lun 23 DICEMBRE 2024 ore 02.39
Home Cultura Al Teatro Augusteo un Grande Luca De Filippo in “Non Ti Pago”

Luca De Filippo  in scena col mistero dei sogni  “Non Ti Pago”

di Domenico De Gregorio

Luca De Filippo sceglie Napoli, la sua città natale, per il debutto nazionale della commedia “Non ti pago” rappresentata per la prima volta nel 1940, dove i sogni ed il gioco del lotto sono i protagonisti di questa fortunata pièce. Al teatro Augusteo di Napoli la stagione teatrale parte così, con la magia di una commedia senza tempo che sa ancora appassionare il pubblico, incantato dinanzi ad una scenografica semplice, di sapore retrò, che sapientemente riproduce l’atmosfera apparentemente serena di casa Quagliuolo. Il sogno, il mistero dei numeri legato al mondo dell’aldilà, alla credenza che i cari estinti possano suggerire ai vivi i numeri vincenti per assicuragli una vita migliore, è ben evidente fin dalle prime battute della commedia. Le nuvole, adesso grigie, ora più bianche, che sovrastano la casa di Ferdinando, gestore di uno dei tanti bancolotti di Napoli, scandiscono il tempo della commedia amplificando la forza ambigua e surreale del suo protagonista. Quasi ossessionato dalla tanto attesa vincita a lotto che non arriva mai nonostante i suggerimenti del fedele Aglitiello, improbabile interprete dei messaggi cabalistici suggeriti dalle nuvole, perde di vista la realtà della sua vita o per meglio dire, il valore e la bellezza degli affetti familiari che finiscono per essere minati da invidie ed antipatie nei confronti di Mario Bertolino, fedele impiegato del suo bancolotto, innamorato di sua figlia, nonché fortunato ed assiduo vincitore. Gli scontri tra marito e moglie, quotidiana routine di una famiglia semplice, cedono il campo alla sorprendente vincita al lotto del giovane Mario, una quaterna benedetta dai numeri suggeriti dal padre defunto di Ferdinando, che da la forza al giovane innamorato di chiedere in sposa Stella. Quello che doveva essere un momento di gioia diventa invece l’inizio di un incubo familiare, Ferdinando accecato dall’invidia, da lui chiamata sete di giustizia, si rifiuta di pagare la lauta vincita, appropriandosi del biglietto vincente che secondo il suo modo di vedere le cose, spettava a lui essendo stato il padre a suggerire i numeri, commettendo però un errore di persona. Il secondo tempo scorre via veloce, carta bollata, avvocati, preti, tutti scendono in campo per dipanare l’annosa questione. Tutti i punti di vista vengono analizzati, il mistero dell’anima, i sogni, la fantasia, invano Ferdinando Quagliuolo cerca di avere prove per sostenere la sua teoria, mentre la sua famiglia cerca di farlo rinsavire. Gli attori si muovono con estrema naturalezza sul palco, i tempi teatrali sono perfetti, ogni battuta è sottolineata da un gesto, da una mimica del corpo che da concretezza alle parole. Carolina Rosi, nel ruolo di Concetta, che fu di Luisa Conte, da ancora una volta grande prova di mestiere, riempie la scena anche quando si limita, da seduta, a sottolineare le battute di Luca De Filippo. Luigi ha il personaggio nel sangue, battute e tempi sono così naturali che nulla può essere detto o scritto, la perfezione e la grandezza di una famiglia di artisti continua a vivere con lui, sempre pieno di entusiasmo e voglia di approfondire la drammaturgia edoardiana sempre attuale e senza tempo.

Napoli, 25 ottobre 2015