La straordinaria forza di volontà del grande Gianni Sasso
A Trent’anni dall’incidente in cui Gianni Sasso perse la gamba, Il Suo Professore Antonio De Simone ricorda: “Sul letto dell’ospedale Gianni mi disse che sarebbe ritornato a giocare a calcio. La Sua straordinaria forza di volontà lo ha portato alle para olimpiadi di Rio”
di Gennaro Savio
Gianni Sasso, lo speciale atleta dell’isola d’Ischia che senza una gamba da anni strabilia gli spettatori di tutto il mondo per le sue straordinarie imprese sportive nella maratona, nel ciclismo, nel nuoto e nel calcio, in questi giorni partecipa alle paralimpiadi di Rio 2016 con la nazionale di triathlon. Il terribile incidente stradale che a sedici anni lo privò per sempre della gamba sinistra, a chiunque avrebbe tarpato le ali ma non a Gianni il quale, grazie alla sua straordinaria forza di volontà, non si è mai arreso alle avversità della vita e oggi è uno degli atleti più forti e completi al mondo. Straordinaria forza di volontà che l’atleta isolano aveva già da adolescente e che dopo il drammatico incidente anziché affievolirsi, si sviluppò ulteriormente. E a confermacelo a trent’anni di distanza ci ha pensato il suo professore Antonio De Simone, l’allora vicepreside dell’Alberghiero, l’Istituto scolastico che Gianni frequentava in quel “maledetto” marzo del 1986. “Professò, non vi preoccupate, credetemi io ritornerò a giocare a calcio” disse sul letto dell’ospedale ad un attonito De Simone. “Ricordo che il Preside Breschi – ha dichiarato il Professor De Simene – ci teneva tanto a che Giovanni potesse trovare subito un lavoro, potesse avere una sorta di gratificazione rispetto a ciò che gli era capitato. Però, devo dirti la verità, incominciai per la prima volta a conoscere quello che poi si è rivelato essere il vero Giovanni, quando al termine della visita che gli feci in ospedale, mentre stavo uscendo dalla stanza in cui era ricoverato, lui mi raggiunse con una frase a mo’ di rassicurazione dicendomi: ‘Professore, non vi preoccupate perché io tornerò a giocare a pallone’. E percorrendo il corridoio mi domandavo: ‘Ma siamo noi che dobbiamo dare coraggio a Gianni o è lui che deve dare coraggio a noi?’. Certo per me Giovanni Sasso, e lo posso dire con piena cognizione di causa, ha rappresentato e rappresenta una vera e propria lezione di vita e penso che questo valga non solo per me ma anche per i suoi amici e per tutti quelli che lo conoscono e gli vogliono bene. E non so quanti avrebbero avuto la forza di reagire a quella avversità come ha reagito lui. Si è dimostrato proprio colui che è capace di fare di necessità virtù. Ma dirò di più. Si è dimostrato un vero e proprio leone. E quella frase detta in ospedale, che per me che non lo conoscevo bene poteva significare volersi in qualche modo dare un tono più che un incoraggiamento per sé e per gli altri, fu un vero e proprio ruggito visto la carriera fatta da Giovanni.
E io che ho amato e praticato e tuttora amo e pratico lo sport, vedo in lui una sorta di supereroe. Se nel 1986 dopo l’incidente mi avessero detto “uno di voi due prima o poi andrà alle Olimpiadi”, io presuntuoso, ignorante e poco consapevole della complessità delle cose della vita, avrei pensato ‘ quello senz’altro sono io’. E invece la vita si incarica di smentirti e di farti scoprire che esistono dei supereroi come Giovanni Sasso”. Alla domanda se a poche ore dalla gara di Rio volesse dire qualcosa a Gianni, il Professor De Simone rivolto all’atleta olimpionico ha detto: “Gianni, domani alle 15.00 io sarò davanti al televisore e guai a chi mi disturberà e aspetto di vederti felice e trionfante. Se al tuo vecchio professore puoi dedicare un salutino con la manina o un altro cenno simpatico, io te ne sarò riconoscente per l’avvenire e può anche darsi che mi metterò a piangere”. Sin qui le parole di De Simone. Cosa aggiungere. Grazie alla sua straordinaria forza di volontà la promessa fatta trent’anni fa al suo professore sul letto dell’ospedale, Gianni l’ha mantenuta e come e oltre ad essere diventato la punta di diamante della nazionale italiana amputati, oggi rappresenta il nostro Paese alle Paraolimpiadi di Rio dove gareggia con la maglia azzurra della squadra di triathlon. E indipendentemente da quale sarà il suo piazzamento olimpico, possiamo ben dire che Gianni la sua medaglia d’oro l’ha già vinta sfidando senza mai arrendersi le tragiche avversità che la vita gli ha riservato sin da giovanissimo. Il suo esempio di coraggio e di riscatto siano da incoraggiamento per tutti coloro che quotidianamente sono costretti a fare i conti con le difficoltà della vita.
13 settembre 2016