Le avventure di Pinocchio: tra grandezza e mistero

Le avventure di Pinocchio: tra grandezza e mistero
di Stefania Di Martino

Centotrentatré anni fa, e precisamente il 24 novembre 1826, nasceva a Firenze Carlo Lorenzini, meglio conosciuto con il nome di Carlo Collodi.

Carlo, primogenito di una numerosa e sventurata famiglia composta da dieci figli, sei dei quali muoiono in tenera età, con a capo due genitori umili ed onesti, mostra sin da subito un carattere vivace ed inquieto; tale carattere però non impedisce ai genitori di Carlo di avviarlo agli studi ecclesiastici.

Quando Paolo, fratello di Carlo, diventa dirigente nella Manifattura Ginori, la famiglia Lorenzini acquista la serenità e la tranquillità tanto cercata che permette a Carlo di iniziare e di intraprendere la carriera giornalistica.

Avviata tale carriera, Carlo inizia a raccontare e a descrivere la realtà toscana, fatta da storielle e da intrighi, che farà poi da scenario nel suo grande capolavoro e cioè “le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”.

Capolavoro che non ha bisogno di presentazioni e che racconta la storia di un burattino di legno il cui desiderio è quello di diventare un vero e proprio bambino.

Il burattino, però, prima di potersi trasformare in un autentico bambino deve fare i conti con le sfumature della vita che si alternano tra le difficoltà e le leggerezze e tra gli inganni e l’onestà.

Chi di noi può dire il contrario?

Chi di noi può dire che prima di diventare adulti (e quindi prima di trasformarsi da ragazzini ad uomini) non ha subito, almeno una volta, un inganno?

C’è chi è disposto a giurare che le avventure di Pinocchio sono caratterizzate da simboli riconducibili alla massoneria visto che il nome “Pinocchio” è composto da “Pino” (ghiandola pineale riconducibile all’anima della massoneria) e da “occhio” (il terzo occhio, il quale se associato alla ghiandola pineale, può conferire abilità straordinarie, come ad esempio la chiaroveggenza).

Napoli, 24 novembre 2019