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Ambiente, M5S attacca il Governo: Terra dei fuochi si brucia ancora.

“Nella Terra dei Fuochi i roghi tossici proliferano indisturbati: sono quasi 20 al giorno. Nulla è cambiato da quando è stato emanato il Decreto del governo dieci mesi fa. Eppure era così urgente che ci hanno impedito di modificarlo. Intanto, l’Istituto Superiore di Sanità nell’ultimo studio Sentieri ha evidenziato l’aumento esponenziale di ricoveri per tumori nei bambini fino a 14 anni per le province di Napoli e Caserta. Siamo oltre l’emergenza”. Lo dichiarano le senatrici Paola Nugnes e Vilma Moronese, senatrici del M5S in Commissione Ambiente, che hanno presentato una interrogazione parlamentare al Ministro Galletti. “Chiediamo al ministro dell’ambiente quante procedure di bonifica siano state avviate sino ad oggi, se si stanno effettuando i controlli sul territorio e quanti uomini delle Forze Armate stanno operando. Se il gruppo interforze previsto dal decreto sia mai partito e se siano state ultimate le indagini disposte sui terreni agricoli” scrivono le senatrici nell’atto ispettivo.

Roma, 9 ottobre 2014

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01269

Atto n. 3-01269 (in Commissione)

Pubblicato il 8 ottobre 2014, nella seduta n. 326

NUGNES , MORONESE , CIOFFI , PUGLIA , PAGLINI , AIROLA , PETROCELLI , SERRA , CAPPELLETTI , GIROTTO , MANGILI , BERTOROTTA , CATALFO , LUCIDI , MORRA , SCIBONA , LEZZI , BUCCARELLA , FATTORI , BULGARELLI , CASTALDI

- Ai Ministri dell’interno e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:
in data 5 febbraio 2014 veniva definitivamente approvata dal Senato la legge n. 6 del 2014 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’8 febbraio 2014, n. 32), di conversione del decreto-legge n. 136 del 2013, recante “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate”;

tale decreto veniva annunciato dal Governo quale misura concreta e risolutiva per i gravi problemi che da oltre 30 anni devastano il territorio compreso tra Napoli e Caserta, contemplando le risorse per le bonifiche, lo screening sanitario, la mappatura dei suoli in funzione dell’interdizione alla produzione e commercializzazione di prodotti alimentari a rischio, la repressione delle opere di devastazione, disponendo all’uopo il dispiego di 800 unità di personale delle forze armate, atte ad impedire il perpetuarsi del fenomeno dei roghi tossici;

sul sito internet della Regione Campania dal novembre 2013 è attiva una sezione dove vengono raccolti i dati inerenti all’attività fino ad ora condotta nell’area. La sezione avrebbe lo scopo di dare trasparenza, più volte enunciata solo a parole, alle attività condotte, ma gli ultimi dati rinvenuti risalgono al lontano febbraio e marzo 2014;

sul portale “Prometeo” (il portale della lotta agli incendi dei rifiuti in Campania) della Prefettura di Napoli vi è un resoconto dettagliato delle attività di controllo svolte fino ad ora. Tuttavia la maggioranza dei dati raccolti riguarda cumuli di rifiuti per strada, pochi o nulli i controlli nelle aziende e quasi nessuna attività investigativa atta a rintracciare la filiera di smaltimento illecito di rifiuti post industriali, e quindi i responsabili, anche economicamente, della devastazione tuttora in atto su quei territori;

manca, inoltre, qualsiasi riferimento in merito a quali siano state le iniziative intraprese dopo l’identificazione dei luoghi degli illeciti, in particolare relativamente alla caratterizzazione, alla bonifica e al recupero delle spese di gestione a carico dei responsabili;
in data 11 marzo 2014 veniva pubblicato il primo decreto interministeriale con la classificazione dei terreni analizzati in 5 categorie di rischio. Si evidenziava, comunque, la necessità di effettuare ulteriori indagini analitiche dirette (suolo, matrici vegetali), con riferimento ai siti classificati ai livelli di rischio da 5 a 2;

a commento dei primi dati sullo stato dell’inquinamento dell’area, nella relazione scientifica elaborata da agenzie governative, università, enti scientifici si legge: “Allo stato dei risultati attuali e delle informazioni complessivamente disponibili non esistono elementi per definire a rischio il 98 per cento dei terreni sottoposti a mappatura nei 57 comuni identificati nella direttiva”;
a giudizio degli interroganti tale affermazione tradisce la fallacia del dato annunciato. Non si afferma infatti che il 98 per cento delle aree sia sicuro, ma semplicemente che non esistono elementi per definire a rischio quel 98 per cento delle aree. Ancor più ingannevole appare il dato se si considera che il controllo è stato limitato solamente alle aree agricole, mentre è noto che il problema riguarda tutto il territorio e che il danno spesso, attraverso le falde acquifere ad esempio, si estende anche ad altre aree;

ad oggi agli interroganti non risulta condotta alcuna indagine sulle aree non agricole, ma potenzialmente a rischio, ad esclusione di quelle disposte negli anni dalla magistratura;

in data 11 marzo 2014 il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Martina dichiarava: “Grazie ai risultati della mappatura dei siti nei territori indicati dalla Direttiva interministeriale dello scorso 23 dicembre, abbiamo individuato le aree su cui dobbiamo intervenire. Con il decreto di oggi possiamo mettere in campo azioni incisive e nei prossimi 90 giorni provvederemo ad ulteriori accertamenti. Da subito bloccheremo la vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni dei 51 siti che sono stati classificati a rischio. La nostra attenzione per questa terra rimane altissima e per questo giovedì sarò a Castel Volturno insieme al Corpo forestale dello Stato”;

sebbene i cittadini campani avessero già dapprima denunciato insieme al Movimento 5 Stelle l’inefficienza del decreto all’atto dell’emanazione hanno avuto modo, in seguito, di constatare personalmente l’inefficacia delle azioni previste dal citato decreto-legge n. 136 sia sul fronte della prevenzione dei roghi tossici, numerosi e visibili ogni giorno, specialmente di notte (si ricorda che già dal novembre 2013 esiste in Campania un apposito commissario ai roghi tossici), sia per quanto riguarda il controllo del territorio, assolutamente insufficiente, considerato che si combatte contro interessi legati allo smaltimento illecito dei rifiuti che contano ingenti guadagni di diverse centinaia di milioni di euro;

in data 24 settembre 2014 è andata in onda una puntata della trasmissione “Le Iene” di Italia 1 sulla “Terra dei fuochi”. In particolare l’inviata ha documentato la mancanza di ogni controllo sui terreni sequestrati, dove la coltivazione dei prodotti dovrebbe essere stata interdetta, ma in realtà continua insieme alla commercializzazione degli stessi; il divampare dei roghi tossici, che continuano indisturbati; l’assenza di una squadra investigativa che abbia portato alla luce la filiera criminale cui imputare il danno e su cui agire per fermare il disastro ancora in atto;

durante la trasmissione è stato detto testualmente che “non è stato fatto niente, la risposta politica è sempre insufficiente. Come la promessa di 850 militari per pattugliare le zone, ne sono arrivati solo 100 per controllare 96 Km quadrati. Gli addetti allo sversamento dei rifiuti hanno ormai capito che le ore notturne sono ideali per sversare, impossibili da individuare e con modalità diverse, non più con grossi e visibili camion. Le risposte sono state insufficienti: in sei mesi gli arresti in flagranza sono stati soltanto tre a fronte di 20 incendi al giorno”,

si chiede di sapere:

se ai Ministri in indirizzo risulti quali corpi di polizia investigativa siano stati preposti alle indagini volte a rintracciare e bloccare la filiera di smaltimento illegale di rifiuti post industriali con l’obiettivo inderogabile di mettere fine agli sversamenti illeciti e ai roghi, e quanti uomini siano stati impiegati in tali azioni, quale sia il loro monte ore di attività e quali le attribuzioni di competenza;

quanti tecnici stiano operando al controllo del territorio, per quante ore e che tipo di controlli svolgano;

quanti siano i militari delle Forze armate impiegati sul territorio e che tipo di controllo stiano svolgendo ed abbiano svolto fino ad oggi, tenuto conto delle funzioni di agente di pubblica sicurezza loro attribuite dalla legge n. 6 del 2014;
se risulti che siano state ultimate le indagini dirette disposte con il decreto interministeriale dell’11 marzo 2014 la cui conclusione doveva avvenire entro i successivi 120 giorni ex art. 1, comma 6, del decreto-legge n. 136 del 2013;

per quale ragione, nonostante i roghi continuino ad essere un fenomeno quotidiano, gli arresti effettuati dalle forze dell’ordine per il reato di combustione illecita di rifiuti, di cui all’art. 3 del decreto-legge, siano stati, in quasi un anno, soltanto 2 nella provincia di Caserta e 2 nella provincia di Napoli, nonostante il dispiego di 800 unità di personale delle forze armate;

quali siano i successivi provvedimenti amministrativi e penali adottati verso i responsabili e quante procedure di bonifica siano state avviate fino ad oggi;

se risulti quali siano i motivi per cui non è stato ancora emanato il decreto ministeriale di cui all’art. 2-bis, comma 2, del decreto-legge n. 136 del 2013, che il Ministro dell’interno, in sede di presentazione della relazione sulle attività dell’alto comitato di vigilanza sulle grandi opere, in data 7 luglio 2014, affermava essere in fase di predisposizione, decreto che avrebbe dovuto provvedere all’istituzione del GIMBAI (gruppo interforze per il monitoraggio e le bonifiche delle aree inquinate), che dovrà operare in stretto raccordo con la sezione specializzata coordinando gli uffici già esistenti;

se ritengano la proposta, contenuta nella legge delega sul riordino della pubblica amministrazione, di riorganizzazione delle forze ambientali con suddivisione del Corpo forestale dello Stato nella Polizia ordinaria, una misura opportuna, tenuto conto della comune esigenza espressa dalla popolazione, dagli operatori tecnici, dalle forze dell’ordine e dalla magistratura di rafforzamento del controllo ambientale specializzato;

se ritengano che tale proposta sia in contrasto con il rafforzamento ed il riconoscimento più volte ribadito, anche nello stesso decreto-legge n. 136 del 2013 (art. 1, comma 6-septies), del ruolo fondamentale che attualmente sta svolgendo il Corpo forestale dello Stato nell’intercettazione dei reati ambientali essendo attribuibile a tale Corpo la scoperta del 50 per cento del totale dei reati ambientali sul territorio nazionale;
se, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano attivarsi presso la Regione Campania affinché siano accertate le iniziative assunte dalla stessa al riguardo, tenuto conto che il sito istituzionale è molto carente in informazione e che ai sensi dell’art. 4 del citato decreto-legge i reati riscontrati, anche in sede giudiziaria, devono essere comunicati alle amministrazioni locali per i provvedimenti opportuni a tutela della salute e dell’ambiente.