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Un’infanzia trascorsa tra abbandono e sfruttamento
di Raffaele Russo

Ancora oggi in una società, che può essere considerata moderna, numerosi bambini sono sfruttati e costretti a fare cose davvero impensabili per la loro età. Ciò che più fa inorridire è proprio il vivere in una società moderna in cui problematiche del genere non dovrebbero affatto esistere, ma, purtroppo non è così. Sebbene ci siano stati dei miglioramenti rispetto agli anni passati, quella dello sfruttamento minorile è una problematica che persiste tuttora. Ed è per tale motivo che si sono messe all’opera numerose organizzazioni con il compito di porre fine o, quantomeno, limitare questa problematica e con il compito principale di tutelare i minori soggetti a sfruttamento e abbandono.

Secondo numerose ricerche, condotte al riguardo, i minori sfruttati nel mondo sono circa 168 milioni. Una cifra pazzesca! Ma ancora più agghiacciante è sapere che di questi, i due terzi sono bambini dai cinque ai diciassette anni.

Ma ciò che è allarmante, non sono solo i dati, bensì anche ciò che sono obbligati a fare.

Tali bambini, infatti, spesso sono sottratti alle famiglie , in altri casi sono venduti da queste stesse in cambio di somme irrisorie.
Negli anni dell’Ottocento fino al dopoguerra, ciò accadeva anche in Italia, dove ragazzini dagli otto ai quindici anni, i così detti ”carusi”, venivano sottratti in cambio di una misera somma che oscillava dalle 100 alle 150 Lire in farina o frumento, dai loro genitori e sfruttati come veri e propri schiavi nelle miniere di zolfo. Tali giovani sarebbero potuti ritornare dai loro genitori solo nel momento in cui questi avrebbero saldato il loro debito. Ma date le scarse condizioni di vita di allora spesso tali ragazzi finivano con l’essere abbandonati.

Oggi giorno in Italia tale fenomeno non è presente più come un tempo, ma, da diverse ricerche condotte da organizzazioni di volontariato è emerso che questa problematica, attualmente, colpisce principalmente i Paesi più sottosviluppati, ad esempio i Paesi dell’Africa come l’Etiopia e la Nigeria ma anche i Paesi sudamericani come la Bolivia, dove i minori vengono non solo sfruttati come picconieri in miniere di zolfo per raccogliere lo zolfo e vari minerali, ma anche come infermieri, spie e soldati.

Secondo l’organizzazione Unicef sono oltre 250 mila i ragazzini coinvolti nelle guerre che avvengono nel mondo. Si parla dell’altrettanto allarmante fenomeno dei bambino-soldato. Questi bambini, di appena sette anni, sono arruolati come veri e propri soldati negli eserciti e ad essi viene insegnato l’utilizzo di armi da utilizzare nel momento in cui vengono inviati in guerra. Purtroppo, di solito, tali bambini vengono utilizzati come scudi umani in quanto sono costretti a marciare in prima schiera e, dunque, sono facilmente colpibili da armi nemiche venendo feriti nel migliore dei casi.

Dunque non solo gli viene privata la libertà di vivere un’ infanzia nella spensieratezza ma vengono privati anche della loro stessa vita.

Da studi condotti dall’Amnesty Internetional, un’organizzazione non governativa interzazionale che difende i diritti umani, è emerso che lo sfruttamento minorile ha serie conseguenze non solo sulle condizioni fisiche e salutari dei bambini ma ha anche effetti psicologici su di essi, che possono segnare la loro vita. In primo luogo, infatti, a livello sociale tali bambini non riescono ad instaurare corrette relazioni con gli altri. Inoltre, da un’indagine condotta negli USA nel 1900, è emerso che i bambini costretti a lavorare nei campi erano generalmente esposti a prodotti nocivi, tra cui diserbanti e pesticidi. In particolare coloro che sono sottoposti ad abusi sessuali, oltre al rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibli quali l’AIDS, sono distrutti psicologicamente e raramente riescono a superare questo violento trauma.

Costretti a vivere tra paura, terrore, urla, ordini, miseria. Abbandonati dalle proprie famiglie ed acquistati come veri e propri schiavi. Sfruttati in miniere, cave oppure arruolati negli eserciti ed usati come scudi umani o ancora, più ignominioso, usati per soddisfare i propri bisogni sessuali. Si tratta dei tanti minori a cui, sin dalla tenera età, viene negata la propria infanzia.

Sempre di più, si sta prendendo coscienza di quanto sia grave questa problematica e si sta cercando di risolvere ciò con appropriati mezzi.

Bisognerebbe ricordarsi che i bambini vanno sempre tutelati e nonostante l’età è possibile apprendere tanto da loro.

“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite” Iqbal Masih (Muridke, 1983 – Muridke, 16 aprile 1995) bambino operaio, sindacalista ed attivista pakistano, simbolo della lotta contro il lavoro infantile.

Napoli, 19 febbraio 2018