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FORMAZIONE. DA DOVE INIZIARE?
di Don Giulio Cirignano

           Formazione del popolo di Dio, dunque. Ma, ripetiamo, da dove iniziare? Personalmente sogno un anno di digiuno sacramentale sostituito da un anno di intensa formazione. Ma questa, forse, è solo un’ idea balzana. Certo non si può continuare a fare battesimi senza che se ne comprenda il senso, programmi di catechismo che non lasciano segni, prime comunioni festaiole, cresime che spesso muoiono sul nascere, celebrazioni eucaristiche con omelie insignificanti a cui si partecipa, per di più, con distratta vanità, matrimoni come fiori di campo che si dissolvono ad un soffio. E le feste patronali ricche di folclore e povere di anima? Possiamo illuderci circa la frequenza in particolari festività dell’anno liturgico quali Natale e Pasqua? No, non possiamo. Le strutture parrocchiali e diocesane sono adeguate? Le domande fotografano ciò che si vede, anche se solo nel raggio ristretto della esperienza diretta. La realtà, forse, nel profondo è più complessa e ricca. Ma ciò che si vede attende risposte adeguate.

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          Si pone subito un problema procedurale. Ci si chiede cioè se sia meglio iniziare da riforme strutturali o, piuttosto dal robusto recupero della coscienza evangelica. A prima vista sembrerebbe più utile e di maggiore efficacia iniziare dal riformare le strutture eliminando quelle anacronistiche e che non servono, incentivando quelle di più recente istituzione. Facciamo degli esempi. A cosa servono certe congregazioni della curia vaticana? E’ proprio necessario che siano gestite da vescovi e cardinali? Non sarebbe meglio affidare la gestione di quelle che paiono conservare una certa utilità a laici o religiose? Non sarebbe una riforma di grandi vantaggi per la Chiesa rimandare quell’abbondante personale nelle diocesi di origine ad esercitare il ministero sacerdotale se ancora ne conservano l’intenzione? Stesso discorso, riferito alla realtà italiana, per quanto riguarda l’ampia impalcatura degli uffici C.E.I : perché mantenere in vita quella struttura che altro non è che luogo di coltura delle ambizioni? Peraltro costata moltissimo sia in Circonvallazione Aurelia che in casa Assistenti in via Marchetti Selvaggiani, come pure in via Aurelia, nei due ambienti, quella davanti alla Domus Mariae e quello più a sud adibito agli uffici di sostentamento del clero. Perché non si informa Papa Francesco della valanga di soldi spesi?

       Sul piano delle riforme strutturali non sarebbe da rivedere la rete delle diocesi? Ancora: Perché si continua con le Conferenze episcopali anziché riformarle cominciando proprio dal nome e passare a ‘Conferenze ecclesiali’? Come è possibile, altrimenti, liberarsi da clericalismo e maschilismo?

          I seminari, poi, non sembrano essere luoghi di formazione. Non sto parlando dei seminari postridentini, quelli nei quali sono passai i sacerdoti di una certa età, veri e propri luoghi di sformazione, in cui la persona, in tenera età, veniva progressivamente privata della adolescenza e della giovinezza, sto pensando a quelli di oggi. Non ne ho diretta esperienza, ma a vedere cosa producono non possiamo trattenere stupore. Sono tornate di moda ambite talari, piò o meno colorate, cotte trinate, titoli onorifici. Un monsignorato, come un sigaro toscano, non si nega a nessuno! Perché in uno slancio di coraggio non si pensa a formare pastore che in piccoli gruppi possano accendere una fiamma di vangelo in quei desolanti quartieri di periferia o in piccole parrocchie di campagna prive di sacerdoti, dove la organizzazione ecclesiale tradizionale si rivela del tutto inadeguata?

           Il discorso circa le riforme strutturali potrebbe continuare. Ma sono convinto che non sia il giusto punto di partenza. Occorre privilegiare la formazione, seria, sostanziosa, alla luce della Parola di Dio, sotto la spinta delle provocazioni conciliari. Occorre ricostruire una lucida consapevolezza della bellezza della proposta che Dio ha fatto all’uomo attraverso la storia affascinante di Gesù, delle sue parole dei suoi gesti. Sulla sua figura, poi, progettarenuovi percorsi di catechesi degli adulti. In lui ridonare la forza di impostare progetti di vita più umana. Questo al primo posto, poi se è il caso, accompagnare il percorso anche con alcune riforme sul piano strutturale. Lo Spirito, da parte sua, circola silenzioso nel popolo di Dio e siamo convinti che troverà i modi e le strade per un nuovo rinascimento.

Napoli, 9 maggio 2018