Il Carruocciolo di Renzi
Il Carruocciolo di Renzi
di Luigi Antonio Gambuti
E’ come quando da ragazzi ci si precipitava col carruocciolo lungo una discesa, capelli al vento e la sfrontatezza di una forza nascente che non temeva freni. Breve il percorso, pochi minuti per consumarlo, ci si giostrava a destra e a manca per tenersi in sella e schivare sassi e fossi, esaltati dall’impresa d’arrivare a valle senza farsi male.
Con l’orgoglio di arrivare primi quando si giocava in gruppo. Così per Renzi. Ragazzo cresciutello, s’è posto in testa di correre a rotta di collo-quante volte l’ha detto e ripetuto!- lungo la china di un paese devastato, dove sassi e fossi lo sfidano e ne minano il cammino, dove lo stare all’erta è diventato necessario ad ogni passo che si muove e ad ogni cosa che si dice.
Se noi ci scorticavamo le ginocchia,il fatto restava tutto personale. Bastavano pochi giorni e si ricominciava daccapo col carruocciolo rigenerato.
Se cade Renzi, inciampa e cade,non deve dar conto solo di se stesso.
Ne ha voglia a dire che se cade o se fallisce nella sfida si ritira e…chiamatemi buffone!
La sua corsa non è soltanto personale.
Col suo carruocciolo scassato se fallisce porta allo sfascio il Paese. Perché il Paese conta tutto sulle sue parole , promesse senza sconti , come l’ultima sfida per uscire dalla crisi.
Renzi come torrente impetuoso nella palude melmosa dove sguazzano poteri e privilegi. Suona strana la strana coppia di Squinzi e di Camusso,l’alfa e l’omega d’uno scenario martoriato come quello del lavoro. Notizie devastanti all’ultim’ora le ha definite Renzi in quel di Londra. Notizie devastanti per i mille senza lavoro quotidiani che s’affollano alla soglia della fame e della disperazione.
Su altre sponde c’è chi si affanna a mantenere privilegi scandalosi e non nasconde l’arroganza che gli viene dal portafogli pieno.
Renzi ha messo in campo una spinta pericolosa. S’è caricato delle speranze della gente, si è posto come ultimo baluardo a fronte di una china dove non c’era alternativa.
O vince Renzi o muore il paese.
Non perché le sorti di tutti siano legate alle sorti dell’ uno.
E’ che quest’uno oggi è l’uno che raccoglie le sofferenze dei molti,di coloro i quali sperimentando tutte le occasioni per risalire la china, non sono riusciti a riveder le stelle.
Dai fallimenti storici delle vecchie consorterie; dal siluramento inaudito del Lettastaisereno, non c’è rimasto che lui.
In casa Berlusconi, nel caos creativo inventato da Brunetta, si sta consumando l’ultimo rito per la successione dell’impero.
Mai come in questa vicenda si potrebbe richiamare la storica frase: dopo di me il diluvio, che rappresentò l’ultimo lampo di potere di un sovrano spodestato.
Dopo Berlusconi c’è il vuoto, vuoto assoluto.
Si sgonfieranno le matelde(che volete,mi piace chiamarle così!) si disperderanno i servi ed i signori, tutti a ramengo ad aspettare un capo visto che il dieciaprile s’appresta di qui a poco a dettare l’ultima parola.
Dalle parti di Renzi. Letto come segretario di partito, non tira aria di condivisione. Ci sono malumori e spinte conservatrici che ne fremano la corsa,talvolta a ragione,tal’altra a torto nella realistica considerazione che certe manovre non possono essere realizzate.
Tante sono le perplessità nelle cose che Renzi capo del governo ha messo in calendario. Cionostante Renzi va netto, a testa bassa con la sfrontatezza del giovane rampante e si scontra con la determinata presa di posizione dei notabili adusi a mantenere, a non cambiare,a torto e forse a ragione,per non distruggere il tutto senza provvedere a garantire il futuro a ciò che resta sul tavolo da gioco.
Le quattro promesse oggetto della sfida sanno di grosso e già trovano ostacoli e i soliti lacciuoli.
Sulle riforme costituzionali irrompono giudizi severi e accuse di autoritarismo e di deriva antidemocratica; sul mondo del lavoro perplessità derivano da letture diverse della questione che pesa fortemente sulla discussione. Le energie ci sono,vanno incanalate e gestite col sacrificio di tutti,anche di coloro che mai hanno investito per e sul bene collettivo. Ha scritto bene Scalfari ricordando Guido Carli :pesano lacciuoli antichi quali la mescolanza tra finanza privata e politica; la carenza di innovazioni nelle manifatture,la scarsità del credito, la corruzione,l’evasione e le mafie,per finire, e, scusate se è poco,direbbe qualcuno.
C’è tutto il panorama di siepi e fossati che minano il cammino del presidente Renzi. Sarà capace costui di far fronte alle derive che queste patologie non mancheranno di minare lo stato di salute dei suoi collaboratori?
Saranno capaci i giovani governatori di alzare la voce e cambiare verso e direzione alle sorti del Paese?
E’ questa l’ultima occasione . C’è poco da argomentare,al di fuori di questa riflessione.
Le bastonate del papa fanno ancora male e le derive strane che aggrediscono i partiti non promettono nulla di buono.
Cosa c’è da dire sulla frana dei partiti siciliani; sulla voglia di repubblica veneziana (ohibò, hanno rifatto il cannone!) sulla secessione calabra, sulle tante forza Campania, forza Sardegna, forza Puglia (qui Fitto ha vinto la partita) e di tante sorgenti autonomie?
Riformato il senato, scatenata l’irritualità del presidente Grasso e la condanna dei costituzionalisti di frontiera; scassate e svuotate le province; rivisitato il famigerato titolo V con tutte le questioni che nel tempo ha generato, il nostro si è imbarcato in un mare tempestoso affollato di pescecani e di …sirene.
Che stia attento ai primi,sempre piu’ affamati,che si tenga a distanza delle seconde che,da sempre,hanno rappresentato la fine ingloriosa di ogni rappresentazione.
Nel frattempo si agita nel mondo un vento nuovo e stranamente vecchio..
Tutto si mantiene e tutto si trasforma.
Nello scenario quotidiano raccogliamo le chicche da sottolineare,per costruire il nostro patchwork quindicinale,per le domande dei nostri quindici lettori.
Bella la “circoncisione”del parlamentare, conciso nel parlare, registriamo l’azione del Grasso boldrinizzato; della successione del Cavaliere ( la resa dei conti si avvicina!); delle candidature per le europee,campi di battaglia fra correnti e correntoni,notabili e servitori; del cortile sempre più rissoso di un partito che non perde il vizio di farsi male contro ogni previsione; del turbo riformista degli alfaniani dispersi,della luna di miele coi mercati; della FIAT traslocata da Torino, del dibattito tra euroscettici ed eurocritici, dell’accrocco di poteri che minano l’assetto democratico e di tante altre amenità che il belpaese si regala ad ogni spuntar del sole e del porno al femminile. E’ questo il punto più importante, dopo il divorzio breve.
Finalmente, se ne sentiva la mancanza, si è liberata la sfera intima del concetto di vergogna e s’è colmato un vuoto nel settore!.
Nell’attesa dell’alba leggiamo sul Mattino: nella terra dei fuochi impennata di morti per tumore. Tanto succede, tanto si tiene.
Napoli, 3 aprile 2014