Le parole del dopo 5 novembre per ritrovare la speranza. Matteo Tafuro. Nola
Le parole del dopo 5 novembre per ritrovare la speranza
di Matteo Tafuro
È curioso vedere come quasi tutti gli uomini che valgono molto abbiano maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici siano prese per indizio di poco valore.
Giacomo Leopardi
ACCOGLIENZA
Un sentimento di fluidità domina le nostre esistenze causando disorientamento, incertezza. Ci relazioniamo, ci combattiamo, ci rapportiamo all’insegna della storicizzazione della verità. Questo è il tempo del qui e non altrove, dove ogni verità è contenuta in una cultura e un territorio circoscritti. L’umano del terzo millennio non sa più decidere cosa è bene e cosa è male: è il relativismo. Ciò genera, tra le altre cose, quelle bislacche discriminanti culturali, come la presunzione occidentale di essere superiore e poter diffondere la democrazia, dimenticando verità universali, come ad esempio il rispetto per la dignità umana. “Chi fomenta paura a fini politici semina violenza”, bisogna restare attenti a combattere la retorica di chi fomenta la paura dei migranti a fini politici seminando violenza, discriminazione razziale e xenofobia, è indispensabile per le nazioni approvare i patti globali Onu per migrazioni sicure e per la difesa dei rifugiati. Faccio mie le parole di Bergoglio, che suggerisce a tutti i decisori 4 concetti da utilizzare per promuovere e integrare azioni utili a tessere strategie efficaci in grado di offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
INTEGRAZIONE
Anna Osagie, arriva dalla capitale dello stato di Edo in Nigeria: Benin City. In Italia vive da oltre venti anni, ha dato vita ad un marchio specializzato, AnnaHo Design, utilizzando commistioni afro-occidentali, realizza cappotti con rifiniture in tessuto Addis Abeba, blazer in wax, accessori che mixano pezzi d’artigianato. Dopo aver vissuto a Milano, si è trasferita a Melegnano. Nei défilé del suo brand ha fatto sfilare, oltre a persone comuni, anche donne salvate dai barconi. “Volevo persone normali perché i miei abiti sono pensati per persone normali. Volevo donne migranti o richiedenti asilo, per dare loro un’opportunità e un incoraggiamento e dimostrare che un migrante, a certe condizioni, può dare un contributo utile a tutti i settori della società”. Anna ha sposato un italiano e ha tre figli. Ha fatto la parrucchiera e la baby-sitter. La moda la divertiva ma non pensava di farne un mestiere. Poi, per una serie di circostanze si è trovata a confezionare da sola le bomboniere del suo matrimonio, ed è stato un successo. Ha iniziato a fare dei vestitini per la figlia, mixando stoffe africane e linee occidentali, ed è stato un altro successo. Così ha deciso di impegnarsi in modo più serio e sistematico, ed è nata AnnaHo, che oggi propone anche borse e accessori. Ha dichiarato: “La globalizzazione ha prodotto un grande spaesamento ma in un certo senso ha posto le condizioni per creare delle connessioni nuove e più ricche, per una nuova forma di conoscenza, che parta dalle cose, in questo caso i tessuti e i manufatti artigiani, per arrivare alle persone. Perché l’unità del genere umano passa attra- verso le sue tante differenze e sono le differenze, alla fine, a restituirci l’unità”.
ALLEANZA
Coltivare l’alleanza con la terra è l’invito rivolto a tutti gli uomini e donne che abitano il pianeta Terra. È indispensabile implementare processi che ci aiutino a disinvestire dalle fonti fossili e a promuovere un lavoro dignitoso in ottica ambientale. In questo nostro tempo, il più delle volte ci si sente “come se tale alleanza fosse intaccata”: dalle devastazioni dei fenomeni atmosferici, a causa del cambiamento climatico e all’inquinamento diffuso”. Per questo “talvolta si fa strada un senso di impotenza e di disperazione, come fossimo di fronte ad un degrado inevitabile della nostra terra”. Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili. Papa Francesco già nell’enciclica Laudato si aveva esortato “a non cedere alla rassegnazione”, perché come scritto nella Genesi: “Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno” e tutti noi siamo sicuri che: “Dio promette un futuro in cui l’umanità e gli altri viventi possano fiorire nella pace”. E’ importante, però, che tutti contribuiscano, perché la “gravità del mutamento climatico in atto”, al di là di quanto affermato da certe “forme di negazionismo antiscientifico”, è evidente che esso “sia legato in gran parte a comportamenti umani, che possiamo modificare”. Insomma, intraprendere un rinnovato stile di vita, dove la comunione con gli altri uomini è l’elemento determinante per le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti scaturisce da una grande attenzione nei confronti del creato, pensando che esiste una grande reciprocità tra noi, il prossimo, la creazione e Dio. Nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite esso, si prende cura di noi, poiché l’approccio cristiano mette Dio creatore al primo posto, l’uomo come prima creatura e il creato come dono di Dio all’uomo affinché nel creato l’uomo, ogni uomo, tutto l’uomo si sviluppi e faccia sviluppare lo stesso in tutte le sue componenti: uomini, animali, piante. La visione cristiana è il camminare insieme dell’uomo e dell’ambiente verso Dio. “La nostra celebrazione non può, però, dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza nel creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato”.
Nola, 7 novembre 2024