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Max Pezzali è sempre in squadra con noi.
di Emanuela Cristo

Max Pezzali ha venduto milioni di dischi nei suoi quasi trent’anni di carriera ma per noi che eravamo ragazzini negli anni ’90 è stato e rimane praticamente un amico, quasi un fratello. Lontanissimo dall’incarnare la figura dell’irraggiungibile star di successo, cappellino da baseball, giubbotto e jeans, con Max ci parli dandogli del tu, perché anche se devi parlare “di” lui è quasi come se stessi parlando “con” lui.

“Eravamo molto naif: ci chiudevamo in cantina a scrivere e registrare, e per noi finiva lì. E anche quando suonavamo in giro, era quasi “per vedere di nascosto l’effetto che fa”. [] Non credevamo che le nostre canzoni potessero essere considerate pop.”

Gli 883: Pezzali e il tizio che salta sul palco

Max Pezzali conobbe a scuola colui che divenne poi il suo compagno d’avventure. Mauro Repetto era l’altra faccia della medaglia 883, che esordì nel 1991 con l’album Hanno ucciso l’uomo ragno. Per molti all’inizio era soltanto “il tizio che salta mentre Max Pezzali canta”, perché di fatto era ciò che faceva sul palco, non cantando e non suonando alcuno strumento. In realtà era coautore dei testi insieme a Pezzali. Gli 883 non si aspettavano che i loro testi avrebbero potuto muovere l’interesse di qualcuno. Mai aspettativa fu più sbagliata visto che le loro canzoni di quegli anni, e quelle del Pezzali poi solista, sono ormai patrimonio nazionalpopolare, fra i brani più cantati in ogni karaoke d’Italia e colonna sonora generazionale di un decennio dal quale sembra ancora difficile uscire, e al quale, anzi, si cerca invece di tornare sempre più con nostalgia.

Canzoni come Nord Sud Ovest Est, Sei un Mito, Come Mai, Nessun Rimpianto, La Regola dell’Amico, Una Canzone d’Amore… hanno il potere di trasportare all’istante chi le ascolta, ricordandone a memoria ogni singola parola, in una dimensione spazio-temporale che è quella dell’età adolescenziale, con i suoi sogni, le sue speranze, i legami d’amicizia come quelli che non avrai mai più da grande. Gli Anni delle immense compagnie, gli anni in motorino sempre in due.

883/Max Pezzali Fanpage

È inutile nasconderlo: a Max vogliamo bene proprio tutti

Ma cos’è esattamente che ha reso Max Pezzali semplicemente Max, uno di famiglia? Uno che ci unisce praticamente tutti, in maniera trasversale, accomunando le persone più diverse fra loro e rivelandosi background musicale anche dei più insospettabili. E pensiamo, ad esempio, al fumettista Zerocalcare, notoriamente poco avvezzo al mainstream, anche se ultimamente, quasi suo malgrado, ha visto la sua figura professionale crescere notevolmente e diventare sempre più pop.

L’incontro fra Pezzali e Zerocalcare è artisticamente avvenuto in occasione del lancio di In Questa Città, brano del 2019 del cantante, per il quale il fumettista ha disegnato la copertina. Sodalizio apparentemente improbabile che, a ben guardare però, di improbabile ha, in fondo, poco. Innanzitutto, la canzone è dedicata a Roma, città di Zero, nella quale il pavese Pezzali ha vissuto per dieci anni. Indagando meglio, poi, scopriamo che i due in comune hanno anche la passione per il punk e, ovviamente, per i fumetti. Ma soprattutto entrambi vengono e raccontano di realtà di periferia/provincia. Di una gioventù annoiata con un sacco di tempo a disposizione, tanti sogni nella testa e pochissimi mezzi per realizzarli. Così come la periferia di Rebibbia disegnata da Calcare, la provincia cantata da Pezzali è un luogo dal quale non puoi scappare se in tasca hai solo “un deca”. Hanno Ucciso l’Uomo Ragno ci racconta della caduta degli eroi e della perdita di punti di riferimento. Ma lo smarrimento adolescenziale ci fa sentire meno persi se ad affrontarlo con noi c’è la solita “compagnia”, quella delle scorribande con “la radio a 1000 watt”, che si perde sulla “Rotta per Casa di Dio” e finisce in autogrill “con in mano birra e Camogli”.

Max e gli altri

“Da queste foto io non lo direi
che di tutta ‘sta gente solo noi
siam rimasti uniti, senza fotterci mai
sull’amicizia e sulla lealtà
ci abbiam puntato pure l’anima” da La Dura Legge del Gol

Concluso il sodalizio con Repetto nel ’94 e salutato il marchio 883 nel 2002 per essere semplicemente Max Pezzali, il cantante ha collaborato negli anni con un gran numero di artisti, da Jovanotti a Fiorello, Britti, Giorgia, Bennato, una lunga schiera di rapper, Renga e Nek coi quali nel 2018 è partito in tour. Nel 2012, in coppia con un altro autentico mito dell’ultimo decennio del secolo scorso, J-Ax, ha pIl suo ultimo album, uscito il 30 ottobre, è Qualcosa di Nuovo. Ospiti: di nuovo J-Ax e Tormento, ex Sottotono, manco a dirlo… duo simbolo degli anni ‘90. Per circa tre decenni Pezzali ha continuato a raccontare nel suo stile semplice e diretto piccoli e grandi eventi quotidiani, di quelli che succedono a noi comuni mortali che, per questo, lo consideriamo uno di noi, uno che della nostra compagnia ai tempi dell’adolescenza ha fatto parte.ubblicato Sempre Noi, un brano spudoratamente nostalgico dei tempi a 56k, fra Gameboy e rullini Kodak, dedicato a tutti noi che “non abbiamo lasciato morire i sogni, solo il Tamagotchi”. Nell’ album,  è Qualcosa di Nuovo, ospiti: di nuovo J-Ax e Tormento, ex Sottotono, manco a dirlo… duo simbolo degli anni ‘90. Per circa tre decenni Pezzali ha continuato a raccontare nel suo stile semplice e diretto piccoli e grandi eventi quotidiani, di quelli che succedono a noi comuni mortali che, per questo, lo consideriamo uno di noi, uno che della nostra compagnia ai tempi dell’adolescenza ha fatto parte.

Max Pezzali è in squadra con noi

E, anche se ha ormai passato i 50 e gli anni duemila l’hanno visto sposare le emozioni del pubblico un po’ meno rispetto al passato, non riuscendo ad incrociare a pieno il cambio generazionale, all’annuncio di una data evento a Milano per San Siro Canta Max prevista per il luglio 2020 (poi slittata per la pandemia), i biglietti sono andati sold out nel giro di pochi giorni, costringendo gli organizzatori a prevedere una seconda serata. Perché Max è l’amico che ci ricorda chi eravamo, che ha condiviso con noi i sogni e le insicurezze dell’affacciarsi al mondo degli adulti, di quando “ci divertivamo anche con delle cose senza senso, questo piccolo quartiere ci sembrava quasi immenso”. Che, a distanza di anni, ricorda con amarezza quell’amico che abbiamo poi perso di vista e che ha imboccato la strada sbagliata che si è interrotta bruscamente “su quella panchina”, al quale però giura “se tornerai magari poi noi riconquisteremo tutto”. Perché quel legame d’amicizia era tutto ciò che avevamo e che ci faceva andare nel mondo come una squadra, e andava bene anche se poi alla fine si perdeva.

“È la dura legge del gol
gli altri segneranno però
che spettacolo quando giochiamo noi
non molliamo mai
loro stanno chiusi ma
cosa importa chi vincerà
perché in fondo lo squadrone siamo noi
lo squadrone siamo noi” da La Dura Legge del Gol

Napoli, 4 giugno 2024