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Da Dudù al Pesciolino rosso
di Luigi Antonio Gambuti

Non c’è Fedro, non c’è Esopo dalle nostre parti. C’è chi voleva smacchiare il giaguaro e chi avrebbe preferito un sarago nella boccia di vetro presidenziale.
Messi in soffitta rose edere garofani margherite querce ulivi e cespugli vari-non dimentichiamoci della gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria-la politica dei giorni nostri privilegia simboli animali per manifestare ciò che la rappresenta. Il mezzo è il messaggio, direbbe lo studioso.
Istinti primordiali, colti alla radice, per rappresentare sentimenti, volontà e predisposizioni. Sta a vedere, a nostre spese, quanto questi moti dell’anima potranno servire per sollecitare, promuovere e custodire il bene comune. Ma tant’è.
E’ la politica, direbbe qualcuno; è la strategia, direbbe tal’altro. Mentre nel mondo s’infiammano guerriglie e rivoluzioni – vedi Crimea ,Venezuela, Iraq e Nigeria ed altri ancora – qui da noi sta sul campo una guerra inesangue, tutta tesa a conquistare qualcosa e da parte di chi lo sanno anche i bambini, lasciati pur’essi ad elemosinare quel poco che resta da spartire.
Parliamoci chiaro. Chi non sta cogliendo con mano le manovre che agitano i partiti (ma non se ne erano..andati con la morte delle ideologie?) e le aggregazioni/movimenti poste in campo per le prossime campagne elettorali? Tutti si affannano alla ricerca del porto più prezioso per continuare a godere della situazione in cui trascorrono il tempo delle loro inutili giornate.
Gli onorevoli signori. Pare che solo a Renzi, il presidente giovane e alla sua squadra altrettanto giovanile resti il compito di provvedere ai bisogni dello Stato.
Tutti a discutere di segreterie e comitati ;di liste e capibastone; a tendere trappole e tranelli; ad aprire spifferi e correnti, pur di conquistare il posto giusto per edificare un mucchio di qualcosa su cui poter cantare il chicchirichì della propria riaffermata impresentabile presenza.
Tutti impegnati a partecipare per esserci, a vincere per determinare e a determinare per contrattare, e a contrattare per ottenere.
Tutto si muove in funzione di, in relazione a e a favore di. E , certo, non a favore del tanto millantato bene collettivo.
Leggiamo i giornali, ascoltiamo e vediamo la televisione.
Sono rimasti in pochi quelli che si fanno carico dei gravissimi problemi del Paese.
Ci sono manovre per imporsi; spinte a delegittimare, inviti a desistere, perché il fatti più in là che ci sto io non è mai passato di moda ed è, e lo sarà sempre, lo spirito di cui si nutre ogni competizione pre-elettorale.
Per oggi e per domani, si capisce. Nessuno vuole lasciare il testimone.
Oggi per le europee, domani per le regionali e così via, discendendo fino a toccare il livello delle municipalità delle grandi realtà metropolitane.
Diamo uno sguardo a ciò che succede nei partiti, specialmente nel partito democratico e in quello spaccato del deposto Cavaliere.
C’è di tutto e di più che, per quanto ci si impegni, si stenta a trovare qualcosa di inattuato. C’è finanche -ma questo è il top!- chi condannato in via definitiva ambisce la candidatura e smuove le solite matelde imbalsamate per attivare “plebisciti”per cancellare le leggi e riproporsi alla guida del sistema sorretto da un partito definito, senza vergogna alcuna, il partito delle vittime della giustizia, versione aggiornata delle toghe rosse.
Avremmo voluto scrivere di altro, per riempire il nostro spazio.
Ma c’è poco di bello, malgrado tutti si siano ubriacati della grande bellezza, se così si può definire l’opera del regista Sorrentino.
Siamo stati sommersi dalla solita cronaca malsana, anche se si era deciso di starne lontano.
Nel profondo rispetto per l’urlo di dolore di quanti stentano la fame inascoltati; per le stragi dei vinti e degli oppressi, dobbiamo registrare la vergogna della pedofilia d’alto bordo che ha coinvolto i pescecani del sistema, dello scannatoio dei Parioli (oh!le lame spezzate della Mussolini!); dei rimborsi ai consiglieri regionali (che squallore farsi rimborsare l’erotico strumento altoatesino!); degli omicidi-suicidi frutto dell’imbecillità umana e della sua disperazione; degli sguardi taglienti degli adolescenti e delle lame pronte; delle minacce di Toti ”quanta paura, ragazzi, arriva Berlusconi”; dell’impudenza dei soliti magnaccia ipergarantisti; delle Susanne emergenti e delle dame bianche – chissà dove porteranno le indagini, se le faranno!; dei miliardi scovati dal commissario Cottarelli; del suicidio dei senatori chiamati a votare per la propria distruzione (arriveremo a vedere abolito il Senato e le Province?); del festival del pi-greco di Treviglio; delle rapine degli affreschi di Pompei; delle macroregioni grilline e delle ricorrenti secessioni padane; della sindrome del balcone che sta prendendo il presidente Renzi e di quant’altro ancora.
Ma facciamo punto. Basta con questo amaro divertissement di gioco di parole.
Una cosa c’è da augurarsi perché di vitale importanza per le sorti del Paese. Che Renzi ce la faccia, che mantenga dritta la barra del timone verso la meta che s’è posta: il risanamento del Paese. Sappiamo tutti che la navigazione di per sé difficile viene resa ancora più azzardata da manovre di poteri che lottano per mantenere portafogli e privilegi.
Non entriamo nello specifico dei problemi.
Mentre Grillo vara il “telodoioeuropatour”; mentre il Cavalire condannato ed interdetto non si arrende e ridicolizza le istituzioni per dare spazio alle sue lamentazioni; mentre l’Europa apprezza le sue azioni e lo invita a proseguire col passo svelto del bersagliere, Renzi si tenga fuori dal pantano.
Si guardi intorno ad ogni passo, legga ogni carta prima di firmare; faccia la tara delle proposte altrui e di ogni suggerimento non richiesto. Da buon toscano, metta in campo astuzia e diffidenza, quel benedetto vizio di dubitare prima di decidere, di aggredire prima di essere aggredito.
Deve, come si dice, cucinarsi da solo i pasti da mangiare.
Non sarà facile governare paese e partito.
Non sarà agevole muoversi nei meandri oscuri dei poteri consolidati – burocrazie, finanze, banche, lobby, apparati, come non sarà facile farsi ascoltare da chi, per natura ed interessi ,non ha orecchie per intendere e motivi per capire.
Renzi ce la farà solo se avrà il coraggio di dire basta quando serve e dire no quando è necessario.
Continui a rottamare dove occorre, specialmente nelle periferie , ovunque si annidano vassalli ,valvassori e valvassini, folla che vive di politica e non per la politica, che non ha mestiere se non quello di vivere e giocare sulle spalle della gente.
Solo così archivieremo dudù e il giaguaro e salveremo il pesciolino rosso – tranquillità, segno della cabala; solo così Renzi avrà riacceso la speranza e dato il via alla riscossa del Paese.

23 marzo 2014