Lei, l’epifania della tenerezza
Lei, l’epifania della tenerezza
di Luigi Antonio Gambuti
Mai che me ne fossi allontanato, mai una volta, senza provare un grumo di rimpianto.
O che me ne fossi allontanato a mani vuote.
Senza niente chiedere, senza niente offrire, se non un incrociarsi in un ideale percorso di esperienze vissute nell’universo scuola, ci si incontrava a raccontarci cose d’ogni giorno, fatti e figure che d’intorno a noi e con noi trascorrevano i loro affanni quotidiani.
Lasciando impronte che tanto erano pesanti ed importanti per lei, Madre premurosa e saggia, che cresceva-allevava, nel suo grembo verginale, suorine in tutto il mondo e fanciulli e fanciulle nel segno di una Parola che ha sempre informato la sua voce. E si era testimoni, se non anche protagonisti, d’una Scuola che si pasceva di valori, di quei motivi di vita che si mettevano spesso in discussione per via di una modernità evocata più che vissuta, forse più subita che voluta.
Lei, la Madre, testimone vivente e trasparente dell’esperienza religiosa del Vangelo, toccata dalla ricchezza della sua interiorità; lei la Donna, che sapeva trasmettere con i gesti più semplici, lo sguardo,il sorriso appena accennato, un movimento della mano, la profonda vicinanza alla Parola.
Lei che donava a chi le stava accanto la certezza che fosse abitata veramente dalla ineffabile presenza del Signore; le che ascoltava, raccolta e premurosa per consolare, rassicurare, indicare la via e condurre per mano, in una ideale traversata per le intemperie della vita, colui o coloro che devotamente le si affidavano. Lei, l’epifania della tenerezza. Una figura, la sua, plasmata a mo’d’esempio di virtù per le quali il rapporto con Dio non è solo un rapporto di Parole, ma un rapporto d’Amore profondo, contaminante, d’obbedienza alla Grazia e per essa di obbedienza alla comunità.
Come a dire, serva tra i servi, nel nome del Signore.
L’esperienza religiosa di Madre Maria Gemma, inquadrata nel rapporto con Dio, coltivato giorno dopo giorno, si era trasformata in un “di più” di umanità, di una humanitas abbracciata con la tenerezza premurosa di chi sa essere al servizio e non al timone della barca navigante sui mari del mondo, di chi sa accostarsi agli altri e sollevarne il peso della Croce, condividendone lagrime e sorrisi.
Di estrema radicale fedeltà alla Missione, l’unica ragione della vita. Sono stato fortunato per averla conosciuta. E sono stato arricchito dalla sua, ahimè, scarsa frequentazione. Incontrandola s’è toccato con mano, s’è ascoltato, si è gustato un testimone trasparente della parola del Vangelo. Se ne è sentito il profumo e lo si sente ancora, della freschezza salutare di una Donna che invitava alla speranza, che, Madre rigorosa e gentile delle creature sparse nelle contrade del mondo, viveva e testimoniava la sofferenza per le debolezze e sollecitava, un attimo dopo, a rimboccarsi le maniche ed aprire gli orizzonti per realizzare il Regno di cui tutti avremmo potuto e dovuto abitare. Nel rosario dei ricordi, la cui corona si è arricchita di un grano tanto prezioso quanto raro, la memoria di Madre Maria Gemma Imperatore passerà di mano in mano, sino a quando, tante altre mani scorreranno i grani ,uno ad uno, per rendere grazie al Signore per avercela donata.
Napoli, 7 novembre 2015