mar 24 DICEMBRE 2024 ore 00.51
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Papa Francesco a Napoli.  Grande festa di popolo

di Manlio Maglio

L’aveva promesso, il Papa, che sarebbe venuto a Napoli ma forse non immaginava quale intenso programma gli sarebbe toccato. Lo attendevano infatti oltre un milione di persone e, non avendo uno spazio così grande da poterle riunire tutte insieme, anche per motivi di sicurezza, gli organizzatori hanno previsto una serie di grandi tappe dove Francesco avrebbe potuto incontrare i fedeli e trasmettere i suoi preziosi messaggi. Hanno fatto i giochi di prestigio gli amministratori pubblici per riuscire a mettere insieme chilometri e chilometri di transenne per l’ordine pubblico ma si sono dati da fare anche per riempire un po’ di buche stradali e dare “una lavata dì faccia” agli edifici più importanti. A dir poco imponente lo spiegamento di forze per l’antiterrorismo che, oltre a polizia, carabinieri, vigili urbani, militari dell’esercito, veicoli “civetta” e gendarmeria vaticana, ha visto in azione anche elicotteri di Polizia e Carabinieri e, alla Rotonda Diaz, anche la Guardia Costiera e i subacquei della Marina Militare, armati di tutto punto. Fortunatamente, è filato tutto liscio e non ci sono stati incidenti di sorta.
E’ cominciata presto la giornata per Francesco che ha voluto fare la prima tappa a Pompei, per rendere omaggio alla Madonna e recitare, insieme a prelati e fedeli, la Supplica alla Regina del Santo Rosario. Dopo più di un’ora, si è fatto trasportare in elicottero a Scampia, estrema periferia di Napoli, tristemente nota per la sporcizia, l’emarginazione, la povertà e, ovviamente, la camorra. Davanti alle “vele” – vero e proprio monumento al degrado – Bergoglio ha pronunciato il suo primo discorso, a braccio, denunciando apertamente il lavoro negato, la prevaricazione dei più forti nei confronti degli più deboli, lo sfruttamento del lavoro nero: “Pagare 600 euro per undici ore di lavoro, spuzza!”. Ha poi lanciato un “salvagente” agli uomini che si sono lasciati irretire dalla camorra, invitandoli a ritornare ad una vita onesta, nella certezza che Dio perdona sempre tutto a chi chiede misericordia. Francesco ha anche esortato i giovani a “non cedere alle lusinghe di facili guadagni o redditi disonesti” ma a reagire con coraggio alle organizzazioni che vogliono sfruttare e corrompere i poveri per mezzo del cinico commercio della droga o con altri crimini perché “questo è pane per oggi ma fame per domani”, e, spesso, anche morte. E Francesco ha esclamato: “La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città!”. Continuando, il Papa ha auspicato una società libera dalla camorra, governata da una politica che faccia della trasparenza il proprio vessillo e che sia in grado di fornire occupazione a chi cerca un lavoro onesto. “La mancanza di lavoro – ha detto il pontefice – ruba la dignità e bisogna lottare per difenderla”.
Come prevedibile, Bergoglio ha nuovamente puntato il dito contro la “cultura dello scarto” che non accoglie i diseredati ed emargina i più deboli. E, mentre condanna ancora una volta la corruzione “la corruzione spuzza!”, un male da combattere con tutte le forze, Il Papa esorta il popolo napoletano a non ripiegarsi su se stesso ma a reagire con quella che è stata la sua grande risorsa per secoli: la gioia e l’allegria, una forza che gli ha consentito di affrontare anche prove tristi e dolorose, rialzandosi sempre. Una forza sostenuta anche dalla fede e dall’amore per la Madonna che, insieme alla speranza, ha dato ai napoletani la forza per andare avanti nella certezza che “ha da passà ‘a nuttata!”. Questa speranza – grande ricchezza di questo popolo – dà la forza di resistere al male e guardare la vita con l’occhio di Dio. “Sperare è scommettere sulla misericordia di Dio che è Padre e perdona tutto” e sempre ascolta Maria che intercede per i suoi figli.
Da Scampia, Francesco si è spostato con la papamobile fino a Piazza Plebiscito, tra ali di folla festanti che agitavano bandierine con l’insegna vaticana ed il volto del Papa, gridando: “Viva Francesco … Viva il Papa … Ti vogliamo bene!”. Qui, sul grande palco allestito, spalle alla Basilica, ha presieduto l’Eucaristia, concelebrata con il Cardinale Sepe, Vescovi ausiliari e prelati vari . Centinaia di preti e centinaia di diaconi hanno partecipato alla celebrazione con viva commozione, mentre uno stuolo di ministri straordinari e volontari offriva il proprio valido contributo per il perfetto svolgimento della S. Messa. Dopo l’annuncio del Vangelo di Giovanni, Bergoglio ha evidenziato che “La parola del Signore, ieri come oggi, provoca sempre una divisione: la parola di Dio divide, sempre! Provoca una divisione tra chi la accoglie e chi la rifiuta, perché ci mette in discussione, ci mette in difficoltà e ci costa troppo osservarla.
A questo punto, il Papa ha ricordato di essere venuto a Napoli per proclamare insieme ai fedeli: Gesù è il Signore! Ma non voglio dirlo solo io: voglio sentirlo da voi, da tutti, adesso, tutti insieme “Gesù è il Signore!”. Lui solo ha parole di vita eterna! Ha quindi sottolineato che “La parola di Cristo è potente: non ha la potenza del mondo, ma quella di Dio, che è forte nell’umiltà, anche nella debolezza. La sua potenza è quella dell’amore: questa è la potenza della parola di Dio! Ed ha aggiunto: “insegna che i veri beati sono i poveri in spirito, i non violenti, i miti, gli operatori di pace e di giustizia. Questa è la forza che cambia il mondo! Questa è la parola che dà forza ed è capace di cambiare il mondo. Non c’è un’altra strada per cambiare il mondo”. Parlando direttamente al cuore della gente, Francesco ha detto: “Cari napoletani, largo alla speranza e non lasciatevi rubare la speranza! ! Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente! La corruzione e la delinquenza non sfigurino la gioia del vostro cuore napoletano. Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Siate consapevoli che Gesù vi sta cercando per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi di più. Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene”.
Ricordando l’avvento della primavera, stagione che apre il cuore alla speranza, il Papa ha rilevato: Questo è tempo di riscatto per Napoli: questo è il mio augurio e la mia preghiera per una città che ha in sé tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e soprattutto tanta capacità di amare. Le autorità, le istituzioni, le varie realtà sociali e i cittadini, tutti insieme e concordi, possono costruire un futuro migliore. Ha quindi concluso con la benedizione popolare: “E ca ‘a Maronna v’accumpagne!”.
Al termine della Messa, dopo un rapido giro per la piazza nella papamobile, Francesco si è recato a pranzo nel carcere di Poggioreale e si è seduto a fianco di delinquenti comuni, di transessuali e di malati di HIV, conversando amabilmente con loro e confidando il suo intento di chiedere un’amnistia. In questa sede il Papa ha rilevato che i nostri sistemi di detenzione hanno poco di umano, considerando il sovraffollamento delle celle e l’assenza di autentici, efficaci, percorsi di rieducazione. Ha affermato il Pontefice:”Bisogna lavorare per sviluppare esperienze positive e far sì che possa crescere un atteggiamento diverso nei confronti di questi fratelli, sia nella comunità civile che nella chiesa”. Ha poi ricordato che: “l’amore può trasformare la persona umana e allora anche un luogo come un carcere può diventare un luogo di inclusione e di stimolo per tutta la società, perché sia più giusta e più attenta alle persone”.
Il Papa si è quindi recato in Cattedrale dove, fin dalle 14,00, si era riunito tutto il clero dell’Arcidiocesi: Vescovi, preti, diaconi, ma anche religiosi e religiose. Con un gesto di grande magnanimità, il Cardinale ha concesso anche alle suore e monache di clausura, sempre chiuse fra le mura dei loro monasteri, di essere presenti all’incontro con il Santo Padre. E qui si è verificato un gustoso siparietto: appena l’Arcivescovo ha presentato al Vicario di Cristo queste Sacre Vergini, esse – con grande sgomento del Cardinale Sepe – “quali colombe dal disio chiamate” si sono letteralmente precipitate intorno al Papa per baciargli la mano e consegnarli i dono fabbricati con le loro mani. Riportato l’ordine, Francesco ha preso la parola presentando il suo progetto che vede l’esaltazione di una Chiesa povera, al servizio degli ultimi, che mette al bando “il terrorismo delle chiacchiere”. Una Chiesa in cui i sacerdoti sono chiamati a “PORTARE misericordia, perdono, pace”; portare gioia nei sacramenti, nell’ascolto che il popolo di Dio possa trovare in voi”. Bisogna “rimettere in moto la carità per evitare nuove e micidiali cadute”. Ancora una volta, il Papa ha gridato contro gli scandali: “Quanti scandali nella Chiesa, quanta mancanza di libertà per i soldi! Bisogna riscoprire lo spirito di povertà. State lontano dagli affari!”. Ed ha esortato con forza: “Siate sempre più dalla parte dei vinti, pronti a sferzare il potere in virtù della forza che deriva dalla santa povertà!”, come ebbe ad insegnare il poverello di Assisi. Prima della conclusione, Il Cardinale Sepe prende la teca con le reliquie del Sangue di San Gennaro e le presenta al Papa. Miracolo! Il Sangue si scioglie, anche se non completamente. Francesco, osservandolo, esclama: “Se il sangue non si è sciolto completamente vuol dire che il Santo ci vuole bene a metà. Dobbiamo convertirci ancora!”.
Risalito sulla papamobile per recarsi alla Rotonda, Il Papa chiede un rapido “fuori programma”: la visita al Gesù Nuovo per rendere omaggio alle spoglie di San Giuseppe Moscati, dare conforto agli ammalati presenti ed esortare i medici a rendere esempio dal grande medico napoletano che trattava i malati con grande spirito di carità cristiana, “come il buon samaritano che si china sulle piaghe , le cura e risolleva i malati”.
Dopo ben dieci ore di intenso e faticoso impegno apostolico, Papa Francesco è giunto alla “rotonda Diaz”, di fronte al meraviglioso panorama colorato dal mare di Napoli. E’ veramente stanchissimo il Papa ma non per questo rifiuta di rispondere alle molte domande di quei giovani che gli hanno riservato un’accoglienza straordinaria: un’orchestra di 350 elementi diretti da un noto Maestro napoletano che ha eseguito i canti più belli della tradizione napoletana. Francesco ha raccomandato ai giovani di guardare con rispetto e tenerezza agli anziani – il cui ruolo nella società è estremamente prezioso – esortandoli a trattarli affettuosamente perché “l’affetto è la loro medicina più importante, mentre la solitudine è il veleno”. Rivolgendosi poi alle coppie di sposi, le ha esortate al dialogo continuo, aggiungendo: “Litigate quanto volete ma non finite la giornata senza prima avere fatto pace”. Consapevole che “la famiglia è sotto attacco da colonizzazioni ideologiche, come la teoria del gender che scatena tanta confusione”, il Pontefice afferma di non avere formule precostituite per difenderla ma fa presente di aver già lanciato un segnale importante promuovendo il Sinodo delle Famiglie. C’è sicuramente tanto da fare per salvare dalla crisi questa preziosa cellula della società e per sostenere i giovani che la società civile lascia senza lavoro “e condanna alla disoccupazione” e ammonisce che “un popolo che non cura i giovani e che li lascia disoccupati, non ha futuro”.
A conclusione delle lunghissima giornata, Papa Francesco rinnova l’esortazione a non lasciarsi rubare la speranza ed a confidare nella Misericordia di Dio. Con questa visita, il Papa ha colto l’occasione per lanciare il primo seme del Giubileo della Misericordia che, come ha annunciato, inizierà il giorno 8 dicembre 2015. Misericordia che la Chiesa, tramite i sacerdoti sarà chiamata a portare a tutti gli uomini, quale segno della tenerezza e dell’amicizia di Dio.

Napoli, 24 marzo 2015