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 Lo Stato Italiano espianta illegalmente 47 alberi d’ulivo a Oria

Il 7 luglio 2015 i proprietari degli uliveti interessati dai provvedimenti di espianto hanno ricevuto notifica delle operazioni tra le 4.00 e le 6.00 del mattino, senza il minimo preavviso neanche durante le ore immediatamente precedenti all’azione.
Fin dalle prime luci dell’alba le Forze dell’Ordine (di seguito FF.OO.) ed il Corpo Forestale dello Stato (CFS) hanno bloccato tutte le vie d’accesso ai terreni interessati dalle operazioni odierne. La strada provinciale SP51 Oria-Carosino, sulla quale si trovano due ingressi che permettono di raggiungere il presidio di “Oria Resiste” percorrendo un tratto di strada di circa 400 metri, è stata interdetta al traffico. Tutti coloro i quali avessero voluto dirigersi a Carosino erano invitati dagli uomini del CFS a percorrere strade alternative e comunque lontane dalla zona delle operazioni.
Alcuni proprietari ed agricoltori erano presenti già alle ore 6 del mattino ed hanno confermato che anche a loro è stato inizialmente impedito l’accesso nonché di assistere, se non a notevole distanza, alle operazioni dell’ARIF in corso per mezzo di bulldozer e martelli pneumatici.
Alle ore 6.30 in Contrada Frascata ai primi cittadini accorsi sul luogo erano visibili, a terra, i resti degli alberi appartenenti a differenti proprietari.
Il Sindaco di Oria, Cosimo Ferretti, intorno alle 7.30 cercava invano di poter accedere all’area, riuscendoci solo dopo l’arrivo della Polizia Municipale.
Il dispiegamento di FF.OO. e di pubblica sicurezza, a protezione delle operazioni dell’ARIF, era impressionante: Corpo Forestale dello Stato, Polizia di Stato e Municipale, Guardia di Finanza, Carabinieri, compresi i reparti mobili, circa un centinaio di uomini al comando del Vice Questore di Brindisi e coordinati dal Comandante del CFS.
Il divieto di avvicinarsi all’area di cantiere è stato esteso, in un primo momento, anche ai giornalisti e agli operatori di ripresa, molti dei quali, per poter esercitare il proprio diritto di cronaca, sono riusciti ad avvicinarsi al cantiere solo alla fine delle operazioni di taglio. Successivamente, il Vice Questore avrebbe giustificato il divieto non solo per ragioni di ordine pubblico, ma anche di incolumità fisica sia degli operatori che degli eventuali manifestanti. Il fatto che la suddetta distanza fosse tale da impedire le riprese anche con specifici teleobiettivi, è stato giustificato dal fatto che, una volta sradicati gli alberi e ridotti in ceppi per mezzo di un martello pneumatico, il legname restava a disposizione dei proprietari delle piante. Espiantata la parte radicale e dopo aver rimosso ogni residuo dal terreno, si sarebbe proceduto alla disinfezione del suolo mediante l’irrorazione di un non meglio precisato prodotto biologico (secondo alcuni addetti del CFS), ma che avrebbe potuto essere dannoso per gli occhi, la pelle e non per le vie respiratorie, a detta del Vice Questore. Quindi non sappiamo cosa abbia di biologico tale prodotto.
Da quanto riferito dai proprietari e confermato ad alcuni presenti dal Vice Questore, l’esecuzione dei provvedimenti non sarebbe basata su di un nuovo piano emergenziale (che infatti ancora non risulta esserci), ma sul vecchio piano e sul recente Decreto Ministeriale. Da questo punto di vista, stupisce il fatto che le eradicazioni abbiano interessato anche alberi su cui vige una sospensiva del TAR Lazio. Il Vice Questore ha altresì menzionato un provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri di venerdì scorso (03/07/2015), poi ratificato dalla Regione Puglia, ma ancora non reso pubblico.
Le operazioni di espianto e distruzione delle piante, nonché disinfezione del terreno, si protraevano per tutta la giornata fino al tardo pomeriggio, registrando l’abbattimento di 47 alberi tra cui diversi ulivi secolari; di questi 18 abbattuti presso il presidio “Oria Resiste”.
Inoltre nella zona non erano presenti piante sintomatiche e dunque con segni ascrivibili a CO.DI.RO.
Alla luce di quanto sopra esposto, il Popolo degli Ulivi denuncia la degenerazione fascista della strategia commissariale, che, forte dello stato di emergenza, aggira la democrazia e smorza con massicci interventi militari le legittime proteste dei cittadini, calpestando lo Stato di Diritto. L’occupazione militare del territorio ha messo fuori gioco ogni possibilità di resistenza dei cittadini pugliesi, annichilendo il dissenso democratico ed impedendo qualsiasi forma di dialogo con le Istituzioni. Le modalità e i tempi di intervento rivelano chiaramente il volto violento dello Stato che rinnega la sua funzione di rappresentanza. Basti pensare ad esempio che il neoeletto Consiglio Comunale di Oria si è insediato solo venerdì scorso e la Giunta domenica, dunque alle istituzioni locali non è stato concesso neanche il tempo di riunirsi e di agire con un eventuale provvedimento a difesa del territorio e della salute pubblica.
Sottolineiamo ancora una volta che la responsabilità della devastazione ambientale compiuta ieri ricade sulla Commissione Tecnica Regionale, la quale agisce sulla base di teorie ed ipotesi scientifiche senza tuttavia aver mai prodotto alcuna pubblicazione ufficiale riguardante il ceppo pugliese del batterio Xylella Fastidiosa, l’eventuale patogenicità dello stesso ed una diagnosi multidisciplinare che indaghi tutti i fattori coinvolti e determinanti il fenomeno del COMPLESSO del disseccamento rapido degli ulivi.
Il Popolo degli Ulivi vedendo ancora una volta lesi i principi di partecipazione, informazione e le basilari regole di convivenza civile garantite dalla Costituzione, agirà in tutti i modi possibili per ripristinare lo stato di diritto violato dai suoi stessi rappresentati, per arginare la folle strategia distruttiva e la deriva antidemocratica che Governo e Regione Puglia continuano a perseguire.
Gli ulivi non sono solo proprietà di chi li possiede, ma costituiscono parte integrante e irrinunciabile del nostro paesaggio ed il paesaggio è tutelato dall’art. 9 della Costituzione della Repubblica. È inaccettabile che le istituzioni ed i corpi di polizia, in particolare il CFS, si rendano responsabili di una simile insensata e criminale devastazione ambientale.

Oria, 8 luglio 2015