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Un Grande Umberto Orsini Nell’opera Di Arthur Miller “Il Prezzo” In Scena Al Teatro Diana Di Napoli

di Domenico De Gregorio

Scritto nel 1968 da Arthur Miller, il Prezzo, è un testo teatrale che ancora oggi sorprende per la sua estrema attualità e forza emotiva. Raramente rappresentato, l’opera ultra moderna, approda al teatro Diana di Napoli con un cast eccezionale che vede in scena Umberto Orsini in veste anche di direttore artistico, Massimo Popolizio, che ne ha curato la regia, Elia Schilton e Alvia Reale. Si alza il sipario e si entra subito nel cuore della storia, un viaggio nella memoria e negli affetti familiari resi visibili e tangibili grazie ad una suggestiva scenografia, che attraverso mobili accatastati uno sull’altro, pronti per essere venduti al miglior prezzo, da ai protagonisti dell’opera lo spunto per mettere a nudo rancori e dissapori. A scandire il tempo della memoria e la violenza del suo divenire, è il suono delle gru che senza indugio demoliscono gli antichi edifici ormai dismessi, un suono cupo che incute paura e che da forza drammatica ai dialoghi serrati di Orsini e Popolizio. «Con la merce usata non si può essere sentimentali», ripete come un mantra Salomon, il novantenne broker, ex acrobata di circo e saggio buffone che ridicolizza il mondo, ma lo conosce bene, e capace proprio per questa sua profonda conoscenza del mondo di scatenare i ricordi di una famiglia collassata. Ogni personaggio è vittima di se stesso e del suo tempo storico, incapace di ristabilire il giusto prezzo dei ricordi. La crisi economica del ’29, la paura della povertà e la subordinazione a ruoli prestabiliti per mantenere l’ordine mentale, portano il poliziotto Victor a una stasi cronica. Il conflitto con l’eterna moglie depressa Esther e il ricco fratello Walter si fa sempre più acuto, fino a esplodere come una bolla d’acqua rovente. Salomon è l’elemento che stride nell’improvvisa riunione creatasi nell’appartamento, in procinto di essere demolito dalle gru, insieme al passato.
Umberto Orsini stupisce ancora una volta, il suo personaggio, Salomon, è credibile e sincero, sopra le righe quanto basta per renderlo straordinario. La tensione alta accompagna lo spettatore fino all’ultima battuta, il tempo vola, il testo denso e ricco di emozioni, non lascia spazio a distrazioni, l’evoluzione della storia, il suo divenire è così veloce che l’epilogo finale rappresenta una vera liberazione per le coscienze dei protagonisti che finalmente si riappropriano della loro vita.

Napoli, 12 novembre 2015