A colpi di Allah!
A colpi di Allah!
di Giulia di Nola
Circa gli infedeli (coloro che non si sottomettono all’Islam), costoro sono “gli inveterati nemici” dei musulmani [Sura 4:101]. I musulmani devono “arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove” [Sura 9:95]. I musulmani devono anche “ circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell’Islam senza sosta” [Sura 4:90]. “Combatteteli finché l’Islam non regni sovrano” [Sura 2:193]. “tagliate loro le mani e la punta delle loro dita” [Sura 8:12].
E’ evidente che in questi (s)acri versi del Corano non vi si possa scorgere nessun inno alla pace, ma una inquietante chiamata alle armi del popolo islamico verso ogni dissidente dato che, poi, al Dio dell’Amore – quello di Abramo, Isacco e Giacobbe – il Profeta vi si sia sostituito e a chiare note, in modo del tutto scriteriato, propone le sue nebulotiche visioni intessute di odio, violenza e ingiustizia.
Contro un Occidente che ai musulmani appare diverso e ribelle, il vangelo medinese leva alto il suo macabro canto di guerra che trova terreno fertile in una finta e barcollante Unione Europea ove ogni singola nazione mostra i segni d’un evidente avvizzimento. In nome, forse, di un’algoritmica e disordinata accoglienza di profughi e migranti, senza identità, senza tradizioni, le nazioni europee divengono facile bersaglio.
Attraverso mezzi rudimentali e mediante efferati attentati, ultimo tra tutti quello subito dalla Turchia nella cinquantesima Giornata della Pace, l’ ISIS lancia, dal profondo delle sue indurite convinzioni, l’urlo sanguinario di vendetta che giunge dritto al cuore del Vecchio Continente; l’obbiettivo, primo e ultimo, è quello di voler scardinare e infine distruggere non la ricchezza materiale, non le differenti condizioni economiche, ma il Cristianesimo che ruota e poggia tutto sulla figura di Cristo: vero Dio, vero Uomo, vero Amore.
Nessun intervento da parte degli imam, nessuno che si dissoci, in modo cristallino e netto, così come nessuno sceiccato, nessun emirato, nessun petrolmonarca troppo intento a intrattenere proficui negoziati con l’intero globo, che si offra o s’impegni di dare congrui sostegni alla propria stirpe che mostra, senza reticenza alcuna, tutta la sua intransigenza e le sue miserrime condizioni; senza dimenticare che chi ne fa le spese, chi paga con la vita è sempre la gente comune, quella che magari, in una lieta serata invernale, gira serena e spensierata per le strade o i mercatini della propria città.
Come mai? Perché? Silenzio è assenso? Insomma c’è qualcosa che non torna e che resta mistero.
Si parla di dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste, in particolare tra cristiani e musulmani. Giusto, giustissimo direi! Non credo però sia risolutivo; d’altra parte c’è differenza tra chi sa di essere Dio (Gesù) e chi pensa di esserlo (Maometto). Tale differenza, quindi, rappresenta una condizione che vede le due religioni viaggiare parallele e non incontrarsi mai; esiste una voragine, in definitiva, che non potrà mai essere colmata!
‘‘Mettiamo anche solo i legislatori e gli orientatori dell’umanità, a partire dagli antichi, continuando con i vari Licurgo, Solone, Maometto, Napoleone e così via, tutti fino all’ultimo erano delinquenti, […] e tuttavia non si sono fermati davanti al sangue, se solo il sangue (alle volte del tutto innocente) poteva esser loro d’aiuto. E’ persino sorprendente che una gran parte di questi benefattori e orientatori dell’umanità siano stati massacratori particolarmente terribili.”
‘‘Oh, come capisco bene il ‘Profeta’, con la scimitarra, a cavallo: ‘Allah ordina, e tu obbedisci, tremante creatura’. Ha ragione, ha ragione il ‘profeta’ quando mette nel mezzo di una strada a caso una buo-o-ona batteria, e colpisce il giusto e il colpevole, senza nemmeno degnarsi di dare una spiegazione! Obbedisci, tremante creatura, e: non desiderare, perché questo non è compito tuo!…”
Dostoevskij Fedor (Mosca, 30 ottobre/11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 28 gennaio/9 febbraio 1881). Scrittore e filosofo russo. I fratelli Karamazov, Einaudi, 2005, p. 321, 322, 340, 341.
Napoli, 7 gennaio 2017