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La pubblica felicità e l’economia della ciambella. Per un mondo migliore.

di Martina Tafuro

 

La pubblica felicità di Luigino Bruni
L’Europa settentrionale e meridionale è contrassegnata da marcate e profonde differenze culturali e economiche. Tale diversità ha radici nel conflitto tra la riforma protestante e la successiva contro-riforma cattolica, sorto cinque secoli fa.

Lutero, Calvino e i riformatori furono gli apostoli di una spiritualità basata sull’etica del lavoro da cui dopo qualche secolo nacque il capitalismo moderno e il liberismo anglosassone.

Il sud, cattolico e comunitario, diede vita all’Economia civile napoletana, italiana e latina del diciottesimo secolo. Il capitalismo si è concretizzato attraverso diverse anime, che hanno dato vita a diverse direzioni al mercato, all’impresa e all’economia.

La cooperazione, le banche popolari, le imprese famigliari, il welfare-state, il socialismo, l’economia mista, la felicità pubblica, insieme al familismo amorale e l’evasione fiscale furono tratti specifici del capitalismo latino. La grande impresa, la finanza, la ricerca individuale della felicità e il liberismo furono quelli del capitalismo nordico e protestante.

Il XXI secolo, però, è connotato da un forte appiattimento delle forme di economia, perché i valori e il genio del capitalismo anglosassone stanno diventando, grazie alla globalizzazione, i valori del mondo intero.

Un processo di standardizzazione dell’impresa, dei mercati e della razionalità economica, che sta riducendo drasticamente la biodiversità economica, finanziaria e sociale della terra, e quindi la sua capacità di futuro. Non capiamo la crisi dell’Europa del Sud senza prendere sul serio lo smarrimento della sua anima economica e civile, del suo spirito del capitalismo.

Luigino Bruni, l’autore di questo saggio, analizza le sfide fondamentali da utilizzare per leggere il futuro civile ed economico del modello europeo ed italiano: uguaglianza, consumo, lavoro, comunità, gratuità, felicità pubblica.

Parole antiche e nuove, che hanno formato il lessico della cultura europea, ma che a un certo punto sono state eclissate dalla frenesia dell’imitazione di modelli anglosassoni.

Esse tuttavia possono e devono diventare parole di futuro, se vogliamo che l’Europa e l’Italia conservino una vocazione e un destino nell’economia del XXI secolo.

La pubblica felicità. Economia politica e political economy a confronto, Luigino Bruni, Vita e Pensiero, anno 2018

L’economia della ciambella di Kate Raworth
No! Qui non si parla di ricette e Kate Raworth non è una chef.

Il modello economico della ciambella (Doughnut economy), suggerito da questa economista di Oxford, in L’economia della “ciambella”, sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo, si propone di esporre in modo chiaro e scientifico le basi per lo sviluppo sostenibile.

“Raggiungere lo sviluppo senza portare danni alla Terra”, ecco lo scopo della Doughnut Economy. Questo modello si sviluppa nello spazio di due confini: un confine interno (inner boundery) relativo alle dimensioni sociali ed un confine esterno (outer boundery) relativo ai limiti ambientali.

All’interno di questi due confini si estende uno spazio che prende la forma di una ciambella in cui lo sviluppo sostenibile è possibile.

Il confine interno è la dimensione sociale, spazio dove si sviluppa una società stabile che dovrebbe garantire a tutte le persone la disponibilità delle risorse di base, come il cibo, l’acqua, l’assistenza sanitaria e l’energia, in modo tale che i diritti umani vengano pienamente rispettati.

Il confine esterno delimita i limiti ambientali che comprendono l’utilizzo delle risorse naturali da parte dell’uomo, il quale non dovrebbe porre sotto stress i processi naturali della Terra causando, ad esempio, perdita di biodiversità e cambiamento climatico.

La dimensione ambientale forma un confine esterno, superato il quale si realizzano le condizioni di degrado ambientale. Più approfonditamente, la riflessione della Raworth parte dalla considerazione del fatto che il benessere umano dipende dal mantenimento delle risorse in un buono stato naturale complessivo, che non deve oltrepassare alcune soglie, dettate dalle necessità dei singoli individui di soddisfare alcune esigenze fondamentali per condurre una vita dignitosa e con le giuste opportunità.

Le norme internazionali sui diritti umani hanno sempre sostenuto per ogni individuo il diritto morale a risorse fondamentali quali cibo, acqua, assistenza sanitaria di base, istruzione, libertà di espressione, partecipazione politica e sicurezza personale.

L’economista inglese ci dice che, come esiste un confine esterno all’uso delle risorse, una specie di tetto, oltre cui il degrado ambientale diventa inaccettabile e pericoloso per l’intera umanità, ne esiste uno interno al prelievo di risorse, denominato livello sociale di base, come un pavimento e scendere sotto il quale ci indica che la deprivazione umana diventa inaccettabile e insostenibile.

Kate individua undici priorità sociali da prendere in considerazione, esse sono la disponibilità: del cibo, dell’acqua, dell’assistenza sanitaria, di reddito, dell’istruzione, di energia, di lavoro, del diritto di espressione, della parità di genere, dell’equità sociale e della resilienza agli shock.

Tra i diritti sociali fondamentali, la cosiddetta base sociale e i confini planetari ovvero i tetti ambientali, si crea una fascia circolare a forma di ciambella, sicura per l’ambiente e socialmente giusta per l’umanità. Dalla combinazione dei confini sociali e universali nasce una prospettiva nuova di sviluppo sostenibile.

E’ purtroppo vero che siamo ben lontani dal vivere all’interno della ciambella.

E’ possibile vivere nei confini della Ciambella? La sfida da affrontare è certamente complessa, i confini sociali e planetari, nella realtà, sono tra loro interdipendenti, poiché i problemi ambientali possono alimentare la povertà e viceversa. Le politiche volte a rientrare entro i limiti ambientali possono, se mal progettati, spingere parte delle popolazioni a sfondare i confini del benessere sociale e viceversa. La sfida è creare economie che riescano a portare l’intera umanità nella Ciambella. Ossessionati dalla crescita infinita del PIL, abbiamo perso di vista che l’obiettivo è di progredire in modo stabile.

La Raworth, ci dice che cinque, sono i fattori che determinano il funzionamento della Ciambella: la popolazione,  la distribuzione, l’aspirazione, la Tecnologia e la Governance. In conclusione, la Ciambella di Kate è l’immagine che tratteggia le relazioni esistenti tra le tre dimensioni del benessere: economico, sociale e ambientale.

E’ diventato impellente per l’umanità che queste tre dimensioni debbano essere raggiunte parallelamente. Questo nostro secolo ha bisogno di una nuova economia che come un fuoco ardente infiammi l’umanità di progettazione rigenerativa.

E’ urgente creare una vera  e duratura economia circolare, per restituire agli ominidi dalle dita opponibili il ruolo di partecipanti attivi ai processi ciclici della vita sulla Terra.

Napoli, 25 febbraio 2019