L’energia non basta risparmiarla, ora bisogna iniziare a produrla: siamo davanti al baratro
L’energia non basta risparmiarla, ora bisogna iniziare a produrla: siamo davanti al baratro
di Ugo Bardi*
Siamo alla bancarotta nazionale. Aumenti di due, tre, anche cinque volte dei prezzi dell’energia: è il fallimento per molte industrie per le quali costa meno caro pagare le penali per le forniture mancate piuttosto che produrre. L’agricoltura non è messa meglio: anche lì c’è bisogno di energia (per non parlare dei costi dei fertilizzanti). Poi c’è la pesca, il trasporto, il turismo, la cultura, e tante altre cose. Niente sopravvive in questa situazione.
Ovviamente, i prezzi stratosferici dell’energia non possono durare per sempre. A un certo punto, si dovranno ben riabbassare e sembra, per fortuna, che stiano rientrando dai massimi di questi giorni. Ma alti prezzi dell’energia sono ormai una caratteristica del nostro tempo. Non è che il petrolio e il gas siano finiti, assolutamente no. E’ che le risorse sono quelle che sono e sfruttare riserve in declino costa sempre più caro. Allo stesso tempo, sul mercato si affacciano consumatori con un potere economico e politico enorme, come la Cina. In questa situazione, i pesci piccoli, come noi, non ce la fanno a competere.
E’ dal tempo della grande crisi del petrolio degli anni ’70 che sappiamo che siamo vulnerabili, ma abbiamo continuato allegramente a dipendere dalle importazioni di combustibili fossili dall’estero: era la strada facile. Ma ci stava portando verso un precipizio e adesso ce l’abbiamo davanti.
Allora, cosa possiamo fare? A breve termine, c’è ancora spazio per una maggiore efficienza nell’isolamento termico degli edifici e per tante altre cose. Ma tenete conto che l’industria italiana è già molto ottimizzata per ridurre i costi energetici – non c’è molto spazio per ulteriori riduzioni, che comunque richiedono tempi lunghi e alti costi. Se vogliamo che l’industria italiana sopravviva a questa crisi, c’è bisogno di produrre energia, non basta risparmiarla.
E allora non ci sono alternative se non muoversi con decisione verso l’energia rinnovabile. Il governo ha già preso qualche provvedimento apprezzabile, come liberalizzare l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Ma non basta: aiuta solo le piccole installazioni di fotovoltaico e, soprattutto, non aiuta l’eolico, impantanato negli iter autorizzativi: solo un progetto su 5 arriva in fondo e, comunque, impiega mediamente sei anni. Non possiamo più permettercelo. Bisogna fare di più: ci vuole un’azione di promozione culturale, occorre spiegare ai cittadini che dobbiamo farlo. Ci vogliono finanziamenti, stimoli e programmazione. Abbiamo bisogno di un piano nazionale di emergenza per promuovere soprattutto il fotovoltaico, ma anche l’eolico e altre fonti.
Certo, questa idea ricorda i tempi dell’autarchia e della “battaglia del grano.” Questa la potremmo chiamare la “battaglia del sole” (vale anche per l’eolico: il vento viene generato dall’energia solare). Purtroppo, Mussolini ha dato una brutta nomea a tante cose ma, pensateci sopra, che alternative abbiamo? Possiamo importare il gas da altri paesi che non siano la Russia? Sì, è possibile, e lo stiamo già facendo. Ma tenete conto che comunque le disponibilità sul mercato sono limitate e che, nella maggior parte dei casi, dobbiamo importare gas liquefatto. Costa molto più caro di quello russo che arriva via gasdotto, per non parlare delle perdite energetiche connesse al trasporto.
Trivellare in Italia? Possiamo ancora strizzare un po’ il limone e produrre un po’ di gas, ma non vi aspettate miracoli: di autosufficienza non se ne parla nemmeno lontanamente.
Il nucleare… Sì, se cominciamo adesso a costruire centrali, forse le avremo fra 10-15 anni. Nel frattempo, facciamo in tempo a morire di fame e di freddo. E quando le avessimo installate, chi ci darà l’uranio per farle funzionare? Non ci sono miniere di uranio in Italia. Lo dobbiamo importare proprio come il petrolio e il gas, con il non piccolo problema che la maggior parte dell’uranio minerale viene dal Kazakistan, che è nell’orbita geopolitica della Russia. E non diciamo niente dei problemi di stoccaggio delle scorie e della sicurezza.
Centrali a carbone? Certo, per quanto siano puzzolenti e inquinanti, sono meglio che rimanere al buio e morire di fame. Ma il carbone, dove lo troviamo? Qualcosa si può forse produrre in Italia, ma sono quantità ridicole rispetto alle necessità. E allora lo dobbiamo importare dall’estero ed è sempre lo stesso problema della competizione per le risorse rimanenti. Il prezzo del carbone è aumentato enormemente anche quello.
Insomma, bisogna abbandonare le vecchie reticenze. Molti dei problemi di una volta con l’energia rinnovabile sono ormai superati: una società che funziona al 100% con fonti rinnovabili è possibile sia dal punto di vista tecnologico che da quello economico. Certo, non ci possiamo aspettare che l’energia rinnovabile arrivi gratis: bisognerà investirci sopra, ma ce la possiamo fare. E così risolveremo anche il problema del clima. C’è anche quello, non ce ne scordiamo!
* Ugo Bardi Docente presso la Facoltà di Scienze MM. FF. NN. a Firenze
Napoli, 11 marzo 2022