Elezioni Regionali Friuli Venezia Giulia.
Elezioni Regionali Friuli Venezia Giulia di Tina Pollice
Matteo Salvini “incorona” il nuovo presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga. Il Friuli-Venezia Giulia al centrodestra. Massimiliano Fedriga, Lega Nord, già senatore, sarà il nuovo presidente della Regione.
Il senatore di Verona ha raggiunto il 57,1% dei voti, seguito da Sergio Bolzonello, candidato del centrosinistra, al 26,8% per cento. Solo terzo il candidato del M5s, Alessandro Fraleoni Margera, con il 11,07 per cento. Si tratta della seconda vittoria di fila dopo il voto politico da parte del centrodestra, che domenica scorsa aveva conquistato la presidenza del Molise. Quarto Sergio Ceccotti, candidato con il Patto per l’Autonomia, con il 4,4 per cento.
L’affluenza è stata all’incirca sui livelli delle elezioni regionali del 2013. Hanno votato il 49,65 per cento degli aventi diritto (549.806 elettori su 1.107.415), mentre 5 anni fa furono il 50,48. Sono percentuali molto più basse rispetto a quella registrata per le ultime elezioni politiche del 4 marzo, quando ha votato il 75,12 per cento. Si tratta inoltre dell’affluenza più bassa di sempre alle regionali del Friuli-Venezia Giulia. Lega Nord di gran lunga il primo partito, con il 34,9% dei voti. Segue il Pd con il 18,1 per cento, Forza Italia con il 12,1 per cento e M5s con 7,1 per cento. Rispetto alle politiche, guadagna in percentuale il centrodestra e perdono Pd e M5S. I democratici avevano preso il 18,7 e i pentastellati erano arrivati fino al 24,6%. La Lega Nord invece aveva preso il 25,8 per cento e Fi il 10,7 per cento. Stabile Fratelli d’Italia (5,5 alle politiche, 5,3 alle regionali).Secondo alcuni, la flessione del MoVimento si deve al mancato conseguimento di un accordo politico con la Lega Nord per il governo dell’Italia. Questo, quanto riportato dall’Espresso il 30 aprile 2018.
E’ bene ricordare che trattasi di elezioni amministrative [con valenza diversa dalle elezioni politiche] Elezioni amministrative che premiano il lavoro e la strategia di Salvini mirate a divenire la prima forza politica al nord avendo, oltre al Veneto e la Lombardia, conquistato anche il FVG. Perché debacle, flessione del M5S? Da sempre le amministrative premiano chi amministra bene e/o chi ha soluzioni programmatiche condivisibili e percorribili per i tanti problemi che affliggono i FVGiuliani. Il mancato conseguimento di un accordo politico con la Lega Nord? Ma è stato evidente da subito che, nonostante “l’onorabilità e la serietà di Salvini” e, con qualche intelligente mediazione, i punti di convergenza etica e programmatica, non sarebbero stati sufficienti a neutralizzare la presenza ingombrante e narcisistica di un Berlusconi che non intende lasciare il campo. Di tutto questo dobbiamo ringraziare chi ha imposto, in malafede, una “riforma elettorale” a suon di fiducia.
Si tende e si vuole sottovalutare il messaggio chiaro e forte uscito dalle urne il 4 marzo. Per ricordare: 11 milioni di persone hanno votato il M5S , la maggioranza al centrosud, una buona parte ha votato coalizione centro destra, con primo partito la Lega, al nord, il restante un PD che non ha mai saputo conquistare una identità unitaria, coesa e sociale. Un messaggio che pone al centro di ogni discussione la lotta contro la corruzione e la richiesta di giustizia sociale. Un messaggio che dice basta a quei partiti divenuti proprietà privata ed espressione di interessi lobbistici annichilendo ed annientando la democrazia a loro interno. Salvini l’ha ben compreso ripulendo la Lega Nord facendo dimenticare la leggiadra detrazione di 45milioni di euro sottratti ai cittadini leghisti e non, mettendoci la sua di faccia, e, lo ha ben compreso il M5S che si è fatto portavoce della richiesta di onestà e di lotta alla corruzione che veniva ed è urlato da più parti, divenendo così, da movimento, il primo partito di massa interclassista.
E’ così impossibile, difficile da registrare ed accettare ? O forse perché finisce tutto l’ambaradan io, tu, le poltrone, la vecchia lottizzazione. E’ finita un’era, ed anche in malo modo, e bisogna prenderne atto. A dire del Presidente Mattarella non si può andare al voto a giugno perché sarebbero tagliati fuori gli italiani residenti all’estero poiché troppo poco il tempo per organizzare nuove elezioni. Indubbiamente sarà così. Ma tanto è solo una questione di tempi. L’italica gente non ha l’anello al naso e non è sprovveduta in politica. Qualunque sia la legge elettorale se si va al voto sarà riconfermata la fiducia alle uniche due forze e voci che hanno saputo comunicare, fare e costruire per i propri territori, ma, sopra ogni altra cosa hanno saputo essere coerenti con quanto professato. Per onestà intellettuale e politica bisogna affermarlo e scriverlo.
Napoli, 1 maggio 2018