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Il tango a tutte le età

di Cristina Iavazzo

E’ il sabato di un fine settimana come tanti e ci ritroviamo quasi per caso a varcare la soglia di una milonga. Sono circa le 22 e con grande stupore possiamo ammirare il popolo di appassionati che volteggiano leggeri e divertiti al passo di un focoso tango o di una splendida milonga: è la movida della terza età. Merletti, trasparenze, paillettes argentate, tutto per una serata speciale in cui non ci si risparmia quanto ad energie ed entusiasmo, orgogliosi di poter mostrare le proprie conoscenze faticosamente apprese durante le lezioni settimanali. Ma cos’è che anima questo fiume di gente della terza età verso il tango? Sicuramente per i più “grandicelli”, il tango rappresenta un’occasione di ritorno ad un passato che impietoso fugge via; la proiezione, per un istante, in quella gioventù che sembra, a momenti così lontana ma che per il magico attimo di un tango sembra rivivere. Ma il ballo è anche un’attività sociale divertente, che lega, unisce e coinvolge come pochi sanno fare, che aiuta a ridurre lo stress e dona una carica emozionale positiva, portando un enorme benessere allo spirito. E oggi sempre più medici sono convinti nell’affermare i benefici psicofisici del tango per la cosiddetta generazione della terza età. Già da tempo è noto che a livello fisico il tango è un toccasana per gli anziani poiché ne migliora la forza, la coordinazione, la stabilità del corpo, nonchè la velocità dei movimenti, e la salute cardiovascolare e polmonare. Ciò che invece ha sorpreso gli studiosi è la sua stupefacente azione migliorativa sul cervello, soprattutto in relazione a gravi malattie come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzhaimer. Esperimenti condotti in America su pazienti affetti dal morbo di Parkinson hanno rivelato che sottoporsi regolarmente ad una serie di lezioni di tango argentino aiuta a migliorare l’equilibrio statico e dinamico, nonchè la capacità di eseguire movimenti complessi, come girare attorno ad una sedia, sedersi o alzarsi. E questo perché il tango aiuta ad allenare alcune abilità psicomotorie che garantiscono al cervello una maggiore elasticità e attività, a dispetto degli effetti negativi di tutta una serie di demenze dovute all’età. Ma i suoi effetti benefici non sono ancora finiti! Poichè ballare il tango aiuta a ridurre la pressione arteriosa, si riscontra anche una minore insorgenza di infarti e ischemie cerebrali in chi lo pratica regolarmente. Inoltre agendo positivamente sull’umore, aumenta la risposta immunologica e rallenta il processo di invecchiamento del cervello. E’ quindi proprio il caso di affermare che “la salute vien ballando”. La domanda che a questo punto sorge spontanea è una sola: avremo forse scoperto l’elisir di lunga vita?

Napoli, 29 aprile 2014