Woody Allen e il determinismo beffardo di Blue Jasmine
Woody Allen e il determinismo beffardo di Blue Jasmine
Una commedia amara che mostra la crisi morale della classe borghese
di Valeria Paglionico
Woody Allen, a quasi 80 anni, dopo successi altalenanti, ritorna con un nuovo film: Blue Jasmine. Il regista newyorkese racconta la tragica storia della crisi finanziaria e mentale della reginetta della mondanità Jeannet/Jasmine, mettendo in risalto la povertà e la bassezza proprio dei vertici di quella società borghese di cui faceva parte la donna e il cui emblema è rappresentato da Hal, il suo marito truffatore, suicidatosi in carcere. Jasmine è una donna smarrita e sola, aggrappata al suo status sociale, perseguitata dal suo passato (come mostrano i numerosi flashback), che si mostra incapace di adattarsi e di accettare il presente: non riesce a rinunciare alla prima classe aerea, nonostante sia in bancarotta; l’idea di un lavoro umile la porta all’esaurimento e fino all’ultimo mente all’uomo che la ama, mente alla sorellastra “plebea” Ginger, semplicemente per autoconvincersi del fatto che la felicità derivi dal denaro, dal successo mondano e da uno status sociale elevato. Una commedia amara che mette a nudo la verità su noi stessi: Woody Allen ci permette di analizzare illusioni e sentimenti che governano il mondo, mostrandoci in maniera quasi brutale il tradimento, l’ipocrisia, la truffa, la speculazione (che sono poi la regola tra i borghesi di Park Avenue). Ma il regista non condanna la protagonista Jasmine, anzi, lo spettatore prova empatia di fronte al suo dramma umano, che è simbolo della crisi morale della classe borghese, che dietro formalismi, buone maniere e rapporti idilliaci nasconde comportamenti discutibili e privi di valori. Jasmine sarà forse incapace di amare, ma è un complesso ritratto femminile di eleganza e raffinatezza, disegnato con maturità e sensibilità da Woody Allen, che non abbandona i tratti caratteristici del suo brillante stile, la sua comicità pungente, la profonda ironia, le note jazz e il determinismo beffardo delle sue storie.
Napoli, 26 febbraio 2014