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Da clienti a credenti
di Matteo Tafuro

 

In Occidente vediamo gli alberi ma non percepiamo il giardino

 

cittadino-del-mondo2Mio nonno Felice diceva: “Io ascolto la natura, io so quello che il portone di Sant’Antonio mi dice”. Io cittadino del mondo iperconnesso posso ancora parlare con la Pachamama, Madre Terra, e capire quello che mi comunica?

Nel 2103 guardando indietro a questo XXI secolo mi chiederò perché si possedevano così tante cose.

Ma, se guardaste appena un po’ indietro nel tempo, penso al tempo di mio nonno Giovanni, vi accorgereste che per centinaia di migliaia di secoli l’uomo è vissuto alla giornata, cittadino di un mondo concepito a sua misura, producendo per l’autoconsumo, riutilizzando i beni di generazione in generazione, scambiando per ottenere ciò che non si riusciva a produrre da solo.

Oggi siete fagocitati dal mito del ritorno all’innocenza della specie, tanto che nascono sempre nuove forme di pensiero e di azioni, tutte inventate per farci sentire tutti più buoni, belli e altruisti.

Nel 2011 formalmente nasce il concetto di sharing economy e per il suo fantasmagorico debutto viene scelto il significato di consumo collaborativo.

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Il termine consumo collaborativo ha origine nel 1978 e fu coniato da Marcus Felson e Joe. L. Spaeth nel loro articolo: “Community Structure and Collaborative Consumption: A routine activity approach”,pubblicato sulla rivista American Behavioral Scientist. Il concetto di sharing economy iniziò ad essere discusso alla fine del Novecento da economisti e uomini d’affari, ma si è concretizzato con il diffondersi di internet e con la nascita delle community. Nel 2011 Bryan Walsh, senior editor al Time Magazine, nell’articolo: “10 Ideas that Will change the World”. Time Magazine, March, 2011, afferma che la sharing economy è una delle dieci idee destinate a cambiare il mondo di domani. La premessa è la seguente: la seconda decade del ventunesimo secolo è testimone di uno slancio economico dettato da una vera e propria rivoluzione virtuale.Questo modello si è sviluppato soprattutto grazie al progresso tecnologico che ha permesso una sempre maggiore diffusione di internet, della tecnologia, delle community on line e di nuove piattaforme tecnologiche. In questo panorama gli imprenditori che operano nel campo della sharing economy hanno scorto un’opportunità per i consumatori offrendo loro la possibilità di condividere sia beni tangibili, come la casa o l’auto, che intangibili, come il proprio tempo libero.
  
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Oggi la sharing economy, impera, è viva e in ottima salute e siete voi a garantirne la crescita.

Crescita costante e tumultuosa, pensate a Uber, il servizio di taxi privato, oppure a AirBnb, che permette di affittare una stanza o un’intera abitazione per alcune notti in tutto il mondo.1

Insomma, sono queste alcune delle piattaforme digitali che utilizzano le dinamiche della collaborazione.

Poveri ominidi, se da novizi avete iniziato con la gig economy, l’economia dei lavoretti o con l’on demand economy, adesso l’avete battezzata economia della condivisione, perché il mondo odierno è terra di conquista di gente che sa vestire di parole giuste cambiamenti rischiosi, nessuno si scalda di fronte a una piattaforma, mentre condivisione è l’opposto di egoismo, perché vi fa essere quello che tutti vorreste essere… degli altruisti.

È la traversata della porta stretta che ci conduce alla pienezza della carità, la virtù teologale per antonomasia, quella che ci invita ad amare il prossimo come noi stessi.

Consumatori di tutto il mondo unitevi!

Se abbraccerete la sharing economy, non solo avrete la possibilità di rimpinguare il vostro esangue conto in banca ma, nientepopodimeno (forma univerbata della locuzione niente po’ po’ di meno), vi avvicinerete a Dio.

Basta muovere il vostro ditino e con un paio di clic su una app, cambierete il mondo.

Finalmente una vera rivoluzione, capace di trasformare l’intero pianeta e i suoi abitanti, perché non serve più la relazione fisica, dove persino il Megadirettore Galattico non ha bisogno di conoscere i suoi dipendenti/sottoposti.

il buio oltre la siepeCon sorriso magnetico con parole chiare, il nuovo profeta, predicherà che il nuovo approccio ha a che fare con il riemergere della comunità e la rinascita della fiducia verso l’Azienda.

Sì, perché, se decidi di far dormire in casa tua il Signor Nessuno con Airbnb, è solo perché senti di poterti fidare di lui, perché senti che tutti e due siete già stati clienti di qualcun altro che vi ha valutati positivamente.

La sharing economy, nel racconto edificante e edificatorio del mito fondativo ha solo vantaggi, uno su tutti: è vantaggioso economicamente.09

I cantori della sharing economy come indomiti catechisti laici ci spiegano che essa porta alla decentralizzazione della ricchezza, del controllo e del potere.

Per questi motivi è un’economia migliore del modello economico precedente, quello rozzo della produzione e del consumo che aveva promesso indipendenza economica, libertà, realizzazione personale e anche felicità e… rovinosamente mantenuto poco.

L’evangelista ci spiega che il nuovo modello merita di avere successo perché le comunità, il controllo e l’indipendenza economica vittime del modello precedente sono elementi incastonati nell’infrastruttura stessa della sharing economy.

Trasformare i clienti in credenti… ci risiamo un’altra volta.

Non sia fatta la mia, ma la tua volontà.

Nola, 11 aprile 2025