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La cappella di San Severo: La Pudicizia

di Assunta Guida

La Cappella di San Severo resta uno dei capolavori dell’arte barocca napoletana, un tempio iniziatico in cui è mirabilmente trasfusa la poliedrica personalità del suo geniale ideatore : Raimondo De Sangro,  settimo Principe di San Severo. Quest’ultimo nel 1750 chiamò a realizzare le sue “idee scultoree” il Corradini, il Queirolo ed il napoletano Sammartino, oltre al pittore Francesco Maria Russo, allievo del Solimena e lo scultore Francesco Celebrano.

La Pietatella è di forma rettangolare con 4 cappelle definite da quattro grandi archi che presentano capitelli corinzi disegnati, come ogni particolare della mirabile costruzione, dal Principe in persona. Tutte le sepolture sono di grande bellezza, ma, le tre realizzazioni che hanno dato gloria imperitura alla cappella ( oltre agli scheletri delle due macchine anatomiche della cripta) sono la Pudicizia, il Disinganno e il Cristo Velato.

La Pudicizia è il nome improprio dato al monumento funebre di Cecilia Gaetani Dell’Aquila D’Aragona, madre di Raimondo, moglie in giovane età; il Corradini, per esprimere il concetto voluto dal Principe della Pudicizia Velata, scolpì una bellisima Donna coperta unicamente, da un velo trasparente che la rende del tutto “impudica” per la generosità delle forme opulente che giocano con le pieghe del leggerissimo tessuto dando l’impressione tattile di un velo roggiato.

La Pudicizia

Questo arteficio scultoreo, già usato dai greci della classicità, piaceva tanto al Principe per l’insito significato del “velare” e “svelare” molto caro agli iniziati delle scienze occulte ed ermetiche. L’artista raggiunge con la splendida scultura un altissimo grado di perfezione nel modellare il velo, posto sul corpo della Donna con eleganza e naturalezza come se il vapore esalato dal bruciaprofumi contribuisse a rendere umido e straordinariamente aderente alla pelle.

Lo strato impalpabile cinto da un serto di rose, lo sguardo perso nel tempo, l’albero della vita, la lapide spezzata sono i simboli di un’esistenza troncata troppo presto, e, palesando il dolore del figlio Raimondo che volle così tramandare fattezze e virtù della giovane madre.

Al tema vita/morte fa esplicito riferimento il bassorilievo sul basamento con l’episodio evangelico del Noli Me Tangere, in cui Cristo appare alla Maddalena dopo la Resurrezione. Donna Cecilia Gaetani coperta dal velo è interpretabile come allegoria della Sapienza ed il riferimento alla velata Iside, Dea prediletta dalla scienza iniziatica pare molto chiaro ( una lunga tradizione ritiene che la Pudicizia sia posta nel medesimo luogo in cui si ergeva la statua di Iside nella Neapolis greca). Infine anche la Quercia che erompe dalla nuda pietra è da alcuni ritenuta l’allusione all’Arbor Philosophica.

Napoli, 24 aprile 2017