Allevare maiali: indirizzo produttivo e strutture di contenimento
Allevare maiali: indirizzo produttivo e strutture di contenimento
di Pasquale Falco
Un obiettivo da perseguire è quello di realizzare porcilaie che non siano più strutture di produzioni intensive, meccanizzate, gestite per ottenere la massima produzione a parità di impegno di risorse.
In un rapporto più “sano tra uomo e animale sfruttato”, è auspicabile l’introduzione di procedure e applicazione di concetti più “estensivi”, che mettano ancor più al centro dell’attenzione degli allevatori il benessere animale.
Garantire all’ animale:
- libertà dalla fame e dalla sete;
- libertà dal disagio termico e fisico;
- libertà dal dolore e dalle malattie;
- libertà dalla paura e dallo stress;
- libertà di poter riprodurre i propri modelli comportamentali naturali.
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Ulteriori fattori che incidono sulla organizzazione degli allevamenti di suini, oltre alla evoluzione accrescitiva, sono l’indirizzo produttivo adottato e le strutture di contenimento allestite.
In generale, dopo lo svezzamento il suino comincia già a manifestare quelle peculiarità in base alle quali, a distanza di circa 7 mesi dalla nascita, viene destinato all’ingrasso oppure alla riproduzione.
Ebbene sono proprio questi due percorsi, alternativi tra loro, che dettano l’organizzazione dell’allevamento: in considerazione della volontà di dare al detto allevamento l’indirizzo produttivo della riproduzione o dell’ingrasso, o entrambi, è possibile distinguere tre diverse tipologie:
- gli allevamenti da riproduzione (o a ciclo aperto), la cui finalità è esclusivamente la riproduzione di suinetti, che vi permangono fino a poco oltre il termine del periodo di svezzamento, cioè sino al raggiungimento di un peso massimo di circa 20-30 kg.
Proprio a questo punto della loro crescita, essi sono subito destinati alla vendita e proseguiranno le successive fasi di magronaggio e di ingrasso in altri allevamenti dedicati all’ingrasso;
- gli allevamenti da ingrasso, in cui i suinetti, acquistati fuori già svezzati, vengono allevati fino al raggiungimento di circa 100-110 kg (suino leggero) per il consumo fresco da macelleria oppure portati fino a 160-180 kg (suino pesante) per il consumo da salumificio;
- gli allevamenti a ciclo chiuso, che includono entrambe le tipologie precedenti e comprendono, pertanto, tutte le fasi del ciclo produttivo tipiche sia della riproduzione sia dell’ingrasso.
Per dare un’idea dei suini presenti in un dato allevamento, nella tabella seguente di sintesi, si elencano tutte le diverse tipologie di capi suini presenti per ciascun indirizzo produttivo.
Ciascuno dei tre tipi di allevamento deve disporre, quindi sulla base delle tipologie di capi presenti, degli edifici e delle attrezzature idonee per effettuare tutte le cure e le attività che ogni tipologia di suino richiede.
La “Direttiva suini” (Direttiva CE 2008/120, recepita in Italia con il D. Lgs 07/07/2011 n. 122 – Attuazione della direttiva 2008/120/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini) detta una serie di prescrizioni su:
- soddisfacimento dei bisogni primari degli animali;
- requisiti in materia di isolamento termico, riscaldamento e ventilazione dei ricoveri;
- requisiti in materia di costruzione e sulle dimensioni e caratteristiche delle strutture di contenimento;
A decorrere dal 1 gennaio 2013 le disposizioni della Direttiva si applicano a tutte le aziende suinicole.
I maiali, come tutti gli altri animali allevati, sia per consumo domestico da privati, sia per scopi produttivi in impianti estensivi ed intensivi, devono essere tenuti in uno “stato di benessere”, che si concretizza col permettere il godimento di cinque fondamentali libertà:
- libertà dalla fame e dalla sete;
- libertà dal disagio termico e fisico;
- libertà dal dolore e dalle malattie;
- libertà dalla paura e dallo stress;
- libertà di poter riprodurre i propri modelli comportamentali naturali.
I suini vanno alimentati utilizzando sistemi in grado di garantire che ciascuno di essi ottenga mangime a sufficienza senza essere aggredito, anche in situazione di competitività.
Tenuto conto, poi, del bisogno di masticare, devono ricevere mangime ricco di fibre in quantità sufficiente e comunque ad alto tenore energetico.
Ogni suino deve poter disporre in permanenza di acqua fresca a sufficienza; inoltre deve godere di una quantità di luce di una fissata intensità (almeno 40 lux) per un periodo minimo di 8 ore al giorno. Deve godere di condizioni confortevoli dal punto di vista termico, proprie di strutture calde d’inverno e fresche d’estate.
Nelle strutture dove sono stabulati i suini vanno evitati i rumori continui di intensità pari a 85 decibel nonché i rumori costanti o improvvisi.
Tutte le operazioni, effettuate sui suini per scopi diversi da quelli terapeutici o diagnostici, che possono provocare la perdita di una parte sensibile del corpo e spesso un dolore immediato, o a volte prolungato, sono vietate, pur con delle eccezioni.
Ad esempio, il mozzamento di una parte della coda e la riduzione uniforme degli incisivi dei lattonzoli non devono costituire operazioni di routine.
Esse, al contrario, vanno praticate soltanto ove sia comprovata la presenza di ferite ai capezzoli delle scrofe o agli orecchi o alle code di altri suini.
Prima di effettuare tali operazioni si devono, comunque, adottare misure intese ad evitare le morsicature delle code e altri comportamenti anormali, intervenendo sul miglioramento delle condizioni ambientali e della densità degli animali.
Le operazioni sopra descritte, compresa anche la castrazione di suini di sesso maschile (consentita se eseguita con mezzi diversi dalla lacerazione dei tessuti) devono essere praticate da un veterinario.
In mancanza, possono essere praticate, in condizioni igieniche e con mezzi idonei, da persona adeguatamente formata.
Qualora tali operazioni siano praticate dopo il settimo giorno di vita, esse devono essere effettuate unicamente sotto anestesia e con somministrazione prolungata di analgesici da parte di un veterinario.
Per soddisfare i comportamenti naturali tipici, quali il grufolamento, la ricerca del cibo e l’esplorazione, i suini devono avere a disposizione materiali e oggetti che consentano loro adeguate attività di esplorazione e manipolazione (paglia, fieno, legno, segatura, compost di funghi, torba o un miscuglio di questi) senza comprometterne la salute.
Gli oggetti a terra, quali mattoni in cotto, palle, trottole, tronchetti di legno, hanno una grande capacità di attrarre, ma perdono rapidamente interesse perché si imbrattano facilmente ed occorre sostituirli di frequente.
Al contrario, le corde penzolanti e gli oggetti sospesi a livello della testa, soprattutto tronchetti di legno, costituiscono una ottima soluzione economica anche per il basso costo dei materiali utilizzati e per i tempi di lavoro decisamente ridotti (sostituzione del tronchetto ogni 7-10 giorni).
Napoli, 18 giugno 2020