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Una storia lunga … un metro, fatta di esperienza numeri e misure

di Pasquale Falco

 

Il fatto di poter misurare tutte le dimensioni
e le distanze dell’Universo, da quelle dei corpi celesti
a quelle dei corpi che costituiscono il mondo atomico,
riportando una volta dopo l’altra una data lunghezza terrestre,
non
è per niente una pura conseguenza logica dei nostri teoremi
sulle congruenze o della configurazione geometrica,
ma
è piuttosto un dato dell’esperienza.
David Hilbert

 

sartoIl sarto prende le misure, il giudice sportivo misura la distanza, il contachilometri dell’auto calcola il percorso.

Queste, sono alcune delle azioni che quotidianamente compiamo con naturalezza e semplicità.

Cosa c’è dietro?

L’esigenza della misura, cioè la quantificazione del mondo in cui viviamo, nasce con la civiltà stessa.

Immaginiamo il nostro antenato preistorico, nel momento in cui descrive ai compagni quanto è grande il mammut che ha avvistato, a che distanza dall’accampamento è, a quanti giorni di cammino si trova, dal campo.

Tutti noi concordiamo sul fatto che da quando esiste, l’uomo ha sempre in qualche modo misurato il tempo (concetto immateriale), la lunghezza e il peso (grandezze materiali, legate aihomo sensi).

Queste, però, sono le grandezze basilari dell’homo primitivus … e anche quelle dell’uomo moderno, fino quando nascono le scienze elettriche e ottiche nel XIX secolo.

In quest’analisi, ci soffermeremo su come l’umanità ha concretizzato le esigenze di contare e di misurare con rigore una certa grandezza, e quanto lungo e faticoso sia stato il percorso per giungere ad ottenerle.

Le innovazioni e le scoperte, siano esse concettuali, scientifiche, tecnologiche, sono legate agli uomini meritori che per primi le hanno proposte ed introdotte.

Queste, saranno patrimonio anche delle generazioni che seguiranno e che le applicheranno, a proprio beneficio.

Innovazioni e scoperte, però, appartengono in una qualche misura anche alle generazioni vissute prima della loro introduzione ed applicazione.

Infatti, esse sono basate sul patrimonio di conoscenze che faticosamente è stato costruito in precedenza e che rappresenta il punto di partenza per i successivi ed ulteriori sviluppi.

Le vicissitudini per arrivare alla definizione dell’unità di misura del metro ne costituiscono un piccolo, ma significativo esempio.

calcioNel lungo e incessante percorso evolutivo del genere umano, l’homo abilis e ancora dopo l’homo abilis abilis, quando ha cominciato a sviluppare un linguaggio, ha avuto anche la necessità, di conoscere quantità, distanza, lunghezza e grandezza.

Cominciò a fare la cosa più semplice e naturale per avere contezza delle quantità:

confrontarle in base agli elementi del proprio corpo, un dito, un palmo, un braccio, un piede, un passo;

valutare le distanze in base ai passi che si potevano fare in un certo lasso di tempo, per esempio dal sorgere al calare del sole o dal suo sorgere al punto più alto raggiunto nel cielo.

Col tempo e con l’esperienza si impadronì di concetti, quali: uno, più di uno e tanti e, quindi della capacità di contare seppur di pochissime unità.

Questo, però, unitamente alla capacità di confrontare le diverse quantità, fu sufficiente per segnare una vera e propria accelerazione del percorso evolutivo e consentire l’inizio degli scambi.

La conquista di queste capacità ci consente, al giorno d’oggi, di continuare a progredire e, più in piccolo, di fare tutte quelle operazioni di misura indispensabili per la vita moderna.

Socrate ha scritto: “la facoltà di pensare, di misurare e di contare permette allo spirito umano di liberarsi dalle apparenze sensoriali”, permettendo all’umanità di passare dallasocrate soggettività alla oggettività, cosicchè è stato possibile misurare in modo inequivocabile una quantità o una distanza.

Di pari passo con gli sviluppi della numerazione molte civiltà antiche, come quelle indiana e cinese ad Oriente e quelle dei Maya ad Occidente, svilupparono in modo autonomo le une dalle altre sistemi di numerazione; anche i romani elaborarono un sistema nel quale alle cifre facevano corrispondere delle lettere. Alla fine si diffuse in Occidente il sistema numerico, che utilizziamo oggi universalmente, grazie agli arabi, che ebbero modo di diffonderlo dopo averlo appreso dagli indiani.

Napoli, 23 ottobre 2020