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Come una barca in mezzo al mare
di Luigi Antonio Gambuti

Come una barca col motore in avaria in mezzo al mare. Popolo di migranti in balia di scafisti delinquenti , filibustieri e grassatori, gli italiani vivono -stanno vivendo- un momento particolare della loro storia nazionale.
Popolo di navigatori e di poeti, cultori di lettere e di diritto, eroi, loro malgrado, di guerre non volute e pesantemente sopportate, gli italiani, noi, che rischiano di perdere quei vincoli di cultura e di valori che ci hanno sostenuto come comunità organizzata, noi precipitati in un vortice infame e senza fine, ci siamo aggrappati al legno giovane d’un giovane capitano coraggioso.
Naufraghi d’un naufragio ventennale devastatore di coscienze usi e costumi; orfani di una credibilità d’oltrefrontiera che ci era doverosamente riconosciuta, ci siamo, e finalmente, risvegliati dalla sonnolenza berlusconiana fatta di pomate e di lustrini, per riaprire gli occhi sulla realtà devastante e devastata che mai s’era vissuta dal dopoguerra a oggi.
Vent’anni e più di sfascio: morale prima che politico; politico, prima che organizzativo;organizzativo prima che esecutivo.
La patria felix, ingoiata dal moloch della corruzione-leggasi di Mose ed Expo, risalendo su da Genova Carige, sta recuperando – ma fino a che punto manterrà la corda?- dal profondo della sfiducia e dello scoramento, annaspando per tenersi a galla.
Gli Italiani si sono aggrappati a Renzi col “suo” partito democratico, investendo le residue speranze sulle spalle giovani del segretario fiorentino, del volitivo e coraggioso presidente del Consiglio; letto e vissuto nella cornice di un partito-ecco, è ritornato!- che ha fatto abiura dei suoi conflitti interni e si è posto a difesa della democrazia , quale elemento fondativo della comunità organizzata.
Messo in ginocchio il partito personale- la cocente sconfitta berlusconiana; azzerata la smania distruttrice di un aggregato virtuale di personaggi saliti alla ribalta sulla scala del disagio collettivo, l’elettorato si è reso conto, e finalmente, che sarebbe stato pericoloso continuare nella melmosa discussione sui “massimi sistemi” e ha dato il colpo di grazia agli imbonitori di mestiere. Ed ha chiamato Renzi.
Renzi è entrato in campo e ha vinto la partita.
Il suo pragmatismo;la dichiarata speranza di riuscire;la fiducia riposta nell’elettorato non piu’ mitridizzato dalle sirene arcoriane; non più drogato dalle proteste grilline,- sì, forse giuste, ma dopo?- ha riempito il suo carniere.
Ed ha caricato di una enorme responsabilità le sue giornate.
La situazione che ha trovato è drammaticamente desolante,incancrenita da una micidiale corsa alla deresponsabilizzazione collettiva.
Trovato il morto,manca l’assassino.
Facendo tara della corruzione; dell’evasione fiscale , del tradimento della burocrazia delle truffe legalizzate e della contaminazione del potere con le frange sempre più agguerrite e sempre meno occulte di un contropotere criminale ; con i codici e con le “canne dei fucili”, bisogna attrezzarsi per modificare dal di dentro e riscrivere lo stato della situazione del Paese.
Raddrizzare la barca sapendo usare il timone e sapientemente svuotare le sentine maleodoranti che ne minano il galleggiamento. Il coraggio non gli manca.
A Renzi e ai suoi ragazzi bisogna dare tempo e fiducia,fiducia più che tempo,perché possa raggiungere i suoi obiettivi.
E far fronte a critiche e sirene.
Approfittando dell’auspicato e riuscito salto di cultura che la sinistra ha fatto nell’ultima tornata elettorale,la deve consolidare con fatti e gesti di deriva positiva.
Coraggiosamente agisca; ascolti con rispetto ed attenzione chi parla e scrive di politica e di democrazia”pluridefinita” – l’ultima e più assordante è quella di ratifica- , di arrogante liquidazione delle posizioni critiche; di prevaricazione dell’esecutivo nelle robe di materia costituzionale (vedi la riforma del senato) e delle risultanze negative che vengono da analisti pubblici e privati.
Vada avanti e tenga integro il suo tasso di “simpatia” col popolo italiano.
C’è chi parla e scrive di “democrazia ibrida” facendo il suo mestiere.
Parola nuova che porta alla mente le scelte di Toyota con le sue trazioni .
Qui si parla e si discute di partito-antipartito;di fiducia e di sfiducia,di leader e di antileader, sino a svuotare del tutto le poche fragili certezze che hanno costituito l’asse portante del nostro pur consumato assetto democratico.
Siamo in avaria in un mare tempestoso.
Dopo discuteremo degli stili democratici,dei rinnovati equilibri tra poteri e delle pure assennate elucubrazioni costituzionali.
Tutta roba seria ed importante,non c’è che dire.
Adesso riportiamoci a galla, “riscriviamo il Paese”,poco a poco,passo dopo passo,-oh, Bassolino!- per metterci al sicuro.
Dopo sarà più gustoso ed utile parlare di iperdemocrazia e scorciatoie ,di sensibilità istituzionale e ibridazione e del tempo e dello spazio dilatati.

Napoli, 21 giugno 2014