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La meraviglia cede il passo allo scandalo, ma non alla sostanza
di Martino Ariano

 

Una nuova installazione a Napoli ha scatenato reazioni contrastanti: “Tu sì ‘na cosa grande”, opera di Gaetano Pesce, presenta una versione stilizzata di Pulcinella, icona napoletana, dalle evidenti connotazioni falliche, situata in Piazza Municipio.

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Questa scultura, alta 12 metri, rappresenta un vestito di Pulcinella, accompagnato da due cuori rossi trafitti da una freccia, simboli dell’amore dell’artista per Napoli.
L’opera, inaugurata il 9 ottobre nell’ambito del programma “Napoli contemporanea”, è diventata subito oggetto di discussione tra ironia popolare e riflessioni più profonde.
Ma cosa si cela dietro questo simbolismo provocatorio? È davvero una mera provocazione, o nasconde un significato più complesso?
Per comprendere il significato di questa installazione, dobbiamo fare un breve confronto tra arte contemporanea e classica, riflettendo sull’efficacia di simili opere nel contesto storico e culturale di Napoli, culla di capolavori immortali.
L’arte classica ha sempre cercato di esprimere valori universali di bellezza, proporzione e armonia.
Icone come il “Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino, conservato nella Cappella Sansevero, rappresentano l’apice della tecnica scultorea, capace di trasmettere emozione e soggezione attraverso una bellezza senza tempo. Quest’opera ha conquistato il cuore dei napoletani e dei turisti di tutto il mondo, simbolo di spiritualità e maestria tecnica. L’immagine del Cristo, con la sua delicatezza e perfezione, risponde a un concetto di arte che eleva l’osservatore, conducendolo verso una dimensione di bellezza sublime e incontaminata.

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Al contrario, l’arte contemporanea spesso sfida queste convenzioni, scegliendo di essere provocatoria e dirompente. L’installazione di Gaetano Pesce ne è un esempio emblematico. Lontana dalla ricerca di un’estetica perfetta, quest’opera gioca sul contrasto e sullo spiazzamento, generando una reazione che nasce non dall’elevazione dello spirito, ma dalla provocazione del senso comune.
L’arte classica o moderna, con fattezze chiaramente riconoscibili, è per sua natura più accessibile. Ciò che viene rappresentato è immediatamente identificabile, anche se può nascondere una costruzione scenografica più o meno complessa. Un esempio è un altro capolavoro custodito a Napoli, “Le Sette Opere di Misericordia” di Caravaggio, in cui, nonostante la complessità della composizione, i personaggi si identificano facilmente. Il dipinto di Caravaggio è un altro esempio di come l’arte del passato trasmettesse messaggi forti, ma attraverso una rappresentazione figurativa immediatamente comprensibile, che coinvolge l’osservatore senza sconvolgerlo.

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Ed è qui che entra in gioco una delle essenze dell’arte contemporanea: il suo essere rivoluzionaria e sfuggente ai canoni oggettivi e accademici. Spesso accusata di essere banale, infantile o superficiale, essa cela invece un inganno: per comprenderla, servono cultura, conoscenza, apertura mentale e sensibilità socio-politica
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Il gioco provocatorio, che Pesce mette in scena, richiede all’osservatore di andare oltre il semplice atto di guardare, imponendo una riflessione che abbraccia dimensioni più ampie e complesse.
Da non sottovalutare è la scelta di trasformare Pulcinella, figura tanto amata e radicata nella tradizione popolare napoletana, in qualcosa di diverso: un totem fallico che mette a disagio e spinge a interrogarsi su questioni di sessualità e patriarcato.
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Un gesto audace in una città legata alle sue tradizioni, dove la figura di Pulcinella è sinonimo di leggerezza e allegria, ma qui assume nuovi significati legati a questioni di genere e ruoli sociali. Come ha sottolineato la curatrice Silvana Annichiarico, l’opera celebra la fluidità tra maschile e femminile, con Pulcinella a rappresentare una figura ermafrodita, riflettendo le molteplici identità di Napoli.

Tu sì ‘na cosa grande” non è solo una provocazione, ma un omaggio a Napoli, città profondamente amata da Pesce, le cui radici erano liguri. L’opera racchiude la poetica dell’artista: attenzione al femminile, poetica dello scarto e dell’imperfetto, con elementi autobiografici che rispecchiano la sua vita.

In una città come Napoli, che vive una connessione profonda con il suo patrimonio artistico, l’arte contemporanea sfida costantemente il pubblico. E così, il dibattito su “Tu sì ‘na cosa grande” si inserisce in una riflessione più ampia: la provocazione nell’arte è necessaria per stimolare la riflessione e il dibattito, o rischia di alienare chi è più legato alla tradizione?

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In un mondo in cui arte classica e contemporanea si trovano in costante dialogo o conflitto, Pesce ha aperto un’ennesima finestra su questo scambio, mettendo in luce l’importanza di continuare a discutere su dove si collochi il confine tra rispetto per la tradizione e necessità di innovare. La provocazione è, quindi, non solo un atto artistico, ma un invito a interrogarsi su cosa l’arte possa e debba rappresentare oggi.

L’installazione di Pesce, visibile fino al 19 dicembre 2024, che piaccia o meno, ha raggiunto il suo scopo: far parlare di sé e scuotere le coscienze. Forse dovremmo seguire l’esempio dello stesso Pulcinella, abbracciando sia la bellezza della tradizione che le sfide del presente. Solo così possiamo arricchire il nostro panorama culturale e artistico, lasciandoci provocare, riflettere e, magari, cambiare.

 

Madrid, 14 ottobre 2024