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Isa Danieli e Giuliana De Sio protagoniste in “Le Signorine” di Gianni Clementi.

di Domenico De Gregorio

Quando si alza il sipario del teatro Diana di Napoli, “Le Signorine” sono già in scena ovvero Isa Danieli e Giuliana De Sio, le protagoniste di questa opera teatrale scritta da Gianni Clementi e diretta da Pierpaolo Sepe.

Legate da un vincolo di sangue e dalla sventura che le ha colpite in tenera età, quando il vaccino della poliomielite era sconosciuto ai più, le due sorelle conducono una vita semplice fatta di lavoro e casa, una vita imposta dai fantasmi del loro passato che prendono vita da vecchi rancori familiari e dalla crudele società che deride il diverso.

Siamo di fronte ad un’opera intensa dove l’autore scava nel profondo dell’anima dei suoi personaggi che si palesano creature tenere, indifese ma anche dure, cattive, rancorose avvelenate dalla vita che non smette mai di ferirle fino all’amaro epilogo. Colpisce l’onestà di Addolorata e Rosaria che non nascondono le loro insofferenze, le loro delusioni e rabbia che con violenza verbale si scagliano entrambe in modo diverso contro l’altra.

I personaggi, dunque, hanno mille sfaccettature che li rendono veri, uguali a noi ed il tema del difficile rapporto di convivenza forzata, di reciproca assistenza, di diffidenza nei confronti della società, produce fin dalle prime battute, una immedesimazione e partecipazione emotiva intensa che scuote la nostra coscienza.

Isa Danieli non ha bisogno di essere raccontata, di essere descritta come grande attrice di teatro perché sarebbe impossibile descrivere la sua straordinaria capacità di dar vita autonoma ai personaggi che interpreta. La ferocia del suo personaggio è raccontata con ironia e con leggerezza, senza gratuita cattiveria, anzi la sua durezza nei confronti della sorella è alimentata proprio dal suo amore, questo complesso sentimento che non si è ancora capaci di comprendere completamente.

Giuliana De Sio ancora una volta veste i panni di un personaggio vittima di se stessa e delle sue insicurezze, che la costringono all’immobilismo più della sua gamba secca e storta. Le atmosfere dell’opera richiamano alla memoria i lavori di Annibale Ruccello, proprio nel mostrare due piani o meglio due diversi livelli di narrazione della stessa storia lasciando lo spettatore fino alla fine incapace di comprendere la vera natura dei personaggi in un difficile distinguo tra “buoni o cattivi”.

Le scenografie di Carmelo Giammello mostrano le pareti domestiche, la dimora del bene e del male, la scatola dei desideri nutriti e mai realizzati che per mille motivi resteranno sempre lì dentro rinchiusi.

Napoli, 5 dicembre 2018