Un Lido è per sempre !!
Un Lido è per sempre!!!
di Carlo Gimmelli
Spiagge d’oro: coste pubbliche e business privati. Continua lo scandalo delle concessioni demaniali regalate alla lobby delle spiagge mentre l’Europa ci dà l’ultimatum!
Mare monstrum! Ormai per la famiglia media italica, fiaccata da caro-vita, stagnazione e stipendi erosi da un’inflazione ruggente, ritagliarsi il prezioso metro quadrato di arenile sotto il solleone di un’altra estate rovente potrebbe rivelarsi un salasso insostenibile!
Gia, gia! Nel Belpaese baciato dagli dei con più di ottomila chilometri di costa, Grecia a parte, un unicum in Europa, il mare è diventato un diritto negato, roba da ricchi e, puntuale come il cannone del Gianicolo ogni anno viene riproposta la solita grottesca litania della politica politicante che finge di accapigliarsi tra la maggioranza che difende la potente lobby del balneari e l’opposizione d’ufficio che si rimette alla clemenza della Corte!
Una situazione ridicola nella sua drammaticità che si trascina da quasi un ventennio, narcotizzata da tutti i governi di turno e tirata fuori, come comanda Iddio, ai primi tepori primaverili da qualche organo d’informazione di buona volontà: anni di rinvii sine die, di palloni lanciati in tribuna per guadagnare la benevolenza dei lobbisti delle concessioni regalate, alcuni dei quali sono stati ricompensati con uno scranno parlamentare omaggio e si trovano nella classica posizione di dover votare in Aula sui propri affari economici.
E’ il plastico caso, tra gli altri, della ineffabile “pitonessa” Santanchè, ministro del Turismo del governo Meloni con delega alle spiagge e socia storica di Briatore nel Twiga uno chiccoso resort sulla esclusiva spiaggia di Forte dei Marmi, 5000 metri quadrati di confort tra palestra, ristorante e piscine dove una tenda araba per due persone, pranzo, bevande escluse e aperitivo, costa circa 1000 euro al giorno. Quattro milioni di fatturato nel 2021 e 17.000 euro di canone annuo versato al demanio.
Qualche mese dopo la nomina, la fantasiosa ministra ha giocato d’anticipo e per evitare le malignità dei giornali ha pensato bene di vendere il naturalmente al nobile fidanzato Dimitri Kunz D’asburgo Lorena, insomma una vendita in famiglia con buona pace di “Iosonogiorgia”.
Ad aggiungere benzina sul fuoco, la perla della ministra che auspica la privatizzazione delle poche e malmesse spiagge libere perché “sporche, pericolose e piene di drogati”. Chapeau!
L’ultimo atto della farsa riguarda il governo di “Iosonogiorgia” che ha infilato nel decreto “Milleproroghe “ 2023 l’ennesimo rinvio al 31 dicembre 2024 per mettere a gara pubblica le concessioni degli arenili secondo la ormai maggiorenne “direttiva Bolkestein”, beccandosi il cicchetto di Mattarella che ha invitato il Governo a correggere il tiro.
L’affaire spiagge che fatturano quanto una robusta manovra finanziaria rischia di far insabbiare (!) il governo in un ennesimo scontro con Bruxelles che potrebbe costare una dolorosa procedura di infrazione e neanche Papà Draghi, mentore in incognito di Giorgia, è riuscito a rimettere in riga gli ultrà anti Bolkestein nonostante l’ultima inappellabile sentenza del consiglio di stato che ha confermato al 31 dicembre 2023 la messa a gara degli arenili.
Concessioni centenarie che si tramandano per generazioni, alcune addirittura orali, che hanno di fatto privatizzato le coste, regalandole per due spiccioli a un piccolo esercito di 15.000 concessionari che fattura circa 32 miliardi di euro annui a fronte di una entrata per l’erario di poco più di cento milioni di euro (teorici, perché c’è anche uno zoccolo duro del 15% di morosi, dati MEF 2022); per fare un esempio
illuminante sullo scempio basti pensare che il comune di Milano incassa dagli affitti della Galleria in piazza Duomo, circa 60 milioni di euro l’anno (!).
Nel caos generale manca una mappatura aggiornata delle concessioni, di pertinenza dei comuni, un mare magnum di approssimazione, clientele e abusivismo che ha permesso ai “fortunati” eletti di sguazzare nella quasi impunità, un esempio su tutti lo scempio del lungomare di Ostia dove tra muri e cancelli è vietata persino la vista della battigia mentre dell’accesso al bagnasciuga, obbligatorio per legge, neanche a parlarne.
Ma la situazione non è diversa altrove, per esempio in Romagna dove la cementificazione selvaggia lungo i fiumi e sulla costa è stata tra le cause principali dell’alluvione di fine maggio.
Il top dell’accesso a peso d’oro, come sempre in Toscana, Liguria e Sardegna dove una prima fila tocca i 40 euro a persona e nel primo lungo ponte estivo numeri da tutto esaurito, complice il ritorno in grande stile del turismo straniero.
Anche in Campania la situazione è disastrosa: in Costiera è praticamente impossibile accedere al mare senza sottoporsi ad un mutuo ipotecario ed anche in città la meravigliosa costa di Posillipo è stata blindata dai concessionari con muri e filo spinato mentre i gorilla dei lidi impediscono il passaggio per accedere ai minuscoli fazzoletti di arenile ancora liberi.
In compenso è in arrivo la stangata post covid con aumenti fino al 20% giustificati confusamente con non meglio precisati rincari, erosione della spiaggia e futuribile fine della concessione (?), insomma per una famiglia media di 4 persone immergersi in uno dei bagni posillipini vista Vesuvio costerebbe non meno di 120 euro, cibi esclusi (va anche segnalato che qualche Lido vieta anche di introdurre cibi portati da casa con furtiva ispezione negli zaini dei clienti!).
Un abbonamento mensile ad agosto nelle prime ambite file di ombrelloni costa quanto un appartamento (in versilia fino a 4.000 mensili per due lettini) mentre il concessionario “paga” 2,6 euro l’anno al metro quadro nelle zone in classe A (alto coefficiente turistico) e 1,2 euro per la classe B (basso coefficiente), inutile aggiungere che in mancanza di mappatura si applica la tariffa B e quindi la Regione Campania (ma anche altre!) considera Posillipo un area a bassa valenza turistica e per accedere all’esclusivo resort Villa Imperiale e immergersi nelle acque cristalline di Marechiaro occorre sborsare 30 euro a persona, servizi extra esclusi, tra giardini lussureggianti e vista impagabile sul golfo: prezzo della concessione per 1000 mq di banco tufaceo? 1.450 euro l’anno. Ma ce ne è per tutti i gusti: lo storico lido Rocce verdi, spiaggia privata e palafitte sul mare, oltre al prelievo di 600 m.c. di acqua al giorno per le due piscine marine paga 3.800 euro l’anno, meno di un monolocale di periferia; il “Bagno Elena” nelle acque dello storico Palazzo Donn’Anna paga 12.000 euro annui per 11.000 mq di spiaggia esclusiva utilizzata anche per banchetti e cerimonie. Il tutto in una perla baciata da Dio, a “bassa valenza turistica”.
Lo scenario diventa grottesco in Sardegna dove le meravigliose spiagge della Costa Smeralda vengono regalate ai “prenditori di Stato” proprietari di esclusivi hotel a sei stelle: il comune di Arzachena dove insiste il celebrato “Bilionaire” (ancora Briatore) nel 2021 ha incassato in totale 19.000 euro di canoni demaniali mentre per accedere alla spiaggetta “privata” dell’hotel Ramazzino bastano poco più di 400 euro al giorno per un ombrellone e due lettini!
Tempi duri, dunque, per la povera lobby dei balneari che lamentano la perdita degli investimenti e della valorizzazione dei Lidi (spesso con costruzioni abusive di migliaia di metri cubi di cemento) in quella che potrebbe essere l’ultima estate protetta e sono scesi in piazza per chiedere l’ennesima proroga o una corposa buonuscita.
Intanto il Governo continua a stare sul filo tentando di non irritare i suoi sponsor politici mentre è in arrivo un altro alert della Corte Europea con il rischio di bloccare i ratei del PNRR.
Ma gli amici balneari per il momento possono continuare a lucrare sul bene pubblico: finché c’è Giorgia c’è speranza!
Napoli, 7 giugno 2023