UNA POLTRONA PER DUE!! Chi resterà in piedi?
UNA POLTRONA PER DUE!!
Chi resterà in piedi?
di Carlo Gimmelli
Forse neanche il visionario Grillo, ideatore e papà del (ex?) Movimento che in dieci anni ha portato l’uomo Qualunque nei Palazzi che contano, poteva immaginare di rivivere la trama del cult movie degli anni ottanta di john Landis e Eddie Murphy in salsa casereccia.
Peppeniello Appulo Conte (copyright Roberto D’Agostino) contro Giggino Di Maio: il professore di Volturara Appula contro il “bibitaro” di Pomigliano d’Arco.
Amici, nemici, avversari, lo sconosciuto professore universitario di diritto privato, catapultato nel Gotha della politica come “avvocato del popolo” durante la rivoluzione giallo grillina affronta il giovane web master campano dal curriculum incerto, studente universitario claudicante, prima ingegneria, poi giurisprudenza mai terminate, steward allo stadio Maradona in tribuna autorità per pochi mesi (collega di chi scrive), cameriere, giornalista pubblicista, che è passato in meno di un quinquennio dalla cameretta della casa paterna in quel di Pomigliano d’Arco a dare del tu ai potenti della terra.
La disastrosa gestione delle elezioni presidenziali ha dato la stura alla resa dei conti tra i due, tenuta sottotraccia dall’inizio della alleanza giallo rossa del 2019 con l’ex partito di Bibbiano, quando l’ambizioso Giggino pretese il ministero degli Esteri ricordando al tentennante Conte chi lo avesse issato a Palazzo Chigi per due volte.
La (ri)elezione pasticciata di Mattarella ha sancito la vittoria di Di Maio (che nel 2018 aveva chiesto l’impeachment per il Presidente) che, giocando di sponda con alleati occasionali, ha rimandato al mittente tutte le proposte quirinalizie di Conte, garantendo (forse) ai suoi un altro anno di poltrona.
Reddito di cittadinanza a parte il Movimento ha rinnegato sé stesso su quasi tutte le posizioni originarie che avevano causato la valanga di voti, a partire dai nemici diventati amici e l’ecumenismo dell’ex rottamatore di Pomigliano, ex capo politico dei grillini, passato dalle barricate ai salotti di potere della politica ha contribuito alla diaspora di eletti ed elettori.
Per fermare la valanga Papà Grillo ha tentato di riportare il Movimento alla “lotta” delle origini (ri)pescando Il professore foggiano amato dalla base; ma Conte stavolta non ci sta a fare l’uomo di paglia e ha preteso mano libera sui temi cardine dei pentastellati.
La Base, che dovrebbe essere ancora la linfa del Movimento, è con Conte ma l’ex premier non controlla i gruppi parlamentari che fanno riferimento a Di Maio, con cui molti sono approdati in Parlamento e ritengono Conte un intruso senza carisma.
Invero lo scaltro Ministro degli Esteri, pur avendo da tempo abbandonato i totem ideologici degli esordi, ha messo a frutto l’esperienza quinquennale di vicepresidente della Camera e, camaleontico, riesce a giocare su più tavoli, ha piazzato i suoi uomini di fiducia in strategici posti di potere (da Finmeccanica a Leonardo, ai ministeri che contano) ed ha stretto una importante alleanza con Virginia Raggi, trombata alle amministrative capitoline e pupilla di Grillo, che di certo non ama Conte dopo averlo accusato di non averla adeguatamente sostenuta nella corsa per il Campidoglio.
Insomma sulle macerie del Movimento i due contendenti mostrano i muscoli e, probabilmente, solo uno resterà in piedi; Di Maio si è polemicamente dimesso dal triumvirato di Garanzia composto anche da Raggi e Fico che potrebbe sfiduciare Conte, ma l’ipotesi appare remota visto il largo consenso del professore.
Grillo per evitare una mortifera scissione interna è sceso in campo per invitare i due al dialogo e, in settimana, ha incontrato i vertici del movimento (prima Di Maio, poi Raggi, per ultimo Conte: un caso?), lo stesso Conte, con il solito tono felpato, ha ridimensionato la frattura ma Grillo è combattuto tra la popolarità del professore tra gli iscritti e l’ipotesi di affidare la leadership alla pasionaria Virginia con la benedizione di Di Maio.
Ma il vero nodo della querelle resta il terzo mandato, tra pochi mesi occorrerà procedere a stilare le liste dei candidati alle politiche 2023 (con buona pace delle Parlamentarie on line) e Conte avrà un peso determinante, con la nuova legge il numero dei deputati sarà dimezzato.
Inoltre il il regolamento pentastellato vieta ad un parlamentare più di due candidature e quasi tutto il vertice sarebbe al capolinea (a partire da Di Maio, Fico e Taverna), Conte vuole la rifondazione con volti nuovi, Grillo abbaia alla luna predicando la politica “come vocazione e non professione”, gli “escludendi” non hanno intenzione di mollare la poltrona: scissione in arrivo?
Intanto si allertano gli schieramenti a supporto dei due leader: Di Maio, in doppiopetto democristiano, ha coltivato alleanze preziose negli anni alla Farnesina anche tra gli avversari politici (Giorgetti, Brunetta), che apprezzano la “normalizzazione” di una parte del Movimento, che è diventato “casta”; Conte gode del consenso dei puristi della prima ora (Taverna, Sileri, Patuanelli) e potrebbe trovare un alleato nel fuoriuscito Di Battista che giorni fa ha sparato a pallettoni contro Giggino definito “uomo di potere, centrista che pensa alla sua carriera e a ricollocarsi” e ancora “riceve Confalonieri, dà pacche sulle spalle a Casini, tra poco limonerà con Rosato, è passato da bibitaro a sommellier”: fiele puro per l’ex amico.
Le turbolenze interne mettono a repentaglio anche l’alleanza con il PD che teme un ritorno giacobino e soprattutto Draghi che deve accelerare l’azione di governo per non far spazientire l’Europa (spread gia a 160) e non vuole avere come interlocutore un capo politico di fatto sfiduciato.
Correnti, trame, poltrone, trasformismo: ora il Movimento è un vero partito.
Chapeau!
Napoli, 14 febbraio 2022