mar 26 NOVEMBRE 2024 ore 19.34
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L’opera prima di Annalisa Angelone

“Rossa lava di fuoco. Storie d’amore all’ombra del Vesuvio e in Costiera”

Recensione di Vittoria Caso

E’, indubbiamente, una visuale insolita quella della nostra amata terra, quale complice di grandi amori. “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”, esclama Francesca, ricordando l’inizio della sua storia d’amore con Paolo; nel libro “Rossa lava di fuoco. Storie d’amore all’ombra del Vesuvio e in Costiera”, edito da Tullio Pironti, ad alimentare la fatale scintilla è l’atmosfera partenopea, calda e inebriante.
Il sole, il mare, le isole del nostro golfo sono lo scenario che rende possibile, anche amori impossibili; inoltre, complice è anche la penisola sorrentina, con Amalfi, Ravello, Furore, perle incastonate come gioielli nella costiera, a picco sull’azzurro del mare spumeggiante.
“Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende” miete le sue vittime senza pietà e Annalisa Angelone,giornalista Rai e autrice di questo interessante lavoro, narra storie di incontri e di scontri affettivi, di passioni divampate con forza sconvolgente, di cuori feriti e tradimenti, di baci proibiti e abbracci clandestini, di amori felici e amori infelici, con un denominatore comune: la terra campana.
Il “rosso” simboleggia di solito l’amore intenso e passionale, che divampa improvviso come il fuoco, ardente come la fiamma, devastante come la lava che stravolge i paesaggi, distruggendo tutto quello che trova sul suo cammino; analogamente, la potenza della “Rossa lava di fuoco”, dà il titolo al libro.
Annalisa Angelone racconta con tocco leggero e stile personale i momenti successivi di queste storie, con attenzione agli intrecci, col tono del documentario giornalistico, deontologicamente corretto, scevro da pettegolezzo e da pregiudizio.
L’autrice mira all’oggettività, non si accontenta dei “si dice”, fa ricorso a documenti, li analizza, li confronta, li sottopone a vaglio critico-bibliografico, con la certosina pazienza del filologo che è alla ricerca della “lectio” giusta.
Certamente non è un romanzo, ma nemmeno fredda e asettica cronaca.
Sui dati ricavati dalle fonti, infatti, ricostruisce scene, dialoghi, sentimenti, sogni, pensieri, immedesimandosi nei personaggi, come solo una sensibilità squisitamente e delicatamente femminile può e sa fare.
Le storie, argomento del testo, che hanno segnato più di un secolo, correndo di bocca in bocca, da un rotocalco all’altro, pronto allo scoop, alla facile condanna, al giudizio incontrovertibile dei falsi perbenisti, sono ricostruite dall’autrice con garbo e con pudore.
Quanto c’era di vero? Quanto di pura fantasia nelle notizie riportate dai giornali coevi? L’autrice cerca di appurare la verità senza mai esprimere valutazioni.
E’ tipico del narratore di razza penetrare nel cuore dei personaggi per coglierne i più reconditi battiti, per comprendere quali emozioni li abbiano agitati e ne abbiano determinato le azioni; analizzare il travaglio interiore dell’amante deluso, della donna abbandonata; riconoscere i segni incontrovertibili dell’incipiente amore, anche se “condannabile” agli occhi dei più, così come il divampare della passione, così intensa da restarne coinvolti e sconvolti, privi di quel minimo raziocinio che induce alla riflessione.
Apre la narrazione, la fatale scintilla scoccata fra Vivien Leigh, straordinaria e bellissima protagonista di Via col Vento, e Laurence Olivier; seguono: il celebre triangolo Roberto Rossellini, Anna Magnani e Ingrid Bergman; Diana e Carlo, in bilico tra essere e parere; Claretta Petacci e Benito Mussolini, legati nel bene e nel male; Jacqueline Kennedy, Maria Callas, Onassis; Angelina Jolie e Brad Pitt; Matilde Urrutia e Pablo Neruda; Graham Greene e Catherine Walston; Liz Taylor e Richard Burton.
Ogni storia è colta dal suo nascere, con la giusta prospettiva storica, affinché il lettore possa comprendere il come, il quando, il perchè e soprattutto possa sentirsi partecipe; ogni momento è a sbalzo, a tutto tondo, come se fosse osservato e poi dipinto. E’ prosa, ma della poesia ha la dolcezza negli squarci descrittivi dei luoghi, l’humanitas nel tratteggiare i caratteri, la pietas nel rappresentare con rispetto la dignità di esseri umani travagliati, portatori di note dolenti e sofferte.
Napoli e i suoi dintorni sono lo splendido scenario su cui si stagliano i protagonisti, ammaliati da “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”: ai lettori il compito di scoprire se e quanto la nostra terra abbia influito sull’incantesimo che ha avvinto queste coppie; se la lava imprigionata nelle viscere del nostro terreno vulcanico abbia oppure no influito sul destino di questi uomini e queste donne.
Ebbene, quella che, oggi, ahimè, è in senso dispregiativo definita “ la terra dei fuochi”, è stata “la terra del fuoco”, sì, ma del “fuoco d’amore” !

Napoli, 6 marzo 2014