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Tato Russo in scena al Teatro Augusteo con “Menecmi due gemelli napoletani”

di Domenico De Gregorio

Al teatro Augusteo di Napoli, Tato Russo porta in scena “Menecmi” di Plauto in una messa in scena che sposta la vicenda narrata dal grande poeta latino, a Napoli, città decadente, piena di bellezze e contraddizioni. La trama è semplice quanto geniale. Menecmo ha un fratello in tutto e per tutto uguale a lui che si chiama, anche lui, Menecmo . Non si conoscono tra loro perché durante una visita con il padre al mercato di Paestum, il gemello che aveva seguito il genitore si perde tra la folla. Il padre disperato per la scomparsa del figlio, da all’altro gemello. Due figli gemelli, stesso nome ma destini diversi, uno ricco e importante avvocato, l’altro povero e dedito ad una vita di espedienti. Un giorno quest’ultimo capita nella stessa città del primo, innescando una serie di situazioni paradossali e comiche basate sullo scambio tra i due. La vita del Menecmo fortunato, infatti, è intricata e complessa. Egli ha una moglie, un’amante e un parassita, di nome Spazzola, che riesce a mantenere in equilibrio fino all’arrivo del fratello perduto che scombinerà profondamente il sottile bilanciamento della sua esistenza. I personaggi sono scandagliati nella loro psiche e nel loro carattere in maniera molto efficace, messo bene in evidenza in questa rielaborazione del testo originale, che da ai vari personaggi una caratterizzazione molto forte. La messa in scena di Russo, è piacevole e veloce, il testo mantiene la verve linguistica di Plauto, cioè la capacità di creare un ritmo serrato che risucchi lo spettatore nel gorgo dell’azione, che era la vera forza della comicità classica. Molto interessante, per esempio, la scelta di conservare il prologo con la personificazione della teatro, che presenta il tema e introduce lo spettatore alla commedia dialogando con lui e si ripresenta, poi, alla fine quando deve spiegare l’accaduto e l’intrico dei fatti che è si è svolto sotto gli occhi del pubblico. In particolar modo, è notevole come gli inserti conservino la doppia funzione esplicativa e metateatrale, cioè di riflessione letteraria sul teatro stesso. Nella stessa direzione si può leggere la scena inserita a cavallo tra i due atti, con i personaggi femminili che si spogliano prima della maschera e poi degli abiti, a simboleggiare il desiderio del teatro stesso di spogliarsi degli infingimenti. Ancora, decisamente azzeccata l’idea di inserire parti musicali, a testimonianza dell’importanza della musica nel teatro antico, e ben presente e rappresentata nelle opere di Plauto. Straordinaria, poi, l’interpretazione di Russo, in uno dei ruoli più articolati della storia del teatro, perché doppio, complesso, rutilante e incredibilmente approfondito per essere un personaggio plautino. Il tutto accompagnato da una schiera di attori eccezionali, adattati alla perfezione ai ruoli interpretati. Le scenografie di Tony di Ronza ed i costumi di Giusi Giustino, completano un lavoro divertente e profondo che Tato Russo ripropone al suo pubblico con lo stesso successo di sempre.

Napoli, 6 aprile 2014