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Festival Sanremo 2014
di Tina Pollice

Ci siamo, anche quest’anno è cominciato il consueto appuntamento col Festival della canzone italiana di Sanremo 2014 comunemente chiamato Festival di Sanremo.
Alcune fonti hanno rintracciato nel 1931 un’analoga iniziativa del comune rivierasco legata a canzoni napoletane, manifestazione considerata prodromica al Festival, il cui sviluppo fu ritardato a causa della difficile situazione politica dell’Italia e dell’Europa intera, in quegli anni.
Originariamente la sede della kermesse era il salone delle feste del Casinò di Sanremo, ed il periodo di svolgimento cadeva intorno alla fine di gennaio, mentre dal 1977 (con esclusione dell’edizione del 1990) si svolge al Teatro Ariston della città ligure, in un periodo che, dal 1988, oscilla tra la metà di febbraio e l’inizio di marzo.
Sessantaquattresima edizione.  Il festival rappresenta uno dei principali eventi mediatici italiani con un certo riscontro anche all’estero dato che viene trasmesso in diretta sia dalla televisione in Eurovisione, sia dalla radio, e ad ogni sua edizione non manca di sollevare dibattiti e polemiche.
Polemiche tra coloro che promuovono e coloro che bocciano lo stesso.

Le polemiche sono rivolte principalmente alle canzoni concorrenti , quest’anno definite poco orecchiabili, brutte e deprimenti non soltanto dagli esclusi ma dagli stessi fruitori.

Polemiche sui compensi dei presentatori, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, ritenuti eccessivi per un’azienda pubblica, quale la R.A.I., che annaspa con bilanci parecchio in rosso.

In effetti, che sarebbe stato “esplosivo”, lo si intuiva. Mai come quest’anno il festival si svolge in un contesto politico sociale così angosciante per le sorti del nostro Paese, che la funzione evasiva dello stesso non è più sufficiente. In ogni caso specchio dei tempi. Tempi duri. Così che Grillo ha puntato, con ragione o meno, il dito criticandone le modalità ma non le finalità. Così che due dipendenti LSU bacino Napoli-Caserta hanno minacciato il suicidio in diretta per porre all’attenzione generale la drammaticità dei loro problemi lavorativi. Hanno usato una “vetrina” per aver voce e visibilità non certo per spettacolarizzare le proprie tragedie. Chiedere alla “politica” ,che banchetta e si crogiola esclusivamente nella difesa dei propri privilegi, di esser seria, di fare una buona politica collettiva, per il bene del Paese. Bisogna assolutamente modificare la forbice sempre più larga tra poveri e ricchi, ma, questa è un’altra storia. Non ci siamo e nemmeno le canzonette più servono.

19 febbraio 2014