Una nuova economia
Una nuova economia
di frateinchiostro
III Domenica di Quaresima – Anno B – 07/03/2021
Prima lettura (Es 20,1-17)
Seconda lettura (1Cor 1,22-25)
Vangelo (Gv 2,13-25)
La cacciata dei mercanti e degli animali dal tempio, è il secondo segno profetico del mistero pasquale di Gesù, presentato dall’evangelista Giovanni, dopo quello di Cana.
A Cana, sua madre insiste e Gesù presenta agli invitati un vino nuovo, indiscutibilmente migliore di quello che avevano assaggiato fino ad allora.
È un vino eccellente, frutto delle attenzioni di Maria, della cieca obbedienza dei servitori e del desiderio di Gesù di prolungare la gioia della festa.
Un miracolo completamente frutto della gratuità…
Dalla gratuità di Cana, passiamo al commercio e al bazar (empórion) del tempio di Gerusalemme. Gesù, prende una frusta e scaccia dal Tempio tutti e tutto: denaro, prodotti scambiati, animali, venditori e compratori.
Profeticamente, annuncia, nella storia del rapporto tra Dio e gli uomini,
un cambiamento radicale: è la fine del commercio.
Dai primordi dell’usanza religiosa dell’umanità, la pratica di sacrificare gli animali aveva lo scopo di ottenere protezioni e benefici dagli dei.
Immaginando che gli dei mangiassero come gli uomini, si offrivano loro buone carni o focacce, per accompagnare e rendere così più piacevoli ed efficaci le loro preghiere e richieste.
È la pratica commerciale del do ut des, base di tutta l’economia.
Ho bisogno della pasta per vivere. Vado da Aniello e chiedo. Lui me la dà e io in cambio gli do il prezzo fissato per la transazione. Esco dal negozio contento della mia pasta… e Michele è contento dei soldi ricevuti.
Questa pratica non vale con Dio!
Possiamo chiedere a Dio ciò che vogliamo, purché sia buono e corrisponda alla sua volontà.
Dio ce lo dona gratuitamente.
A Cana, nessuno ha dovuto pagare per il vino nuovo portato in tavola, è stato un dono di Gesù!
La generosità divina mette in discussione qualsiasi attività commerciale con Dio.
La nostra tipica forma di commercio aperta è: “Se mi fai questo favore, ti prometto di fare un pellegrinaggio a… Se mi guarisci, prometto di venire a messa tutti i giorni…”.
Tipica forma di commercio nascosta è seguire molte pratiche religiose o impegnarsi in diverse buone opere, per attirare su di noi la benevolenza e i favori di Dio.
Caro Dio, siamo talmente devoti e generosi con te, che sei obbligato a ricambiare i nostri favori!
Il miracolo di Cana, la cacciata dei mercanti dal tempio, cambiano l’economia della salvezza.
È il passaggio dal commercio con Dio, al dono libero e gratuito della sua Persona, da accogliere con gioia e gratitudine.
Ma l’amore, se è vero, non si compra, non si mendica, non si finge. Dio ha viscere di madre: una madre non la puoi comprare, non la devi pagare, da lei sei ripartorito ogni giorno di nuovo. Un padre non si deve placare con offerte o sacrifici, ci si nutre di ogni suo gesto e parola come forza di vita. Ermes Ronghi
La celebrazione eucaristica di questa terza domenica di Quaresima è la concretizzazione della nuova economia della salvezza, nel nuovo luogo di culto che è il Corpo di Cristo.
Non abbiamo bisogno di fare sacrifici nel tempio, il nostro santuario è il Corpo di Gesù.
Ma, come funziona la nuova economia della salvezza?
Gesù si dona a noi liberamente e gratuitamente per il solo motivo che ci ama e che gli fa piacere fare così.
In cambio non ci chiede nulla, se non di accogliere questo dono in piena libertà e di lasciarlo sviluppare in noi.
Vale a dire, lasciarsi trascinare nella sua stessa economia dell’amore, per amare a nostra volta in libertà e gratuitamente.
Il momento in cui si realizza questo atto d’amore è l’Eucarestia.
Eucaristia significa rendimento di grazie.
Siamo riuniti dallo Spirito Santo per ringraziare il Padre per il dono di suo Figlio e il Figlio per il dono della sua vita.
Siamo qui in piena libertà. Nessuno è obbligato a venire a messa.
Vero?
Metà della nostra esistenza passa con l’obiettivo di dimostrare a noi stessi e al mondo che siamo maturi, autosufficienti, autonomi, in grado cioè di badare a noi stessi e alle nostre cose senza bisogno di nessuno.
Sul più bello inizia l’altra metà, quella in realtà più difficile e complicata, quella che rimette tutto in gioco, quella cioè che trascorriamo in cerca dell’alleato o alleata con il quale finire i nostri anni in pace e serenità.
Prima soli e felici di esserlo e poi maledettamente soli e fragili, è strano trovarsi così, in una stanza, con la netta sensazione di essere insufficienti, incompleti, sbilanciati, senza un centro ma con la precisa consapevolezza di ciò che manca.
È strano perché non ci siamo abituati, non ci siamo mai allenati alla mancanza e alla necessità, soprattutto a quella che viene da dentro e che non possiamo affrontare se non con un aiuto esterno.
E non parlo solo di compagnia, perché quella può venire dalle persone più svariate e sbagliate.
Parlo di quel patto, segreto ma così nitido e chiaro al cuore, che stringiamo con l’unica persona della quale veramente ci fidiamo, quella che non ci abbandonerà mai qualunque cosa succeda.
Perché, se nell’abbondanza abbondano anche gli amici, è nella necessità che si scoprono gli amici veri, i compagni di strada che silenziosamente e a modo loro ci sono sempre stati e sempre ci saranno.
Essere amati liberamente e gratuitamente e amare Dio e gli altri allo stesso modo, è la gioia più bella e profonda dell’essere umano.
Ed è così perché Dio stesso ama in questo modo e, creandoci a Sua immagine e somiglianza, ha messo nei nostri cuori quello stesso desiderio e capacità.
Nola, 6 marzo 2021