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La rondine di Aristotele.

di Giulia Di Nola

È proprio vero che “ Una hirundo non facit ver ”, cioè che “ Una rondine non fa primavera ”.

Questo proverbio, molto popolare, viene spesso utilizzato come monito sia perché l’intravvederne una sola, nel cielo di marzo, non vuol dire che la primavera sia arrivata e sia perché, un certo evento o una certa azione, non sono sufficienti a trarre giuste conclusioni.

Le rondini, conosciute anche come “topini migratori”, insettivore e caratterizzate da un corpo snello e aerodinamico, sono uccelli passeriformi presenti in Europa come nelle Americhe.

Arrivando in stormi enormi nei nostri paesi, le rondini segnano la fine dell’inverno, ma se, invece, una sola di esse vola alta nell’atmosfera vuol dire che, forse, avendo perso l’orientamento, s’è smarrita.

In questa maniera Aristotele dà la sua spiegazione nella imponente opera “ Etica Nicomachea ” che, come una sola rondinella non fa primavera, così una buona azione, compiuta di rado, non rende buono un uomo.

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Per il Grande, insomma, un solo atto d’amore, isolato come quell’unica rondine avvistata, se non seguito da altre simili azioni, non ci rende virtuosi. Solo, infatti, con l’esercizio costante e prudente, che Aristotele chiama “ habitus ”, ovvero “ disposizione morale ”, un uomo potrà considerarsi probo e buono.

Un uomo buono è un uomo giusto e onesto. Un uomo onesto è anche un uomo che ha ricevuto una solida e irreprensibile educazione morale.

La giustizia non è una virtù, ma la virtù, quella che ci si aspetta dai governatori attuali, dovrebbe essere rappresentata non da una sola sporadica azione, bensì da una sequela di azioni equilibrate, giuste, che diano a ciascuno senza nulla a togliere agli altri!

Napoli, 7 giugno 2018