Autorevole riflessione su “Il Vangelo del Matrimonio”
Il Vangelo del matrimonio
di Don Giulio Cirignano*
Finalmente ho compreso, non so bene per quale misteriosa intuizione, la ragione della una mia permanente diffidenza verso l’atteggiamento e le azioni di molti cattolici a difesa della cosiddetta famiglia tradizionale. Ho compreso perché l’iniziativa programmata per la fine gennaio mi ha lasciato non solo indifferente ma ha provocato in me un vero fastidio. Come mai? La ragione è presto detta anche se non è facile esprimerla con tutta la chiarezza che meriterebbe. Dunque, perché?
Nei molti discorsi sull’argomento, nei dibattiti televisivi soprattutto, c’è un’assenza che fa pensare. Si avverte un vuoto tanto doloroso quanto triste. Manca un protagonista. Manca cioè la esposizione, convinta, serena e gioiosa della bellezza del matrimonio da parte di coloro che presumono di tutelarne le sorti. Tutti impegnati solo a condannare le posizioni diverse. Nessuno che trovi mai il modo di narrare, con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore la qualità bella e saporosa dell’esperienza sponsale secondo il Vangelo. Dobbiamo spiegarci.
La Rivelazione su molti aspetti della vita ha diffuso con moderazione la sua luce. Vedremo con più chiarezza la verità delle cose soltanto quando saremo faccia a faccia con il Dio dell’amore. Nondimeno, per ora, la ragione e la fede, in felice connubio, sono in grado di farci intuire l’esperienza sponsale come una delle realtà più belle della vita. La comunione d’amore fra l’uomo e la donna come qualcosa che rivela il suo prodigioso segreto a poco a poco, giorno dopo giorno. E’ la sua bellezza ed il suo fascino. I confini della tenerezza, sempre nuovi e inesplorati. L’amore sponsale come luogo della libertà ogni giorno giocata nell’affidarsi reciproco, al di là dei momenti problematici e difficili.
L’amore sponsale rinasce ogni giorno, nuovo e diverso per la bellezza del dono di sé, per la esaltante se pur faticosa fuoriuscita dalla propria autoreferenzialità, per il gusto di condividere e rinnovare lo sguardo sul mondo e la vita attraverso l’interrogarsi reciproco e il cercare insieme risposte di senso.
Incoraggiati dal loro credere gli sposi cristiani si guardano con gli occhi del Signore, con occhi capaci di vedere continuamente la straordinaria dignità di cui ognuno di loro è portatore, con occhi di misericordiosa e dolce pazienza.
Forti di questa bellezza, che abbiamo da temere da quanti pensano diversamente? Perché sentirsi offesi e minacciati da quanti hanno posizioni diverse? Non sarà, per caso un segno di debolezza? Ricordo che appena alcuni anni fa, in molti ambienti cattolici era assolutamente improponibile e impensabile l’unione fra persone dello stesso sesso. A distanza di pochi anni, le stesse persone che prima si opponevano con forza al pianeta omosessualità riconoscono ora la necessità di rispettare i diritti di tutti, anche in materia affettiva, e questo senza minimamente chiedersi come mai hanno cambiato parere. Ripeto la domanda: come mai non si pongono minimamente il problema di essere stati acerrimi nemici di una realtà che ora accettano tranquillamente? Opportunismo politico? Chissà.
In ogni caso, i credenti hanno il diritto ed il dovere di dichiarare la loro visione del matrimonio. Papa Francesco lo ha fato recentemente davanti agli avvocati della Sacra Rota. Ha detto semplicemente che le unioni di fatto non possono essere pensate come esperienze identiche all’esperienza matrimoniale. Sono un’altra cosa. E con ciò? Ha forse inteso imporre qualcosa a chi non è credente? Certo, le unioni fra adulti dello stesso sesso pongono problemi soprattutto in relazione ai minori, all’utero in affitto, alle adozioni e così via. Problemi seri che vanno regolamentati, senza pregiudizi e con grande saggezza, dovendo accontentarsi talvolta di scegliere il male minore. Le precomprensioni ideologiche, anche in questo campo non sono buone consigliere.
Anche sulla questione del gender si fa spesso molta confusione, ignorando la complessità della materia. Mi è capitato di leggere in proposito una agile pubblicazione diffusa dal movimento dei focolari in cui ho visto la complessità e la confusione che al riguardo è facile fare. Siamo davanti a problemi nuovi, da affrontare con serietà ma anche con competenza, per evitare il rischio di un dialogo tra sordi. Una cosa è certa: non è con il predisporre battaglie che si può portare un salutare contributo.
Anche in relazione a questi problemi vale il criterio della attrazione e non del proselitismo o quel che è peggio della ricerca dell’appoggio legislativo da parte dello stato laico, che in quanto tale deve tutelare i diritti di tutti, a prescindere dalle convinzioni religiose. Il criterio della attrazione è stupendo, perché non colpevolizza, non crea steccati, non favorisce l’illusione di essere unici detentori della verità, rispetta la libertà degli altri, sa coniugarsi con la pazienza e la dolcezza, è capace di individuare le strade della amicizia e della carità, mette le premesse per una convivenza di pace.
Il grande assente nella gran parte delle discussioni in materia di unioni civili è proprio l’offerta, non solo a parole ma con la forza della testimonianza, della visione sacramentale del matrimonio e con essa l’assenza del criterio della attrazione. Non si possono gestir argomenti connessi con la realtà dell’amore e nello stesso tempo usare parole e modi violenti. Anche nel recente passato si sono procurati gravi danni con questo sistema, alla Chiesa ed al Paese.
Forse è proprio l’ora di mettersi in sintonia con il cuore grande di Papa Francesco. Nessuno deve tirarlo per la giacca dalla sua parte. Ma mi ha favorevolmente sorpreso quanto ho letto nella conversazione che ha avuto con il direttore de “La civiltà cattolica”, Antonio Spadaro riportata nell’agile volume “La mia porta è sempre aperta”, Rizzoli editore. Riporto per comodità del lettore alcuni rapidi passi di questo colloquio. “La verità di Dio è inesauribile, è un oceano del quale vediamo appena la riva. E’ qualcosa che stiamo iniziando a scoprire in questi tempi: non rendiamoci schiavi di una difesa quasi paranoica della nostra verità( se ce l’ho io non ce l’ha lui; se può averla lui significa che non posso averla io). La verità è dono che ci sta largo e proprio per questo ci allarga, ci amplifica, ci eleva. E ci mette a servizio di tale dono”(pg 80). Poco dopo :“ Non possiamo insistere solo sulle questioni legata ad aborto, matrimonio omosessuale ed uso dei metodi contraccettivi”( pg.81). Nessuno è così sciocco da pensare che il Papa abbia inteso cambiare la dottrina su questioni così importanti. Semplicemente invita ad adottare una diversa metodologia per farsi attenti alle persone così come sono e, in questi casi, cercare di favorirne l’incontro liberante con il Signore. Infine, riportando il pensiero del Papa Spadaro scrive: “ Ha lamentato già in passato il fatto che nelle prediche si preferisce parlare della morale sessuale e di tutto ciò che abbia un legame col sesso. Questo si può questo non si può. Questo è sbagliato, questo non lo è. E allora finiamo per dimenticare il tesoro di Gesù vivo, il tesoro dello Spirito Santo presente nei nostri cuori, il tesoro di un progetto di vita cristiana che ha molte implicazioni che vanno ben oltre le mere questioni sessuali. Trascuriamo una catechesi ricchissima, con i misteri della fede, il credo, e finiamo per concentrarsi sul partecipare o no a una manifestazione contro un progetto di legge in favore dell’uso del preservativo” (pg.82).
Una catechesi ricchissima: è esattamente quello che intendevo dire in inizio. Giustamente il padre Spadaro commenta:” Il timore di Papa Francesco è che si smarriscano le priorità e che si verifichi lo svilimento della bellezza del kerigma a bieca morale sessuale”. Questo è tutto.
*Don Giulio Cirignano biblista
Napoli, 31 gennaio 2016