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Ciro Pollice serve, ma non è servo. Ecco mio padre!

di  Tina Pollice

Confesso che quando Andrea, ha reclamato di aprire il mio cassetto dei ricordi e di scrivere su mio padre, papà, babbo, mi sono commossa. Ha scoperchiato una valanga di bellezza dentro di me.

E’ arduo dar voce al calore dei legami interiori. Eh già! Come contenere il mare di bene in tempesta, di gratitudine vitale, di insegnamenti bramati e mai compiuti?

Un uomo geniale e solare, mio padre, di una intelligenza viva, autodidatta poiché orfano di guerra,  primogenito che ha aiutato la nonna nel sostentamento dei fratelli minori. Il suo più grande cruccio era proprio quello di non essersi mai seduto sui banchi di scuola, non comprendendo la fortuna di non essere stato plasmato, conservando così la curiosità e l’autenticità del pensiero.

Amante appassionato della cultura e dei libri che custodisco tuttora gelosamente, tantissimi, a testimonianza della sua grande curiosità di sapere, di capire, di imparare.

Precursore dei tempi. Pieno di interessi, un passionale, amante dei viaggi e della politica. Ricordo che si innamorò di Giuseppe Mazzini e così che cominciò la sua e la nostra educazione all’impegno civico e politico. Il suo integralismo laico, mai sfociato nel relativismo tracotante di solipsismo, il suo professare coerenza tra pensiero ed azioni, il coinvolgerci  sempre e continuamente nei suoi interessi ha determinato la persona che sono.

Generoso come quando decise che bisognava essere megafono degli ultimi e così che s’inventò l’idea del giornale per far conoscere quelle informazioni che vanno disperse nei meandri dell’ignoranza. Partire dal territorio, informare sull’operato delle allora circoscrizioni oggi municipalità, essere unione tra la primissima istituzione territoriale ed i cittadini. E così che nacque un bel gruppo di lavoro, eterogeneo  che vide in primis il sostanziale aiuto dell’amico e giornalista Luigi Antonio Gambuti, Antonio Panico, Giuseppe Pizzi , i collaboratori Morelli, Calabrese, Irace, la sottoscritta, Carillo, i fratelli Gubitosi, Mariarosaria e Carlo.

Ecco chi è Ciro Pollice, un fiero giornalistaeditore che ha sempre rifiutato qualsiasi finanziamento pubblico, propugnatore e disegnatore, sempre all’avanguardia, di una informazione che per più di dieci anni ha fatto campeggiare il messaggio di quel vivo e vivificante giornalismo fatto di annuncio e denuncia, persino nel sottotitolo dell’edizione cartacea ed anche nella prima versione del giornale in rete.

Fu un crescente e fu un successo.

Belle e appassionate penne hanno scritto per La Voce del Quartiere, chiamato così in omaggio alla Voce di Indro Montanelli di cui era grande estimatore. Un giornale che fosse anche da pungolo e da stimolo nel descrivere la realtà partenopea e campana.

Fare una buona informazione, corretta, era una precondizione fondante di quello che poi, secondo il suo modo di vedere, era la funzione del giornalista e cioè colui che aiuta a comprendere e a capire, solo riportando veritieramente, quanto accadeva. I commenti e le opinioni venivano lasciate agli opinionisti, ospitando parte e controparte, in piena libertà e condivisione.

E così facendo continuava il suo far politica, fare informazione e opinione, condizione necessaria per quel ruolo che non a caso è chiamato quarto potere.

“Non si può non comunicare”.

In questo assioma sono riunite tutte le contraddizioni del mondo della comunicazione. Intanto iniziare con un non quando tutti i manuali ci dicono che non si inizia con una negazione, eppure a volte quanto è efficace!

E poi continuare con una doppia negazione, quanto di peggio segnalerebbe con una biro rossa una insegnante di lingua.

E finire con la constatazione che nessuno insegna comunicazione nelle scuole dell’obbligo e tanto meno nella vita quotidiana ritrovando imprenditori, amministratori e genitori che, ignorando i principi di una scienza non studiata, cadono sistematicamente nelle solite contraddizioni.

Eppure, non si può non comunicare! Da qui  il rapporto con le scuole. Con papà, La Voce del Quartiere  ha permesso a diciotto praticanti di divenire giornalisti pubblicisti, e …. continua.

In conclusione, posso affermare con quanto amore ho per la verità che: “Il fondatore de La Voce del Quartiere non è mai stato servo, se non, della verità”. A noi tutti della Redazione: Serve!

Grazie Papà.

Napoli, 3 maggio 2018