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Pizza Village … tra Successo e Futuro

di Carlo Gimmelli

Si è chiusa la dodicesima edizione della kermesse dedicata alla pizza, ancora record di presenze, ora si guarda all’Europa cercando  il connubio cibo e cultura.

Un bilancio, quello della dodicesima edizione del Coca-Cola Pizza Village a Napoli, che va oltre i numeri e premia il prodotto e la cultura di un evento che diventa sempre più un format iconico della napoletanità.

Ora la manifestazione si prepara a celebrare la gastronomia partenopea prima a Milano, negli spazi esterni del quartiere residenziale del Citylife, dal 4 all’8 settembre, e poi a superare i confini nazionali per celebrare in Inghilterra, a Londra dal 19 al 22 dello stesso mese, i sapori del piatto napoletano più famoso al mondo.

Qualità e cultura sono state le protagoniste delle dieci serate della kermesse alla Mostra d’Oltremare di Napoli.

I numeri difficilmente mentono, oltre un milione di visitatori, attratti anche dagli eventi musicali di primo piano inseriti nella manifestazione nei pressi della scenografica (e purtroppo chiusa da anni!!!) Fontana dell’Esedra.

Il mondo pizza ormai da un decennio sta vivendo il suo magic moment: i dati dello studio di PricewaterCoopers (PwC), presentati dal direttore Claudia Fortini, nel corso del convegno dedicato nei giorni dell’evento, hanno fotografato limpidamente il valore economico e turistico che la regina della gastronomia italiana produce nella Penisola: quindici miliardi di euro di fatturato diretto e ben 30 di indotto, con oltre 373 mila addetti, sono i numeri del comparto che produce ben 8 milioni di pizze al giorno in Italia e 5 miliardi di pizze all’anno. Ma il mercato mondiale evidenzia un fatturato di 163 miliardi con, a sorpresa, l’Italia terzo paese al mondo per consumi pro-capite alle spalle degli States, primi e del Brasile secondo.  Tra le specialità, regina indiscussa delle preferenze dei consumatori del pianeta resta la Margherita, seguita dalla Diavola e dalla Capricciosa, mentre la Marinara finisce all’ottavo posto, superata da quella con prodotti suini come würstel o salsiccia mentre da qualche mese anche gli ortodossi pizzajuoli napoletani hanno sdoganato quella che fino a poco tempo fa veniva considerato il vilipendio dell’arte bianca: la pizza all’ananas.

 La kermesse ha incoronato l’arte dei pizzajuoli napoletani, riconosciuta dall’Unesco come Bene immateriale dell’Umanità, che è stata esaltata da oltre 200 maestri che si sono impegnati con il loro lavoro per dimostrare non solo la qualità del prodotto, ma soprattutto l’evoluzione della pizza, con i suoi ingredienti basici di qualità: farina, olio, pomodoro, fior di latte, e il completamento di altri ingredienti che hanno incontrato il gusto del pubblico.

Di notevole interesse il campionato Mondiale del Pizzajuolo, suddiviso nelle categorie Pizza classica, contemporanea, fritta, pizza napoletana Specialità Tradizionale Garantita.
Cornice di appassionati importante per l’Evento Master Class, dove un pubblico scelto si è cimentato nella produzione della classica Margherita, guidato ad ogni sessione da un maestro pizzajuolo premiato.

Gli spazi scenografici della Mostra d’Oltremare per il secondo anno consecutivo hanno fatto da cornice ideale al fiume di visitatori, tantissimi turisti, che hanno riscoperto le enormi potenzialità (spesso inespresse) del Polo Fieristico cittadino, decongestionando l’iconica location del Lungomare.

Resta l’irrisolto problema trasporti, ammortizzato in parte solo nelle giornate del fine settimana grazie al concomitante concerto in tre date di Geolier che ha permesso il prolungamento dell’apertura della linea 2 della metropolitana fino a mezzanotte; nei restanti giorni della kermesse l’ultima corsa verso la Stazione Centrale alle 22.15, nonostante l’impegno del sindaco Richelieau Manfredi di trovare un accordo economico con le Ferrovie per garantire il servizio con corse straordinarie.

La domanda, come sempre, è banale e complessa allo stesso tempo: è accettabile che una città, ormai meta turistica tra le top five europee non riesca a munirsi di un trasporto pubblico decente?

E’ da considerare normale che, anche nel fine settimana, un turista o, a maggior ragione, un cittadino napoletano dopo le 22 non possa usufruire del trasporto pubblico per fare rientro in hotel o a casa?

E’ concepibile che il quartiere Chiaia, nei week end e comunque nelle calde serate estive, si trasformi in un inferno di lamiere e smog, oltre che per la irrinunciabile prerogativa partenopea di entrare con l’auto nel ristorante di turno, soprattutto per la mancanza di mezzi pubblici?

Non si potrebbero usare parte delle pingui entrate comunali della tassa di soggiorno per potenziare le corse notturne di autobus e metro? All’ineffabile inquilino di Palazzo San Giacomo l’ardua risposta!!

Napoli, 28 giugno 2024

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