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Diritti e rovesci

di Enrico Tomaselli

L’Italia, si dice, è un paese moderato. Io invece penso che non lo sia mai stato, e tanto meno lo è adesso. Anzi, è un paese partigiano, Solo che c’è una parte che, pur essendo assolutamente estremista, ama dipingersi come moderata, ed a furia di ripeterlo se ne è anche convinta. É – per intenderci – quella che stava in piazza a Roma, ieri.

Quella parte di paese, ha due caratteristiche fondamentali – che coincidono con due elementi di fondo del pensiero di destra: l’orrore per la complessità e l’egoismo. Che, ovviamente, nello slittamento linguistico che la caratterizza, diventano “amore per la tradizione” e “libertà dell’individuo”. E poichè, sfortunatamente per loro, gli capita di vivere in un mondo assai complesso (quale è quello contemporaneo), invece di attrezzarsi per viverci al meglio, si barricano nella difesa di una (immaginaria) età dell’oro, che andrebbe difesa dalla modernità.

Chiaro poi che, in tutto questo, pesa come un macigno la presenza della chiesa cattolica, la quale – nonostante il papato di Bergoglio sia molto più avanzato rispetto a quelli precedenti – rimane un potente freno allo sviluppo della società.
La questione fondamentale, comunque, rimane il fatto che questa parte di paese resta incapace di comprendere la natura di concetti semplici come diritti e doveri.

Un diritto è qualcosa di cui ciascuno può, se vuole o se ne ha la necessità, avvalersi. Non è un obbligo, per nessuno.
Se voglio, posso iscrivere mio figlio ad una scuola pubblica, che gli garantirà l’istruzione. Ma se non voglio, posso iscriverlo ad una scuola privata. Se ne ho bisogno, posso accedere alla sanità pubblica, ma se preferisco quella privata nulla me lo impedisce. Un diritto, è la possibilità di scegliere. Ciascuno per sé.

C’è chi, invece, è talmente terrorizzato da qualsivoglia cambiamento (e così profondamente insicuro di sé, e delle proprie convinzioni, in ultima analisi…), che vuole negare la possibilità di scelta anche agli altri.
In Italia c’è un matrimonio religioso, officiato dalla chiesa cattolica, ed un matrimonio civile, officiato dallo stato. Sono, entrambe, libere scelte, che ciascuno può fare in base al proprio convincimento, alla propria fede, persino in base al proprio tornaconto. Entrambe comportano l’acquisizione di nuovi diritti e doveri. Ma nessuno ha l’obbligo di optare per forza tra uno dei due.

Estendere i diritti (ed i doveri) connessi al matrimonio civile, rendendoli disponibili anche per coppie non eterosessuali, non toglie nulla a nessuno. Ma, nonostante ciò, c’è chi vorrebbe negare ad altri questo diritto, per la sola ragione che non gli piace. Senza capire che questo è fanatismo estremista, è della stessa natura che anima i tagliagole dell’ISIS e l’imposizione della sharia.

Questo atteggiamento mentale, niente affatto moderato, porta dritto dritto allo scontro frontale, all’idea che l’affermazione di un diritto debba passare attraverso la sopraffazione di chi non lo vuole. Ed è in questo mare di paura ed ignoranza, che nuotano gli squali salvini.

Napoli, 21 giugno 2015