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Ma…la plastica com’è che finisce nel mare?

di Martina Tafuro

 L’ottanta per cento circa della plastica che inquina i mari è il frutto di una scarsa o insufficiente gestione dei rifiuti a terra, dovuta alla scarsa capacità di riusare e/o riciclare i materiali plastici.

Nel Rapporto Biodegradable Plastics and Marine Litter. Misconceptions, Concerns and Impacts on Marine Environments ad affermarlo è l’Unep (United Nations Environment Programme), organizzazione internazionale che opera dal 1972 contro i cambiamenti climatici a favore della tutela dell’ambiente e dell’uso sostenibile delle risorse naturali.

Il problema è da decenni al centro del dibattito politico e scientifico, infatti è del marzo 1989 la stipula della Convenzione di Basilea, alla quale aderirono 186 paesi.

L’accordo intendeva introdurre tutte le azioni possibili volte ad innescare quelle buone pratiche al fine di arrivare ad una riduzione sempre più marcata della circolazione dei rifiuti pericolosi fra le nazioni.

Lo scopo della Convenzione è impedire che le nazioni in via di sviluppo continuino a ricevere, il più delle volte senza alcuna forma di controllo, rifiuti pericolosi in plastica, e diventino così le discariche dei paesi più benestanti.

Le misure, che entreranno in vigore dal 2021, vedono i paesi esportatori dei rifiuti in plastica costretti a una precisa classificazione degli stessi, e, in molti casi, all’obbligo di procedere a una preventiva separazione, prima di convogliarli verso i paesi di destinazione, i quali, prima dell’invio, dovranno comunque prestare il loro consenso. Inoltre i prodotti non riciclabili non potranno essere esportati. Si cercherà dunque di garantire una tracciabilità dei rifiuti.

Questo rinnovato accordo, è stato raggiunto nel maggio di quest’anno a Ginevra dai 1400 delegati provenienti da tutto il mondo, anche di paesi non aderenti al trattato, sotto la guida del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).

Ralph Payet, segretario esecutivo dell’Unep, ha evidenziato che dei circa 100 milioni di tonnellate degli scarti di plastica presenti negli oceani l’80-90% abbiano origine direttamente dalla terraferma. Inoltre sempre secondo l’Unep, negli ultimi anni milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, nel 2017 stimate in 11,23, siano imbarcati in totale assenza di sicurezza, spedite su container verso l’Asia.

Le criticità della gestione del sistema di riciclo della plastica a livello globale sono venute a galla il 1 gennaio 2018, (cfr. la voce del Quartiere) nel momento in cui la Cina ha deciso di bloccare l’ingresso di 24 tipologie di rifiuti da riciclare, inclusa la plastica.

Il gigante asiatico fino a quel momento aveva importato oltre il 72,4 per cento di tale tipi di rifiuti provenienti da tutto il mondo!

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Cosa fare?

L’Unep individua tra le principali cause:

  • le discariche illegali di rifiuti domestici e industriali e quelle legali mal gestite;
  • lo scarso trattamento delle acque reflue e gli sversamenti di acque reflue;
  • le cattive abitudini da parte delle persone che utilizzano le spiagge;
  • le industrie con processi che coinvolgono materiali plastici;
  • i trasporti;
  • le attività legate alla pesca;
  • i contenitori per i rifiuti non adeguatamente coperti;
  • le strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente;
  • i rifiuti abbandonati al suolo che gli agenti atmosferici trasportano nei corsi d’acqua.

Nell’ ottobre 2017 uno studio realizzato da alcuni ricercatori tedeschi, ha individuato 10 fiumi responsabili del 90% circa della spazzatura di plastica presente nei mari.

Lo studio in questione è basato sull’analisi di campioni di plastica e sull’elaborazione di dati acquisiti da ricerche precedenti, in particolare la ricerca si concentra sull’analisi di una raccolta globale di informazioni sui detriti di varie dimensioni presenti nella colonna d’acqua, sia frammenti microplastici (particelle <5 mm) che macroplastici (particelle >5 mm), combinata con informazioni inerenti il sistema di gestione dei rifiuti nelle zone interessate.

Tutti devono essere coscienti che a partire da circa settant’anni fa il novanta per cento della plastica prodotta non è stata per nulla riciclata, anzi è stata o abbandonata laddove non si è provveduto ad incenerirla. Insomma è stato contaminato l’ambiente e l’intero ciclo vitale è diventato malsano, con la conseguenza del diffondersi di particelle tossiche nell’atmosfera e l’inquinamento di suolo, falde acquifere, fiumi e mari.

Approfondimenti: 

Marine litter: a global challenge

Legal limits on single-use. Plastics and microplastics

Biodegradable Plastics and Marine Litter. Misconceptions, Concerns and Impacts on Marine Environments

Convenzione di Basilea

Uno studio di Science Advances

Production, use, and fate of all plastics ever made

 Napoli, 28 agosto 2019

Sono Martina Tafuro e ho 22 anni: laureata in Economia Aziendale alla Federico II. Scrivo per cercare di capire chi sono e dove sto andando, per dare sfogo alla mia inquietudine. Il mio desiderio più grande è quello di conoscere il mondo e i suoi meccanismi, partendo dall’indagine dei suoi più piccoli tasselli: le persone. Credo in un mondo più equo, ma sono già follemente innamorata di questo.