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I N D E L E B I L I !

Gli Azzurri schiantano la Juve nel finale e, sono virtualmente Campioni d’Italia !!!
di Carlo Gimmelli

Neanche lo sceneggiatore del thriller sportivo più fantasioso avrebbe potuto immaginare la partita (im)perfetta contro l’avversario più odiato (sportivamente e, ahimè non solo) da sempre.

Gli azzurri espugnano l’Allianz Arena sotto il diluvio al 93° con il gol-scudetto del piccolo Raspadori, entrato da pochi minuti, su pennellata di Elmas; un finale a prova di peacemaker, gli azzurri all’inferno e ritorno in dieci minuti, dal gol dello 0 a 1 di Di Maria, annullato dopo un’ interminabile verifica V.A.R. , azione viziata da un netto fallo del mai rimpianto ex Milik sull’arrembante Lobotka alla legnata di sinistro di Jack che certifica il tricolore dei record.

Una partita nevrotica ed elettrica, Spalletti temeva il contraccolpo psicologico e le dietrologie del dopo Champions, ma in campo gli azzurri, dopo un primo tempo timido e senza tiri in porta hanno fatto capire che sono lì in vetta con un perché: dominio assoluto della sfera e la Juve è stata costretta negli ultimi trenta metri a tentare sterili contropiede, Lobotka e un mostruoso Anguissa si impadronivano del centrocampo e cominciavano a rifornire Kvara e Osimhen nel traffico di difensori bianconeri, decisivo l’ingresso di Elmas che dalla fascia metteva palloni invitanti per le punte, prima Osimhen colpiva il palo tra tre avversari, poi si issava in cielo su corner per schiacciare sul portiere, occasioni anche per Kvara che a 5’ dal termine lasciava il posto al micidiale Raspadori che faceva impazzire la difesa avversaria e all’ultimo respiro ammutoliva lo Stadium con il gol tricolore.

Ovviamente lo scudetto era da mesi cucito a doppio filo sulla maglia degli azzurri ma quella contro i bianconeri è da sempre la madre di tutte le partite anche in tempi sabaudi da basso impero come questi.

Dopo la (ingiusta) eliminazione dalla Champions contro il diavolo rossonero e due arbitraggi un pò troppo nord centrici (quello a San Siro quasi scandaloso) e un doppio confronto sovraccarico di rimpianti, gli azzurri affrontavano un turno complicato sulla carta: la supersfida di Torino mentre la Lazio di Sarri era impegnata in casa contro un Torino senza obiettivi.

La Juve veniva da due sconfitte consecutive ma i giudici del consiglio di garanzia del CONI erano stai più efficaci dei bomber bianconeri restituendogli (momentaneamente!) i 15 punti di penalizzazione e terremotando la corsa alla Champions riposizionando i sabaudi al terzo posto.

Aprile, storicamente, è il mensis horribilis di Spalletti che l’anno scorso, di questi tempi, vide sfumare il tricolore nella corsa contro Milan e Inter e anche quest’anno gli azzurri hanno tirato le briglie, rallentando in classifica con qualche pareggio di troppo e la batosta in campionato e Champions contro i rossoneri.

Ovviamente è bastato questo e qualche scelta “tafazziana” del presidente De Laurentiis a far fischiare il vento del nord su una città incapace di vincere anche avendo già vinto, anarchica e divisa su tutto.

Per alcuni giorni si è temuto che il giocattolo potesse rompersi e avvelenare una festa attesa da 33 anni, sono stai i giorni del tutti contro tutti, i soliti Ultras contro la società che gli impediva di “tifare” (e comandare!) in curva con tamburi e mortaretti, un Presidente, padre-padrone che, nonostante i successi, non riesce a scrollarsi di dosso la sua “romanità” e la distanza culturale dalla città.

Il punto più basso quando la Prefettura con una disposizione forse teatrale, ha messo sotto scorta De Laurentiis per presunte minacce da parte di delinquenti travestiti da tifosi, insomma un brutto sipario che questa città e i ragazzi di Spalletti non meritavano.

C’è voluta la sagacia e l’esperienza di Mister Luciano Spallettone che, fiutando il pericolo, ha minacciato di abbandonare la panchina se non fosse finito l’indegno teatrino, a far scoppiare la pace social (armata?) tra tifosi (?) e società.

Resta l’impresa di una squadra che potrebbe diventare campione d’Italia con SEI giornate d’anticipo, roba mai vista, un calcio totale, una litania di record macinati, una macchina quasi perfetta che, forse, poteva puntare anche al Triplete ma (per ora) va bene così.

Si discute e si discuterà su quanti palchi, piazze e feste organizzare, piani di sicurezza e accoglienza, tutto giusto, in previsione di una ondata di turisti e tifosi proveniente da ogni parte del globo terracqueo ma non si perda mai il sapore popolare di una Festa attesa trentatré anni e, per una volta, si evitino le traballanti fenomenologie di pseudo intellettuali su una città obliqua e identitaria che riesce a gioire per una partita di calcio che da sempre è molto di più di un pallone che rotola in rete.

Sabato contro i cugini salernitani la possibile certificazione scudetto, se gli azzurri vincono e la Lazio non vince contro l’Inter, a Milano gli azzurri campioni d’Italia.

Che la festa cominci!

Napoli, 23 aprile 2023