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A proposito di morale… la morale cos’è?

di Manlio Maglio

La filosofia e la teologia sostengono che l’uomo è per natura un essere morale. I suoi principi fondamentali (lo statuto morale) non gli vengono dall’esterno ma hanno origine nella sua stessa natura.
Secondo la filosofia la struttura morale dell’uomo dipende dal suo essere persona. Basti pensare che già Aristotele definì l’uomo un “essere etico” evidenziando le differenze tra l’uomo e l’animale. L’animale orienta i suoi atti seguendo l’istinto mentre l’uomo, essendo razionale, è in grado di pensare; è un essere sociale (è considerato un “animale politico”); comprende la necessità di rispettare delle norme morali, quindi è un animale etico.
L’animale non ha alcuna etica ma l’uomo sì e quindi deve indirizzare pensieri ed azioni facendo sempre uso della sua intelligenza e della sua libertà responsabile.
Sotto l’aspetto teologico, dobbiamo ricordare che l’uomo è stato creato da Dio il quale ha posto in lui la sua legge “una legge che non passa” , ed è quella che noi chiamiamo “coscienza”. Questa caratterizza l’essere stesso della persona (una persona di coscienza o un incosciente). Il grande Origene disse: “la coscienza è l’anima dell’anima”. Oggi si dice che la coscienza è “il tabernacolo dell’uomo”, il luogo in cui Dio gli parla.
La coscienza personale ha un rilievo talmente elevato che Le Nazioni Unite, nelle Dichiarazioni dei diritti dell’uomo (art. 18), riconoscono la “libertà di coscienza” come uno dei suoi diritti fondamentali. Da questo scaturiscono molti altri diritti come, ad esempio, il diritto all’ “obiezione di coscienza” per proteggere la persona da qualsiasi ingerenza esterna, sia di natura privata che da parte dello Stato. Tale diritto è riconosciuto da moltissimi stati (ovviamente non da quelli dittatoriali).
Il Concilio Vaticano II esalta la “Libertà religiosa” (GS 79) evidenziando, tra l’altro, che la coscienza permette al credente di scoprire il sublime precetto dell’amore; gli uomini che vivono secondo coscienza si uniscono fra loro nella ricerca della verità e la perseguono; la coscienza retta garantisce la certezza di essere fedeli alla vita morale. Peraltro la coscienza finisce con degradarsi quando, intenzionalmente, si commette il peccato.
Alcune norme auree da seguire per vivere in retta coscienza sono queste: ricordare che la coscienza è il “luogo” privilegiato in cui l’uomo può rivolgersi a Dio, in spirito di umiltà e in fiducioso abbandono, per ascoltare la sua parola. Non è mai consentito fare il male perché ne derivi un bene. Tutto ciò che volete che gli altri facciano a voi, anche voi fatelo a loro. La carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza e, pertanto, è bene astenersi da tutto ciò che possa dare scandalo al fratello. Tener presente che l’uomo, pur in buona fede, può agire scorrettamente perché si trova in una condizione di coscienza erronea “per ignoranza invincibile”. Questo però non può dirsi per coloro che non si preoccupano di cercare la verità e di tendere al bene ma, al contrario, finiscono con l’accecare la propria coscienza scegliendo di vivere nel peccato.

Napoli, 19 febbraio 2015

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