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A chi cerca uno scopo nella vita. Gesù propone di diventare pescatore… di uomini!
di frate Valentino Parente

 fede Credi nel Vangelo. Non al Vangelo ma nel Vange­lo. Entra e buttati dentro.

 

 

III Domenica del Tempo Ordinario – anno B - 24/01/2021
Prima lettura Gn 3,1-5.1
Seconda lettura 1Cor 7,29-31

Vangelo Mc 1,14-20

1Con la terza domenica del tempo ordinario, finalmente cominciamo la lettura continuata del vangelo secondo Marco.

Lo avevamo già annunciato, a partire dalla prima domenica di avvento, ma poi le feste di Natale ci hanno portato a leggere altri evangelisti, soprattutto Giovanni e Luca.

Con questa domenica iniziamo quindi a leggere in modo continuato il testo di Marco.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio”.

È l’inizio della predicazione di Gesù.

L’evangelista ci dice che Gesù dopo l’arresto del Battista, si spostò al nord della Palestina, nella regione della Galilea e lì iniziò la sua predicazione con un annuncio molto sintetico: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

L’annuncio di Gesù è quello che viene chiamato il kerigma fondamentale, cioè il nucleo centrale della predicazione del vangelo.

Nel Nuovo Testamento, il kerigma si sviluppa in due momenti: la predicazione del regno di Dio da parte di Gesù e l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù da parte degli apostoli.

Infatti la prima predicazione degli apostoli è stata proprio l’annuncio della morte e risurrezione di Cristo.

La divulgazione dell’insegnamento e dei miracoli, come di altri eventi, è avvenuta solo in un secondo momento, quando le comunità cristiane avevano già, in qualche modo, accolto Gesù di Nazareth come loro Signore.

Il tempo è compiuto”.
Il compimento del tempo dice l’occasione buona,
il momento favorevole.

Fa riferimento al termine greco kairòs, che significa ‘occasione propizia per fare qualcosa’.

E’ diverso dal chrònos, cioè il tempo del calendario, lo scorrere dei giorni, ovvero un tempo cronologico, misurabile, quantificabile.

Lo sanno molto bene i contadini.

Il momento buono per la mietitura non è giugno o luglio.

Come il momento buono per la vendemmia, non è ottobre, ma quando le spighe diventano piene e bionde e quando i grappoli d’uva diventano maturi.2

Il momento buono, dipende dunque dalla maturazione, e chi se ne intende capisce qual è il tempo opportuno.

Se si spreca quella occasione si rischia di perdere l’annata.

Gesù dice: questo è il momento buono. Ci siamo. I tempi sono maturi.

Da persona competente, annuncia che è il momento opportuno per accogliere il regno di Dio che si è fatto vicino.

Se non approfittiamo di questa occasione rischiamo di perdere l’appuntamento con Dio.

Si è fatto vicino” non significa che prima era distante,
ma che si è fatto presente, è qui.

Dio si è fatto presente adesso, è presente nella nostra vita, qui e ora.

Ed è presente perché il Figlio di Dio si è fatto uomo, dice Gesù.

La sua stessa persona è il regno presente.

Di conseguenza ecco i due imperativi:
convertitevi e credete nel vangelo”.
Ma cos’è questa conversione di cui tanto si parla?
Conversione” traduce una parola greca, metànoia,
che indica un radicale mutamento nel modo di pensare,
di giudicare, di sentire… quindi indica un cambiamento di vita.

L’apostolo Paolo, nella seconda lettura, ci suggerisce alcuni atteggiamenti concreti di conversione.

4Dice: “d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero”.

Solo una breve riflessione sulla prima di queste indicazioni: Chi è sposato viva come se non lo fosse!

È una parola forte, apparentemente in contrasto con tutte le cose belle che, in altre circostanze, la parola di Dio ci dice del matrimonio.

Ma il contrasto è solo apparen­te.

Il matrimo­nio è una forma di vita buona, voluta da Dio, ma provvi­soria.

Esso non è lo scopo ultimo della nostra vita, è solo un mezzo, uno strumento, per raggiungere la meta che è la vita eterna.

Pertanto è da sciocchi fare del matrimonio un pretesto per non vivere pienamente la propria fede. E questo purtroppo avviene spesso. «Ho moglie e figli, ho la famiglia, il lavoro, la casa…», diventa spesso la copertura della nostra pigrizia, un pre­testo per scansare i nostri doveri di battezzati.

Così facciamo del lavoro, della famiglia, e degli stessi figli, quegli idoli ai quali, la domenica, sacrifichiamo tutto e tutti, sottraendoci ai nostri doveri di cristiani.

Come reagire?  Cambiare mentalità e fidarci un poco in più di Gesù Cristo.

Il vangelo di oggi, ci propone ancora la vocazione dei primi quattro discepoli.

Chi ha letto o ascoltato il vangelo di domenica scorsa, e non lo ha messo subito nel dimenticatoio, non fa fatica a ricordare che già domenica scorsa, l’evangelista Giovanni, ci ha raccontato della vocazione di questi discepoli, ma con una3 dinamica molto diversa…

Oggi, l’evangelista Marco, ci racconta un’altra versione di come sono andate le cose… 

Chi dei due ha ragione?  

Innanzitutto teniamo presente un principio fondamentale nella lettura del Vangelo: lo scopo degli autori, nello scrivere i vangeli, non è stato quello di scrivere la storia, con precisione di date ed eventi, quasi una cronologia della vita e dell’operato di Gesù, ma di trasmettere un messaggio.

A loro non interessava tanto sapere se i primi discepoli sono stati chiamati lungo la strada o sulle rive del lago, quanto piuttosto, sottolineare la risposta immediata degli apostoli all’invito di Gesù.

Per questo motivo non ha senso domandarsi chi dei due ha ragione.

Perché, con modalità diverse, hanno trasmesso lo stesso messaggio: gli apostoli, affascinati dalla persona e dall’insegnamento di Gesù, invitati da lui, hanno lasciato tutto e lo hanno seguito.

Pertanto, anche se ci sono delle discrepanze, e i racconti sono differenti, hanno ragione tutti e due e dobbiamo dare valore al racconto di ciascun evangelista.

abate 2Gesù inizia la sua missione chiamando Andrea e Simone, Giacomo e Giovanni. Chiama dei pescatori e propone loro un cambiamento di vita: “Vi farò diventare pescatori di uomini”.

Non è semplicemente un gioco di parole. 

Ma un radicale cambiamento di vita. C’è una bella differenza tra essere pescatori di pesci e pescatori di uomini.

Chi pesca i pesci li tira fuori dall’acqua e li fa morire; certo, lo fa per vivere, ma di fatto il pescatore dà la morte ai pesci.

Invece un pescatore di uomini è uno che dà la vita a chi sta annegando.

Quando c’è un uomo in mare che rischia di annegare, chi lo ripesca, gli salva la vita.

Diventare pescatori di uomini, significa diventare persone capaci di dare la vita.

Il cambiamento che Gesù chiede è proprio questo, e lo chiede a chiunque, ciascuno di noi è chiamato ad un cambiamento.

A tutti Gesù propone un passaggio, un cambiamento, da una situazione di morte a una situazione di vita.

Si tratta di cambiare mentalità, non mestiere.

Non è cambiando lavoro, che cambia la vita.

Deve cambiare la mentalità, dobbiamo passare dall’idea del prendere a quella del dare.

Dall’idea di cercare le nostre soddisfazioni, all’impegno di collaborare con l’altro.

Dall’idea di difendere il nostro privato e i nostri interessi, al progetto di costruire insieme.abate

Anche noi siamo chiamati da Gesù.

Ciascuno di noi è chiamato a fare qualcosa, soprattutto è chiamato a essere una persona viva; siamo chiamati a vivere in pienezza.

Gesù ci dà la possibilità di vivere in pienezza la vita, ci invita a vivere alla grande.

Seguire Gesù, conoscerlo, ascoltare la sua parola, seguire le sue vie, significa vivere bene, vivere alla grande, vivere una vita piena, soddisfatta.

Ascoltiamolo, seguiamolo, diventeremo anche noi pescatori di uomini.

Pescati e salvati da lui, possiamo salvare altri.

 

Nola, 23 gennaio 2021