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Le proteste di Hong Kong
di Stefania Di Martino

Hong Kong sì, geograficamente appartiene alla Cina ma da un punto di vista amministrativo no.

Gode infatti di un proprio sistema politico, di una propria identità culturale e perfino di una propria moneta.

Se sfogliamo gli annali della storia di Hong Kong apprendiamo che dopo la Guerra dell’Oppio fu strappato alla Cina divenendo una colonia britannica fino all’anno 1997, poi ritornò sotto la giurisdizione cinese.

Ciononostante Hong Kong continua a seguire principi e regole che tutelano i diritti dei cittadini di stampo britannico.

Tra tali principi vi è il diritto alla protesta, il diritto della libera stampa e il diritto della libertà di parola. Diritti racchiusi nella “Basic Law” vigente per altri 50 anni dopo la riconsegna di Hong Kong alla Cina e cioè sino al 2047.

C’è chi è disposto a giurare che nel 2014 Pechino iniziò a violare tali diritti Law e cioè decise di riformare il sistema elettorale adottato ad Hong Kong, facendo scoppiare la cosiddetta “rivolta degli ombrelli”.

Ma quali sono le richieste dei manifestanti?

• Il ritiro definitivo del disegno di legge che prevede l’estradizione verso la Cina
• Le dimissioni della leader dell’esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam
• Un’inchiesta sulla brutalità della polizia durante le proteste
• Il rilascio dei manifestanti che sono stati arrestati
• Maggiori libertà democratiche

Migliaia di manifestanti hanno deciso di manifestare presso l’aeroporto internazionale, uno dei luoghi più trafficati dell’Asia, al fine di far sapere a tutto il mondo cosa sta succedendo mediante la distribuzione di volantini in diverse lingue quali inglese, giapponese, francese, cinese ed altre lingue.

I disordini che ne sono seguiti hanno spinto le autorità a emettere un’ingiunzione per impedire future proteste anche se le proteste stanno continuando e stanno diventando violente tant’è che la polizia sta utilizzando gas lacrimogeni, proiettili di gomma e acqua con vernice blu contro i manifestanti che invece lanciano mattoni e bottiglie molotov.

Napoli, 30 settembre 2019