dome 22 SETTEMBRE 2024 ore 17.38
Home news europee e ambiente Agenda Teatrale Teatro Pubblico Campano dal 16 al 22 febbraio 2015.

Teatro Verdi di Salerno
Info 089662141
Da giovedì 19 a domenica 22 febbraio
feriali ore 21,00 – festivi ore 18,30

Compagnia Gli Ipocriti e Fondazione Teatro della Pergola
presentano

Vittoria Puccini – Vinicio Marchioni
in

La gatta sul tetto che scotta
di Tennessee Williams
traduzione di Gerardo Guerrieri

con
Paolo Musio, Franca Penone, Salvatore Caruso
Clio Cipolletta, Francesco Petruzzelli

scena Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Pasquale Mari
musiche Francesco De Melis

regia Arturo Cirillo

Secondo Premio Pulitzer nel 1955 per il drammaturgo statunitense Tennessee Williams (il primo nel 1948 gli venne assegnato per Un tram che si chiama desiderio), La gatta sul tetto che scotta narra la storia di una donna, Maggie, che per alleviare la cocente situazione familiare in cui si trova, imbastisce una rete di bugie. Di bassa estrazione sociale, Maggie la gatta, teme di dover lasciare la casa ed il marito, se non riesce a dare alla famiglia di lui un erede. Tra giochi passionali e abili caratterizzazioni, affiorano sensualità cariche di sottintesi e di contenuti inespressi o inesprimibili; all’ideale della purezza dei sentimenti si contrappone la dura realtà di un mondo familiare e sociale pieno di ipocrisie.

La famiglia è ancora il luogo dove Williams fa risuonare le sue parole, il luogo dove, grazie alla sua capacità di narrare i sentimenti dei personaggi, un gruppo di attori possono dare vita ad una coralità di conflitti. È difficile trovare in questo autore dei personaggi non risolti, dei personaggi di cui sia difficile trovare una propria emotività, sarà anche perché lui non sembra avere paura del melodrammatico, dell’eccesso, del melò, anzi li usa come parte della nostra vita.

Forse proprio perché non ha paura del falso e dell’esagerato riesce, per contrasto o completamento, a trovare il vero. Pochi scrittori di teatro come lui hanno avuto un rapporto così forte con l’immaginario, e non a caso la più grande industria del sogno che è il cinema lo ha coinvolto spesso, infatti “La gatta sul tetto che scotta” è un celeberrimo film hollywoodiano degli anni ’50. Ma prima è stato un testo per il teatro dove si concentra in un unico spazio temporale e fisico l’ossessione di un’idea di amore impossibile, perché troppe sono le rinunce di una famiglia dedita al successo e ai soldi, alla proprietà, in cui la vita appartiene a chi la sa comprare e a chi la vive secondo la più bieca convenzione. Sotto, nascosto da qualche parte ma che scalpita e brucia, c’è il sogno, di due uomini che si innamorano, di una donna che fugge dalla povertà della sua infanzia, di un dispotico e misogino padre imprenditore, fattosi tutto da se, che scopre davanti all’ipotesi della propria morte una fragilità ed una tenerezza per il figlio alcolizzato, sportivo fallito. Ma anche il sogno della moglie di lui, donna abituata a fare di se stessa la rappresentazione vivente di una bugia ma che alla fine non potrà che farsi abitare dalla propria infelicità. Poi ci sono l’altro figlio, avvocato rampante e prolifico di prole, e la sua consorte, arrivati in casa per impossessarsi dell’intera eredità del padre morente, portatori di fasulli “nidi d’amore”, ma in fondo drammaticamente vittime di carenze d’affetto. Ma Williams mette anche in scena, non casualmente, un prete molto interessato ai beni terreni, e un medico burocrate del dolore.
In un gioco drammaturgico di contrasti, dove alla mancanza di figli di una coppia corrisponde una presenza eccessiva e quasi nevrotica di bambini da parte dell’altra, dove mentre due coniugi si torturano per il loro non riuscire ad amarsi, si frappongono suoni di canzoncine e giochi di bambini, ma anche sinistri grida di falchi. Il contro canto, la stonatura è ciò che più caratterizza il mondo di questo inquieto scrittore americano, americano ma per fortuna universale e senza tempo nel riuscire a parlarci di noi, nonostante che siano passati molteplici decenni, e che temi come l’omosessualità siano diventati meno celati di prima. Ma vogliamo immaginarci ancora oggi cosa comporti all’interno di una coppia eterosessuale la presenza di un partner con tendenze sessuali diverse? All’interno del mondo dell’imprenditoria e dello sport l’idea di un uomo che non sia per forza un conquistatore di donne? O cosa, ancora più difficile, comporti arrivare ad una serena accettazione di se stessi? Pochi personaggi sono così misogini come il padre di “La gatta sul tetto che scotta”, come pochi personaggi hanno in se una così forte femminilità come suo figlio Brick.
Poi ci sono le donne che hanno vissuto la complessità della vita e che si trovano a dover difendere il proprio amore contro un mondo che le offende, le isola, spesso non le ama. La gatta Margaret, parente della Blanche di “Un tram chiamato desiderio” anche se meno distruttiva, non si dà pace e non si dà per vinta, difronte alla rimozione di suo marito, e difronte alla solitudine di un letto abitato solo da lei, rivendica il proprio desiderio di felicità con l’uomo che comunque ama, anche per le sue ambiguità.
Come i vetri degli animaletti di un personaggio di un altro testo di Williams, “Lo zoo di vetro” da me molto amato e frequentato in questi ultimi anni, anche i personaggi di questo dramma si rompono, vanno in frantumi, facendo molto rumore, anche se ci sarà l’ipocrisia di chi dirà che non ha sentito niente, di chi non si è accorto che c’è una casa che brucia e sopra al tetto che scotta una gatta, che di saltare giù non ne vuol proprio sapere.

Arturo Cirillo

Teatro Massimo di Benevento
info 082442711
Giovedì 19 febbraio ore 20.45

Teatro Di Costanzo-Mattiello di Pompei
info 0818577725 – 3337361628
da venerdì 20 a domenica 22 febbraio
(feriali ore 20.30 – festivi ore 18.30)

ENFI Produzione presenta

Carlo Buccirosso in

Una famiglia quasi perfetta!
scritto e diretto da Carlo Buccirosso

con
Rosalia Porcaro
Gino Monteleone, Davide Marotta, Tilde De Spirito
Peppe Miale, Fiorella Zullo, Giordano Bassetti

In una piacevole e tranquilla villetta residenziale, una pacifica famigliola, lui affermato psicologo, lei insoddisfatta casalinga, sembrano vivere in apparente armonia assieme al loro figlioletto, adottato sin dall’età di sei anni, e che ora appare come il loro principale punto di riferimento, fin quando un giorno, un inaspettato evento arriverà a turbare la pace della loro esistenza: il padre naturale dell’amato e coccolato pargolo, che piomba nel tepore delle mura della casa a recriminare la paternità di suo figlio!
Sembra una normale vicenda legata alle difficoltà che l’adozione di un figlio a volte può arrecare, ma il disordine legislativo, la mancanza di una quotidiana tutela del cittadino, unite alla presunzione di convenienza che ormai regna nel nostro “bel paese”, e cioè che tutti siamo colpevoli di tutto, salvo prova contraria, porteranno gli eventi sul precipizio di una normale tragedia quotidiana, cui la nostra spietata battaglia esistenziale ci ha ormai tristemente abituati. Contenuti importanti, dunque, quelli raccontati da Buccirosso, che per primo medita sull’attualità e su come i disastri familiari in effetti si consumino in poche ore, passando dalla quiete alla tragedia in modo così improvviso che difficilmente si ha il tempo di intervenire.
Anche nella sua pièce prepara gli spettatori ad un finale dal sapore di fiele che fa riflettere e invita a fare appello alla propria coscienza, perché non basta invocare a gran voce il quarto comandamento da lui reinventato “Chiudi la porta e onora tuo padre”, recriminando solo odio verso i genitori adottivi, spinti dal senso di colpa che ci divora.
Adottare e procreare saranno leggi completamente diverse, ma forse la felicità di un figlio e l’amore di una famiglia devota, anche se non geneticamente acquisita, viene prima dell’egoismo di un babbo certamente biologico, ma distante e sprovveduto.

Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento
info 0818786165
Venerdì 20 febbraio ore 21.00

Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco
Info 0818843409
Sabato 21 febbraio ore 20.45

Un progetto di
Nando Mormone e Alessandro Siani

Benvenuti in casa Esposito
Commedia in due atti scritta da Paolo Caiazzo, Pino Imperatore e Alessandro Siani

Liberamente tratta dal romanzo bestseller
Benvenuti in casa Esposito di Pino Imperatore (Giunti Editore)

supervisione artistica Alessandro Siani

regia Paolo Caiazzo

aiuto regia Pino L’Abbate

con
Paolo Caiazzo, Loredana Simioli, Nunzia Schiano, Salvatore Misticone,
Mimmo Esposito, Maria Rosaria Virgili, Gennaro Silvestro, Federica Altamura

Nessuno ha imposto a Tonino Esposito di fare il delinquente. Eppure lui vuole farlo a tutti i costi, anche se è sfigato e imbranato. Perché vuole mostrarsi forte agli occhi di tutti. E perché è perseguitato dal ricordo del padre Gennaro, che prima di essere ucciso è stato un boss potente e riverito nel rione Sanità, a Napoli.
Così Tonino, tra incubi e imbranataggini, resta coinvolto in una serie di tragicomiche disavventure che lo portano a scontrarsi con i familiari, con le spietate leggi della criminalità e con il capoclan Pietro De Luca detto ’o Tarramoto, che ha preso il posto del padre. E quando non ce la fa più, quando tutto e tutti si accaniscono contro di lui, va nell’antico Cimitero delle Fontanelle a conversare con un teschio che secondo la leggenda è appartenuto a un Capitano spagnolo.
Nel tentativo di riportarlo sulla strada dell’onestà, il teschio del Capitano si trasforma in un fantasma e appare a Tonino ogni volta che lo vede in difficoltà. Dalla comica “collaborazione” tra i due co-protagonisti della commedia nascono episodi esilaranti, che trovano il loro culmine nel periodo in cui Tonino, dopo aver messo nei guai ’o Tarramoto, assume la reggenza del clan e adotta un “programma di governo” che prevede, tra l’altro, comportamenti virtuosi ed ecocompatibili da parte dei camorristi che fanno parte della cosca.
Intorno a Tonino, al Capitano e a De Luca si muovono altri personaggi memorabili: Patrizia, moglie di Tonino, procace e autoritaria; i suoi genitori Gaetano e Assunta, che si strapazzano di continuo; Manuela, vedova del boss Gennaro, donna dai nobili sentimenti; Tina, figlia di Tonino e Patrizia, ragazza ribelle e contestatrice.
Non manca, in casa Esposito, una presenza animalesca: Sansone, un’iguana del genere meditans, che fa da contrappunto a tutti i divertenti momenti della commedia.
L’opera – che si avvale della partecipazione straordinaria in video di noti attori partenopei – con dialoghi irresistibili, colpi di scena e messaggi di grande valore etico, mostra gli aspetti più cafoni e ridicoli della criminalità, rispolvera la grande tradizione comica napoletana e fa ridere e riflettere.
Un modo nuovo di raccontare e denunciare la malavita, perfettamente in linea con i contenuti del romanzo bestseller Benvenuti in casa Esposito, che è stato un vero e proprio caso letterario.
Un libro che ha scalato le classifiche grazie al passaparola e all’entusiasmo di migliaia lettori in tutta Italia e che è stato adottato da scuole, istituzioni pubbliche, associazioni antimafia, comitati civici, gruppi che si battono per la Legalità.
Gli Esposito stanno arrivando. Preparatevi a ridere insieme a loro!

Napoli, 17 febbraio 2015