L’AMBITO DEL PENSIERO
L’AMBITO DEL PENSIERO
di Don Giulio Cirignano
Dopo la politica, il pensiero. Ambito nobilissimo e complesso. La vocazione profetica ed alternativa ha nel pensare uno spazio di applicazione di estrema importanza. Come amava ripetere il Cardinale Martini gli uomini non si dividono, in primo luogo, fra credenti e non credenti ma fra pensanti e non pensanti. La sponda del pensiero dunque come luogo in cui piantare la preziosa pianticella della diversità cristiana. Come? Secondo quali determinazioni?
La prima è quella del pensare criticamente, che non significa muovere critiche sempre e comunque. Non è questione di fare ma di essere. Essere portatori di pensiero critico significa molte cose. Una delle più belle è quella di non essere schiavo dei luoghi comuni.Poi vi è la capacità di gestire i mezzi di comunicazione di massa nel senso di un minimo di autonomia da essi. Importante ,oggi, è non farsi passivi dipendenti della strumentalità tecnologica. Infine, volere e promuovere l’istituzione scuola come strumento di liberazione dalla ignoranza.Esaminiamo una per una queste possibilità di pensiero libero.
I luoghi comuni, in primis. Chi si regola in ossequio ad essi rinuncia a pensare. Demanda agli altri la capacità di avere un suo modo di vedere le cose. E’ molto facile oggi cedere ai luoghi comuni, sia in generale come pure nella politica e quel che è peggio anche nella religione.
“Non esistono più le mezze stagioni”; “Gli uomini sono tutti ladri”;” Con le donne non si ragiona”; “Il traffico è insopportabile”. Quanti sono i luoghi comuni in circolazione? Bisognerebbe fare il dizionario dei luoghi comuni. Sarebbe un ottimo strumento per valutare la incapacità a pensare. In ogni ambito della vita esistono luoghi comuni, come abbiamo già detto, nella vita politica, nella realtà accademica, nell’ambito ecclesiale, nella normale vita civile. Sono una massa inarrestabile di stupidità. Difendersi non è facile poiché tutti ne siamo vittime e in qualche modo alleati. Fanno comodo a tutti dispensando dal pensare e dal cercare la verità. Non esiste una ricetta per rendersene immuni. L’abitudine a leggere, la tendenza a coltivare buone relazioni, discutere, concedersi momenti di distrazione, pause di silenzio. Tutto ciò rende la nostra mente più forte e sana.
Imparare a gestire i nuovi molteplici mezzi comunicazione è mettere la premesse per porre in salvo la libertà. Infatti rendono passivi, privi di autonomia. Televisione, computer, cellulari: non serve denunziare i pericoli, occorre individuare le modalità per renderli ininfluenti. Demonizzare non serve, hanno molti aspetti di utilità pertanto è dalle dosi massicce che occorre guardarsi.Soprattutto i ragazzi rischiano di rinchiudersi in ambiti ristretti di vita.
Nati per favorire la comunicazione questi mezzi rischiano di ucciderla. La televisione detta i criteri di comportamento, i canoni estetici, i gusti. Detta senza pietà, questo è tutto. Lo spettatore è recettore passivo, non viene convolto in nessun genere di valutazione. Piace , non piace, tutto si consuma a questo livello. Tutti parlano di tutto, l’incompetenza regna sovrana, l’astio e la rissa sono merce in sovrabbondanza, la demonizzazione dell’altro riceve continua consacrazione. Quali spazi vengono lasciati al pensiero?
Il computer poi è di grande utilità nel lavoro. Tuttavia internet può trasformarsi in una trappola micidiale. Molti amano navigare ma spesso è solo un naufragare nel mare magnum delle notizie, vere o false che siano. La gigantesca fogna di internet è accessibile, come è ben noto a tutti, sia mediante computer che mediante i cellulari.
I cellulari, appunto. Sono ormai una protesi fissa, per questo una sorta di cella che nasconde e in cui ci si nasconde. Soprattutto i ragazzi ed i giovani li usano come un muro per rendere particolarmente ardua anche la più semplice conversazione. Se stanno giocando con quegli aggeggi sono inaccessibili. Avete provato a disturbarli mentre tormentano nervosamente il loro amico più caro?
Infine la scuola. Non è questo il luogo per parlare della funzione e importanza della scuola per l’educazione al pensiero. Diremmo cose ovvie e scontate. Più utile è affrontare il tema della necessità del rispetto verso la scuola, rispetto della sua natura e compiti. Dobbiamo toccare un tasto delicato. La scuola dello stato, di tutti e per tutti, non può essere svilita. Da nessuno e tanto meno dal mondo cattolico.
Napoli, 31 luglio 2018