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Domenico Savio : “I miei cari 74 anni di vita, di cui 61 dedicati con entusiasmo alla lotta di classe e rivoluzionaria per il socialismo, per conquistare dignità esistenziale all’umanità intera!”

da Gennaro Savio

Oggi, domenica 16 febbraio 2014 Domenico Savio, Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Consigliere comunale di Forio, compie settantaquattro anni di vita di cui ben sessantuno dedicati all’attività politica. In un comunicato stampa ha personalmente e brevemente riassunto la sua vita di lotta. Intanto domenica sera alle ore 19.00 nella Sede del PCIML di Forio – in via Provinciale Panza n. 31 – i compagni e gli amici di sempre si ritroveranno per un brindisi benaugurante. I cittadini tutti sono invitati a partecipare.

Ecco il testo diffuso da Domenico Savio
Nacqui figlio di contadini poveri, che dal duro lavoro dei campi traevano il sostentamento per la loro famiglia numerosa. Forgiai la mia coscienza di classe e rivoluzionaria in tale contesto sociale, fatto di sacrifici e di privazioni, ma di grandi valori di umanità, solidarietà, altruismo e impegno sociale per il riscatto collettivo. A 12 anni mi sentivo già ateo, ma non ancora dal punto di vista filosofico e scientifico, elementi che acquisii dagli studi e dalle letture successive. Enormi furono le difficoltà per lo studio per uscire da quella realtà e contribuire più efficacemente e concretamente a sostenere e divulgare quel grandioso patrimonio di idealità e di lotta politica che cresceva in me dallo studio e dall’apprendimento della dottrina comunista e dalla lettura delle esperienze storiche della lotta del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale per liberare le donne e gli uomini tutti dallo sfruttamento e dalla schiavitù sociale della classe padronale.
Sin da ragazzo sentivo parlare, nel quartiere povero di Monterone a Forio, di braccianti poveri che con un gesto coraggioso di disperazione e di ribellione avevano legato il ricco proprietario terriero ad una pietra torcia – in tempo di vendemmia serviva per torchiare l’uva dopo la calcatura – perché questo satrapo nel lavoro dei campi sotto il sol leone negava loro persino una bevuta di leggerissimo “vinello”, derivante dalla posatura del vino allungata con tanta acqua. Avvertivo il dovere di impegnarmi per il riscatto esistenziale di quei braccianti e contadini poveri, della classe operaia sfruttata nelle fabbriche e di tutti i lavoratori operai e intellettivi schiavizzati e oppressi dalla società capitalistica.
Sono orgoglioso di essere nato povero in un mondo di povertà, perché tale contesto mi ha trasmesso una enorme forza di volontà, di determinazione, di resistenza e di fiducia nelle scelte che mi hanno consentito ugualmente di studiare e di emanciparmi dal punto di vista di classe e rivoluzionario, nel senso di dedicare tutto me stesso alla causa del riscatto collettivo fuggendo il male dell’individualismo e dell’esibizionismo. Ho sempre affermato che nella vita di un sincero e vero comunista l’impegno e il bene collettivo vengono prima di quelli familiari e personali, perché la migliore soluzione dei problemi familiari e personali è quella che si concretizza all’interno della soluzione dei problemi sociali dell’intera collettività in cui si vive e nel corso della mia vita penso di essermi comportato coerentemente con tale affermazione.
Io, i miei figli Gennaro e Gabriella e mia moglie Maria abbiamo pagato, e paghiamo tutt’ora, un duro prezzo per questa fedeltà all’impegno di lotta per il riscatto collettivo, ma siamo stati e restiamo fieri di questa scelta. Solo col sacrificio e la lotta l’umanità lavoratrice del braccio e dell’intelletto può uscire dalla tragedia sociale del capitalismo e dell’imperialismo e approdare alla società superiore prima socialista e poi comunista. Questo è un obiettivo scritto nel cammino della civiltà umana, che prima o poi si concretizzerà con la necessaria rottura rivoluzionaria col passato e nessuna resistenza armata dello Stato capitalistico potrà evitarlo.

Forio, 16 febbraio 2014