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Graffi e schiaffi sull’umanità
di Martino Ariano

 


Tra le tante cronache e le svariate e quotidiane polemiche socio-politiche che riempiono i tabloid, forse sono passati inosservati, senza una giusta presa di coscienza e considerazione, alcuni eventi che danneggiano le nostre radici, il nostro passato e presente, ovvero quelli che minacciano la nostra identità storico-artistica.

Roma. Tre episodi di vandalismo a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro.

Tre ragazzi hanno avuto la brillante idea di lasciare la loro “preziosa” firma su un muro del Colosseo, dichiarandosi poi ignari dell’importanza storico-culturale di questo monumento o giustificando l’atto come una bravata da ragazzini.

Oltre al danno, la beffa!

Incidere sul muro di un edificio così iconico rappresenta un attacco diretto all’identità storica e culturale, non solo italiana, ma internazionale: un graffio permanente sull’umanità.

Napoli. Un incendio ha scosso il mondo della cultura nazionale, in particolare quello napoletano, portando alla distruzione dell’opera di Michelangelo Pistoletto, la Venere degli Stracci.

Si trattava di una nuova versione monumentale del capolavoro originario, datato 1967 dell’artista biellese.

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L’opera del 1967, che consacrò l’artista come uno dei maggiori esponenti dell’Arte Povera, è una copia in cemento bianco della Venere con pomo (1805) di Bertel Thorvaldsen, posta davanti a un cumulo di stracci, dando le spalle allo spettatore.

Il cumulo di stracci che quasi la inghiottisce incombe come una montagna disomogenea, disordinata e variopinta, creando un forte contrasto visivo. Da un lato il mondo classico, il bello ideale, l’armonia, il candore, l’eleganza della Venere; dall’altro il disordine, il caos, la miseria, l’imperfezione, la fragilità degli stracci. Tutto ciò lascia allo spettatore la sua interpretazione.

Dal modello iniziale ne sono scaturite molte altre versioni, di fattura e dimensioni diverse, facendosi spazio tra prestigiose collezioni ed importanti musei internazionali. Quella di Napoli, era solo l’ultima in ordine di tempo. Posta al centro di Piazza del Municipio a Napoli, era stata realizzata nell’ambito del programma culturale OPEN. Arte in centro.

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Come spesso accade, dinanzi ad un’opera contemporanea, l’entusiasmo non è unanime, soprattutto se esposta in uno spazio pubblico. Oltre a vari dubbi e perplessità sul suo reale significato, alcuni l’hanno interpretata come una critica sottile alla città di Napoli e ai suoi aspetti controversi. Bella ma sporca, elegante ma macchiata da stereotipi, romantica ma caotica, classica ma anche contemporanea. Era un’opera esposta in uno spazio pubblico, fragile, indifesa e alla mercé di fruitori, spesso impreparati.

Eppure, questo epilogo violento è stato, involontariamente, un attivatore di senso, cioè un detonatore di significati, attirando l’attenzione di tutti. Una sorta di performance artistica che ha catturato l’attenzione di molti. Ma resta il fatto che distruggere o danneggiare una statua pubblica è anch’esso un attacco deliberato alla nostra identità storico-artistica: uno schiaffo all’umanità.

Questi atti vandalici mettono in luce una profonda mancanza di rispetto e consapevolezza del nostro patrimonio. Benché sia essenziale una consapevolezza amministrativa da parte delle istituzioni e autorità competenti nel dover adottare più giuste e concrete misure di sicurezza, prevenzione, salvaguardia e vigilanza del patrimonio culturale, ciò non basta. È fondamentale coinvolgere attivamente la società nella protezione e valorizzazione del patrimonio culturale con programmi educativi, visite guidate, attività di sensibilizzazione e campagne pubblicitarie.

Inoltre, è necessario punire severamente con apposite sanzioni gli autori di tali atti vandalici. Le pene più severe possono fungere da deterrente e contribuire a preservare il patrimonio culturale per le generazioni future.

Chi distrugge, danneggia o “gioca” con l’arte e il patrimonio culturale, sta giocando con l’anima stessa della sua cultura e società.

Attenti a toccare/giocare con i fili dell’umanità.

Madrid, 17 luglio 2023