfa vitale per l’economia di un Paese.

Se poi consideriamo un Paese come l’Italia allora avremmo tutta la materia prima per una vera e propria industria turistica.

Non sto qui ad elencarvi l’enorme mole di beni culturali, paesaggistici eno-gastronomici che possiede il nostro Bel Paese.

Basti ricordare solo che l’Italia possiede la percentuale più alta di Beni Culturali del mondo (60-70%) ed è il 5° Paese più visitato dell’intero pianeta.

Eppure nonostante tutto ciò, il turismo italiano cresce meno rispetto a quello degli altri paesi europei.

Ciò è dovuto forse ad una cattiva gestione della nostra industria turistica, priva di un unico coordinamento o di un’unica regia, o ai tanti tagli e ai pochi investimenti fatti.

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Ovviamente bisogna ricordare che possedere tantissimi beni culturali costa. La gestione, ma soprattutto la salvaguardia, economicamente costano molto.

Ma un’industria non ha solo delle uscite, anzi lavora affinché esse siano superate di gran lunga dalle entrate.

Ma non voglio entrare in merito all’industria italiana ricettiva e culturale, altrimenti non basterebbe un articolo.

Andiamo all’argomento centrale di questo articolo.

Dopo i primi tre articoli sui i “Mille modi di usare l’arte” concludiamo con l’analizzare un altro uso dell’arte.

In questo caso mi soffermo sul fenomeno delle rotte turistiche nei luoghi d’arte.

In particolar modo del più polemico fra tutti, che vede anni ed anni di battaglie, proteste, proposte e che forse vede anche una soluzione: le grandi navi nel bacino di Venezia.

Okay far fluire più turisti possibili in una delle mete italiane più ambite, invidiate e copiate dal mondo, ma tra invitare e invadere ci basta poco.

La Serenissima ha perso il suo tratto serenissimo da un pezzo.

Non basta la sua natura a renderla fragile, ma a ciò si aggiungono gli attacchi continui dei “giganti del mare”, fra tutti le crociere, che hanno come loro meta il bacino di San Marco, il cuore storico, artistico della laguna.

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Vogliamo mettere un’atmosfera romantica, magica, a fior d’acqua che ci regala la città di Venezia, interrotta bruscamente dall’arrivo imponente di una crociera?

Il suo rumore e la sua mole sono un pugno nell’occhio e nello stomaco sia per Venezia e sia per i suoi fruitori.

Ovviamente le proteste sono state disparate e numerose durante gli anni, ma ad alimentarla c’è stata soprattutto un’opera d’arte.

Quella dello Street Artist Banksy.

Durante la 58° Biennale d’Arte di Venezia, nel 2019, un artista di strada monta la propria bancarella e comincia a porre una serie di Vedute, tipiche del Vedutismo Veneziano (alla Canaletto per intenderci), che nell’insieme ci restituivano una grande nave da crociera che incombe sulla Laguna. 

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Un’installazione che fa dell’arte un mezzo di polemica forte, sia politicamente che artisticamente.

Ma, zitti zitti, che forse il 2021 in tal senso è stato risolutivo.

Il Governo Draghi ha decretato finalmente l’allontanamento delle grandi navi dalla laguna di Venezia.

Un decreto legge ad hoc per riorganizzare il traffico marittimo nella laguna mediante un bando per la realizzazione di nuovi punti di attracco fuori dalle acque della laguna di Venezia.

I punti di attracco fuori dalla laguna non saranno riservati alle sole navi da crociera, ma a tutte le navi di grande stazza (superiore a 40.000 tonnellate).

I tempi ovviamente non saranno brevi per tale progetto e ciò prevede un ulteriore blocco ai flussi marittimi nel canale, ma è una mossa che avrà nel futuro un suo riscontro, soprattutto nei riguardi della salvaguardia di un luogo tra i più fragili al mondo.

Momentaneamente, quando il traffico marittimo riprenderà, le grandi navi dovranno attraccare nel Porto Marghera, raggiungibile, non più dal Canale della Giudecca, ma dal Canale dei Petroli.

Un grande respiro di sollievo per i gioielli, già fragili, della laguna di Venezia.

Un enorme passo in avanti per l’arte e la sua fruizione.

L’arte è fragile.

La sua tutela è un dovere umano, ma soprattutto civile.

Okay che la tecnologia può restituisci opere perse, ma perché doverle perdere, per poi investire nel riprodurle, quando potremmo semplicemente tutelarle e vivercele nella loro versione originale?

Okay all’economizzare dell’arte, della cultura e dei luoghi d’arte, anzi essi nascono per essere fruiti, visitati e conosciuti, ma bisogna usare i giusti mezzi e modi per farlo.

Tutelare, Valorizzare, Rispettare e Fruire.

Questi sono le giuste azioni, se viene meno una di queste, viene meno anche l’essenza stessa dell’arte, del bene culturale e soprattutto un pezzo di puzzle della storia dell’Umanità.

VALORIZZARE SIGNIFICA RISPETTARE

 

Madrid, 30 aprile 2022