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La giustizia è l’utile del più forte
di Martino Ariano

 

 

trasimaco“Ciascun governo istituisce leggi (nomoi) per il proprio utile; la democrazia fa leggi democratiche, la tirannide tiranniche e allo stesso modo gli altri governi. E una volta che hanno fatto le leggi, proclamano che il giusto per i governati è ciò che è invece il loro proprio utile, e chi se ne allontana lo puniscono come trasgressore della legge ed ingiusto.”

Sono, queste, le parole di Trasimaco, un personaggio quasi sconosciuto, protagonista di uno epico scontro con Socrate.

È questa una delle pagine più belle della Repubblica di Platone e si sa che Socrate cercava sempre di buttarla in rissa, facendo finta di non capire.

“Aspetta un poco, lasciami capire il tuo pensiero, perché al momento non lo comprendo ancora. Tu sostieni che sia giustizia l’interesse del più forte. Ma perché mai, Trasimaco? Di sicuro non intendi dire che, per esempio, se Pulidamante, il lottatore di pancrazio, è più forte di noi e al suo organismo giova mangiare carne di bue, il medesimo nutrimento sia vantaggioso e giusto nello stesso tempo anche per noi che siamo più deboli di lui.”

Non mi azzarderei mai a contraddire Socrate, ma Trasimaco porta avanti una tesi tutt’altro che strampalata e dice apertamente come vanno le1 cose nel mondo.

Insomma, non c’è armonia nelle comunità politiche, poiché tutte alimentano un potenziale conflitto tra i loro vari membri.

A questo punto l’organo regolatore dovrebbe la giustizia.

Eh certo! Serve, la giustizia, a contenere i conflitti e a non farli esplodere.

Tutto bello, anzi bellissimo, ma a parole Trasimaco ci dice che non è vero.

filmAnalizziamo ciò che ci circonda, osserviamo intorno a noi cosa succede e cosa vediamo?

Non è la comunità nel suo insieme che decide cos’è giusto, bensì coloro che si trovano al potere.

Non sto a sprecare parole per dire, poi, che chi è al potere non ha la legittimazione del voto popolare, ma questa è un’altra storia.

Chi si trova al potere, come stabilisce ciò che è giusto?

Semplicemente facendo il proprio utile.

I rappresentanti dei ceti meno abbienti portano avanti la tesi di una equa redistribuzione della ricchezza.

Viceversa, chi difende gli interessi dei ricchi, lotta per tutelare la preservazione dei beni accumulati da costoro.

Non state lì a riempirvi la bocca di nobili parole, lo so fare meglio e con più accuratezza di voi.

Facciamo sintesi:

Il più forte governa.

Chi governa fa leggi nel suo interesse.

Chi governa, finché conserva il potere, non può errare nella valutazione del suo interesse.

Platone, sempre nella Repubblica, però nella sua tesi, racchiude un concetto interessante: l’olismo politico:0202

“L’olismo politico è quella prospettiva teorica che tratta la comunità politica come se fosse un intero (holon), e gli individui che la compongono come sue parti. Come le cellule hanno senso e funzionalità solo entro l’organismo di cui fanno parte, così i cittadini hanno senso e valore esclusivamente in quanto parti dello stato, cioè dell’intero o del tutto che li ricomprende. Il tutto è legittimato a valersi di logiche che gli individui che ne fanno parte possono non capire, o trovare immorali, o subire come distruttive”.

Questa tesi rispecchia un concetto che tutti conosciamo bene, ma che teniamo a rigettare: il sacrificio di sé stessi per la società di cui si fa parte.

“Per esempio, in merito al problema della giustizia, un olista potrebbe dire che per gli individui il giusto è comportarsi funzionalmente alla sopravvivenza della comunità (salus rei publicae suprema lex), e non alla loro, mentre per il tutto, in quanto individualità sostanziale, è giusto mirare esclusivamente alla sopravvivenza. Ma questo modo di ragionare, a ben guardare, comporta due imperativi, e non uno: quello del sacrificio per gli individui, e quello egoistico per il tutto”.

I profondi conflitti politico/sociali di oggi si giocano nel campo minato dove gli scommettitori sono il bene egoistico dell’individuo e quello condiviso della comunità.

cdd4b6d92394a55d63aaeab0291fa58aIn questo periodo di crisi la giustizia dovrebbe rendere tutti i cittadini eguali di fronte la legge ed essere lo strumento che più di altri tuteli i più deboli e gli indifesi rimasti senza lavoro e con una famiglia alle spalle da mantenere.

Eppure chi è al potere viene visto come chi usa la giustizia per curare esclusivamente i propri interessi di parte e consolidare la posizione di privilegio ottenuta.

La logica del potere autoreferenziale che ricerca il proprio utile è più che mai viva e vegeta e in essa riecheggia la tesi sofista Trasimaco del giusto come l’utile del più forte.

Il terzo articolo della Costituzione italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, viene continuamente violato dal Migliore di turno scelto tra i Supertecnici Galattici.

Fidiamoci dello sguardo del realista Trasimaco, perché ci aiuta a trovare soluzioni convenienti ai problemi della nostra società.

Facciamolo con leggerezza senza illuderci, ma nel contempo non rinunciando a far sentire la nostra voce.

Madrid, 7 novembre 2022