“Tu, chi sei?” La risposta consiste nel ripulire da maschere la nostra identità. Per dare testimonianza alla luce.
“Tu, chi sei?” La risposta consiste nel ripulire da maschere la nostra identità. Per dare testimonianza alla luce.
di frate Valentino Parente
Tu sei “uomo mandato da Dio”,
piccolo profeta inviato nella sua casa,
in grado di immagazzinare dentro di sé la luce,
per poi distinguere la realtà “in altra luce”.
III^ domenica di Avvento Anno B – Gaudete
12 dicembre 2020
Prima lettura Is 61,1-2.10-11
Salmo Lc 1,46-54
Seconda lettura 1Ts 5,16-24
Vangelo Gv 1,6-8.19-28
Nella terza domenica di Avvento non leggiamo un testo di Marco, ma di Giovanni.
Questo perché il vangelo di Marco è piuttosto breve, il più breve di tutti e quattro e quindi non ci sono brani sufficienti per tutto l’anno, anche se l’attuale anno B è dedicato alla lettura di Marco.
Molte volte troviamo brani tratti da altri vangeli, come in questo caso che ci è proposto un testo dell’evangelista Giovanni, il quale racconta sostanzialmente le stesse cose che abbiamo già letto domenica scorsa, da Marco.
Giovanni Battista predica ai guadi del fiume Giordano.
È un tipo strano, inquietante, selvatico, che pur predicando nel deserto, richiama attorno a sé folle di ascoltatori curiosi.
La sua parola suscita meraviglia, interesse, pure perché parla dell’avvento imminente di un Personaggio misterioso, del quale non si reputa neppure degno di slegargli i legacci dei sandali.
Tutto questo movimento, nonostante si svolga lontano dalla capitale, tuttavia non lascia indifferenti le autorità religiose di Gerusalemme, che, alquanto preoccupati, mandano una delegazione ufficiale, una specie di tribunale ambulante, per indagare la vera identità di quello strano predicatore.
La delegazione, composta da persone autorevoli, come sacerdoti e leviti, mette in atto un vero processo.
Non appena lo vedono, gli inviati gli chiedono in modo diretto e autoritario: “Tu, chi sei?”.
Giovanni Battista ha di bello che quando viene interrogato sulla sua identità o vocazione, ha le idee chiare.
Sa chi non è e non sarà mai.
Sa che non è il Cristo.
È importante sapere e accettare ciò che non si è.
Solo così è possibile fare dei progetti realizzabili, rimanendo sereni e contenti.
Dunque Giovanni mette subito in chiaro di non essere il Cristo, cioè il Messia atteso da Israele.
La sua risposta svela i loro desideri e le loro intenzioni.
Essi temono che Giovanni possa vantare pretese messianiche, ma egli subito confessa: “Io non sono il Cristo”.
A questa prima risposta negativa seguono altre domande degli inviati: “Chi sei allora, sei Elia?… Sei tu il profeta?”.
Il Battista risponde con prontezza e decisione anche a queste domande. Egli non è né Elia né il Profeta; questi erano personaggi dell’Antico Testamento, attesi per il tempo messianico.
Il disorientamento dei suoi interlocutori è grande.
Su insistenza degli inviati, che ancora una volta cercano una spiegazione sulla sua identità, Giovanni si presenta con le parole di Isaia: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore”.
Il deserto nella tradizione ebraica, oltre ad essere luogo di prova, di tentazioni e di rinunce, è anche il luogo in cui Dio si manifesta, il luogo in cui Dio parla al cuore dell’uomo.
Non a caso la parola ebraica midbar, che traduciamo con deserto, letteralmente significa “il posto della parola”, il luogo nel quale la parola di Dio è stata comunicata ad Israele.
Giovanni, riprendendo quel testo di Isaia che abbiamo letto domenica scorsa, dice di sé di essere semplicemente una voce. Per l’evangelista Giovanni questo è un particolare importante.
Gesù è la Parola, il Verbo, il Logos di Dio, mentre Giovanni è solo la voce, la voce che annuncia la presenza della Parola.
Molto bella la distinzione tra voce e parola.
La voce è lo strumento perché possiamo ascoltare la parola.
Una volta ascoltata la parola, la voce smette di esistere: io non sento più la voce (che mi ha fatto conoscere la parola) ma la parola mi rimane nella mente e nel cuore.
Giovanni lo aveva capito molto bene, infatti, poco più avanti, riferendosi a Cristo, dirà: “Lui deve crescere, io, invece, diminuire”.
Perché la voce, una volta giunta la Parola, non ha più motivo di esistere.
Egli, infatti, non richiama l’attenzione su di sé, ma su colui che sta per venire.
Importante non è la voce, ma la Parola.
Quante voci gridano, oggi, sulle nostre piazze, nelle nostre strade, dalle colonne dei giornali, dai microfoni più assortiti e più assordanti.
Voci che entrano nelle nostre case, come fiumi in piena e che ci impongono di acquistare questo o quel prodotto, di seguire questo o quel personaggio, di adottare questo o quel partito…
Ma la voce che ci giunge da Giovanni è l’unica vera, autentica, perché foriera di Verità, perché non annuncia sé stessa ma annuncia la Parola, il Verbo eterno del Padre.
Una voce che è sempre attuale: “Preparate la via del Signore”.
I giudei però, non soddisfatti delle sue risposte, gli domandano ancora: “Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il Profeta?”.
E Giovanni: “Io battezzo nell’acqua”.
E l’evangelista Marco, aggiunge: “Egli - Cristo - vi battezzerà in Spirito Santo”.
Giovanni pratica questo rito di purificazione, attraverso l’immersione nell’acqua, conosciuto anche presso altre religioni, affinché ogni uomo si disponga ad accogliere la rivelazione del Salvatore d’Israele. È anticipo di quello che sarà il battesimo donato da Cristo, nello Spirito Santo.
Ma la definitiva conferma che egli non è il Messia, Giovanni la dà ai suoi interlocutori dicendo che il Cristo è già presente in mezzo al popolo: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”.
È già qui, opera già, e voi non ve ne siete ancora accorti.
Quanto sono vere queste parole! Ancora oggi.
Dopo duemila anni. In mezzo a noi sta Uno che noi ancora non conosciamo… O forse solo per sentito dire.
Parafrasando le parole che Gesù dice alla Samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio…”, potremmo dire: se noi veramente conoscessimo il Signore, se veramente fossimo convinti dal profondo del cuore che il Signore è qui, in mezzo a noi e ci ama… come cambierebbe la nostra vita!
Quanta gioia sprizzerebbe dalla nostra vita… Non saremmo in grado di contenerla, al contrario, vorremmo comunicarla, parteciparla anche agli altri…
Forse è proprio questa la parola che oggi la Chiesa vuole sottolineare per noi: Il Signore è già in mezzo a noi, la salvezza è già in mezzo a noi, a portata di mano.
Noi la andiamo a cercare altrove, non siamo più capaci – in mezzo a tante luccicanti proposte natalizie – di riconoscere il Salvatore vero, l’unico inviato di Dio.
Nola, 11 dicembre 2020